========= AIFAnewsletter n.152 anno VI del 30/01/2008 =====================
Notiziario sul Deficit d’Attenzione con Iperattività, disturbi e problematiche ad esso correlati, diffuso dall’Associazione Italiana Famiglie ADHD Onlus.

1.   30/01/08 CORSO SULL’ADHD DELL’UFFICIO SCOLASTICO REGIONALE UMBRO
2.   E MI HA FATTO TANTA TANTA PENA
3.   CARO DIRETTORE
4.   CONVEGNO DEI LIONS A SCIACCA

RASSEGNA STAMPA
5.   UNA RICERCA AMERICANA E SVEDESE
6.   Autismo, le famiglie chiedono il registro   (:-)
7.   Bambini iperattivi, vogliamo soluzioni  (:-)
8.   Insidie alimentari di G.LOMAZZI      (:-(
9. COMMENTO DR. S. CORTESE

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1. 30/01/08 CORSO SULL’ADHD DELL’UFFICIO SCOLASTICO REGIONALE UMBRO
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Lo scorso anno il corso per aggiornamento agli insegnanti sull’ADHD in Umbria di 30 ore + 6 opzionali, organizzato e finanziato dall’Ufficio scolastico regionale e tenuto presso l’Istituto Tecnico Commerciale “Scalpellini” di Foligno, aveva toccato il ternano, l’orvietano, il perugino, la zona del Trasimeno e quella di Città di Castello insieme all’eugubino. In tutti e gli appuntamenti, alcuni dei quali sdoppiati grazie al numero elevato di partecipanti, il referente regionale dell’AIFA onlus Paolo De Luca, aveva tenuto un intervento di 2 ore ed aveva partecipato alla tavola rotonda che, come da programma, concludeva il corso.
Rimanevano ancora scoperte le zone dello spoletino, del folignate e di Norcia e zone limitrofe.
Come da impegno assunto dalla dr.ssa Boarelli dell’Ufficio Scolastico Regionale, quest’anno si è provveduto a colmare questa lacuna, organizzando per questi territori il suddetto corso a Foligno.
Il 23 gennaio 2008 si è tenuto il primo incontro in cui l’AIFA ha avuto la possibilità, come in precedenza, di informare e dialogare con i docenti della zona. Anche qui, grazie all’alto numero dei partecipanti, saremo ancora presenti a riproporre le nostre conoscenze ed il nostro punto di vista mercoledì prossimo 30 gennaio. Colmando questa lacuna, tutte le zone dell’Umbria sono state raggiunte dal corso di aggiornamento, al quale, in totale hanno partecipato intorno ai 500-600 docenti.
La cosa che ci preme sottolineare in positivo è che, in questa zona più che in ogni altra, la partecipazione di docenti ordinari rispetto a quelli di sostegno è stata di gran lunga più alta (su circa 50 partecipanti, solo 4 erano insegnanti di sostegno), possiamo dire che finalmente sta passando il messaggio che è soprattutto nella didattica “ordinaria” che è necessario approfondire le conoscenze sulla gestione della classe in presenza di ragazzi affetti dal disturbo dell’ADHD.

                                                                                                                                                                                                                     

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2. E MI HA FATTO TANTA TANTA PENA
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Dopo una domenica terribile, asfissiante con il suo fiato attaccato al collo, l’ho fatto uscire, l’ho portato dai cani. Qualsiasi cosa, sbaglio. Mi urla e poi mi chiede scusa. Sono rimproverata ogni momento, sempre lui a ricordarmi cosa non ho fatto e cosa ho invece detto. Da impazzire. Da scoppiare e mettersi ad urlare. Mi sono trattenuta per rispetto ed attenzione per il piccolo che non ha colpa.
Ho una grande rabbia dentro e non riesco ad esprimerla.
Prima di andare a dormire, come se non fosse successo nulla, come se si fosse tutto azzerato, sulla sua guancia pulita, impubere, appena incrementa della nuova crema Vichy per pelli sensibili -che gli ho comprato in farmacia-, ha voluto, mio figlio, che gli dessi il bacio della buona notte. E poi ancora sull’altra guancia stringendomi forte. Di ritorno il mio bacio si è posato sulla sua guancia, lieve come una colomba bianca che sfrega le sue ali con un leggero fruscio. Poi tutto si è azzerato. Sono rimasta allora sola, e ho sentito la sua solitudine montarmi dentro e mi ha fatto, dopo tanta rabbia, tanta tanta pena.
Lettera firmata

                                                                                                                                                                                                                     

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3. CARO DIRETTORE,
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CONTRO L’ADHD (E CONTRO VANITY)
Vi segnalo che sul n. 2 di Vanity Fair (16 gennaio 2008), pag. 109, c’è un enorme articolo prò ADHD (Disturbo da deficit di attenzione e iperattività), con relativa promozione di cure «miracolose» con psicofarmaci! Merita senz’altro a nostro avviso una risposta d’indignazione e anche di «rimozione dei dati falsi». Quando la campagna «Perché non accada » o il CCDU pubblicano i loro comunicati, le lettere di protesta e gli attacchi diretti a noi si sprecano e vengono immancabilmente pubblicati. Quindi, come indicato nella Lettera di politica «Immagine pubblica» (fate come loro, ma fatelo meglio), possiamo fare arrivare una pioggia di proteste di liberi cittadini informati sul tema, indignati per questa pubblicità fatta per una malattia che scientificamente non esiste (l’articolo cita persino l’origine genetica dell’ADHD!). La giusta comunicazione con i media è importante per avere credibilità e possibilità di pubblicazione, a tal fine inviamo questa breve sintesi (allegato) sulla «validità» della diagnosi ADHD e sulle statistiche devastanti in Italia e nel mondo. Da questa potete trarre molti spunti corretti per scrivere alla redazione, email: lettere@vanityfair.it. Potete citare la presenza di campagne informative come «Perché non accada», che confutano l’esistenza di tale malattia, e quelle di farmaco-vigilanza e denuncia, come quelle del CCDU e di «Giù le mani dai bambini». Ciò che conta per ogni redazione è quante persone non compreranno più questa rivista se appoggia la tesi dell’ADHD: così, se intasate le loro e-mail di comunicazioni in merito, potremmo riuscire a fare pubblicare una contro tendenza. La vostra comunicazione in massa è importante: sosteneteci.
Roberto Cestari – Ufficio Pubbliche Relazioni «Perché non accada» – Campagna culturale di utilità sociale per la tutela dell’infanzia ••’

Risposta del direttore:
E hanno sostenuto, oh se hanno sostenuto.

Improvvisamente (e, stranamente, solo quando il numero «sotto accusa» non era più in edicola) abbiamo cominciato a ricevere centinaia – e intendo centinaia – di e-mail durissime per il nostro articolo sull’ADHD (non «prò ADHD», grazie). Molti di loro non erano nostri lettori («Cara direttrice», mi scrivevano), molti di loro dimostravano di non aver letto il «vergognoso servizio» di cui parlavano. Che dietro ci fosse un passaparola era evidente. Sul chi o che cosa ne fosse all’origine, mi ero fatto un’idea. Confermata dall’e-mail qui sopra, che uno dei «lettori» allegava per spiegarci perché non ci avrebbe comprato più. Una premessa. Quando vivevo negli Stati Uniti, ho mandato per vari anni mio figlio a scuola con un bambino che prendeva il Ritalin dopo una diagnosi frettolosa di ADHD (favorita, temo, dai genitori, che così pensavano di assicurargli un trattamento di riguardo nei test e una scusa a un rendimento – e un comportamento – non esattamente da primo della classe). Sono sensibilissimo al rischio di un eccessivo entusiasmo nella diagnosi e nella terapia e nell’omissione di informazioni su rischi ed effetti collaterali. E anche in seguito alle critiche indipendenti, motivate e ragionevoli di alcuni di voi, avevo già deciso che saremmo tornati a indagare sull’argomento – argomento che, vi assicuro, abbiamo affrontato in totale buona fede e pensando magari di aiutare qualcuno, non certo per fare gli interessi di una casa farmaceutica – per vedere se davvero, come qualche lettore sostiene, la percentuale di bambini con ADHD sottoposta a terapia farmacologica è più elevata di quella che a noi è stata indicata. Detto questo, credo che in casi come questi ci voglia trasparenza. Il dottor Cestari dovrebbe dire, per esempio, che il CCDU (Comitato dei cittadini per i diritti umani), onlus di cui è presidente, è «collegato ideologicamente » al CCHR (Citizen Commission on Human Rights), fondato nel 1969 dalla Chiesa di Scientology, e che la campagna «Perché non accada» è chiaramente ispirata alla guerra che da anni Scientology porta avanti contro l’uso degli psicofarmaci – Ritalin e Prozac in primis – e della psichiatria in generale (ricordate quando Tom Cruise in Tv criticò Brooke Shields per aver raccontato di come i formaci l’avevano aiutata a superare una depressione post parto?). Proprio questo legame aveva preoccupato il Comitato «Giù le mani dai bambini », che nel 2006 aveva avviato una pratica di espulsione di Cestari (poi resa inutile dalle dimissioni spontanee del diretto interessato) dal suo ruolo di membro del comitato scientifico dell’associazione. Associazione di farmaco- vigilanza che annovera anch’essa appartenenti a Scientology tra i suoi fondatori, ma che si è sempre mossa in totale indipendenza e, a quanto mi risulta, con equilibrio e correttezza nel dialogare con chi difende l’esistenza dell’ADHD e l’utilità della diagnosi e terapia. Questo è un giornale laico e non abbiamo alcuna intenzione di fare processi gratuiti a Scientology o all’attendibilità dei suoi metodi. Se scoprissimo che i Narconon (centri di disintossicazione senza uso di farmaci, ispirati agli insegnamenti del fondatore di Scientology Ron Hubbard) hanno un tasso di successo superiore a quello di ogni altro rehab, lo scriveremmo di certo. Ma dire che contano i risultati non equivale a dire che il fine giustifica i mezzi. E allora, benché io condivida le preoccupazioni sull’abuso dei farmaci, trovo scorretto confondere le idee a tante persone in buona fede dicendo loro che l’ADHD è una «malattia inventata », come se il mondo della scienza fosse diviso tra una grande maggioranza che non crede nell’ADHD e un’esigua minoranza di medici al soldo delle case farmaceutiche che distruggono il futuro di milioni di bambini dando loro un prodotto inutile e dannoso. Perché le cose non stanno esattamente così. E non è lanciando acritiche catene di Sant’Antonio, premendo il facile tasto dell’emotività – o se preferite, facendo terrorismo psicologico – che si aiutano i bambini e le loro famiglie.

                                                                                                                                                                                                                     

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4. CONVEGNO DEI LIONS A SCIACCA
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Dignità e diritti dei minori
SCIACCA. Il tema del convegno «Dignità e diritti nel mondo dei minori», organizzato dal Lions di Sciacca in collaborazione con il liceo classico Fazello, è certamente una di quelle occasioni in cui il pubblico rimane fortemente attratto dalle esposizioni dei relatori. Al centro degli interventi i riflessi dei rischi e abusi di internet e psicofarmaci. «Negli ultimi 5 anni si è riscontrato un aumento del 280% dei psicofarmaci nella popolazione dei minori», ha sottolineato il pediatra Carlo Sartorio e coordinatore distrettuale del tema di studio nazionale, e allora «siamo di fronte a una emergenza da affrontare. Di fronte all’abuso nella somministrazione di psicofarmaci a bambini ed adolescenti dobbiamo chiederci se il rimedio all’Adhd o sindrome da deficit di attenzione e iperattività consista solo nella cura farmacologia o sia necessario, invece, ricorrere alla pedagogia clinica. Una tale emergenza richiede senza ombra di dubbio il coinvolgimento della popolazione degli insegnanti, genitori e degli stessi adolescenti». Attualmente mancano ancora statistiche esaustive; in Italia il fenomeno è appena all’inizio, e proprio per questo, rimarca Sartorio, «va prevenuto e messo sotto controllo in modo efficace, perché per ogni bambino che necessiterebbe di terapia farmacologia, ve ne sono 10 che la ricevono a sproposito». Sarebbero oltre 30.000 i bambini italiani ai quali vengono regolarmente prescritti antidepressivi. Negli Usa sono 11 milioni e la circolazione degli antidepressivi è stata già posta sotto controllo poiché inducono nel bambino pensieri suicidi. Ma l’abuso nel mondo minorile non riguarda solo i farmaci antidepressivi. La nuova era del mondo virtuale veicolato tramite internet ha di fatto «allontanato i giovani dalla realtà quotidiana che consente la socializzazione. Si parla con tanti ma nessuno conosce con chi si sta interloquendo», ha detto il sindaco Mario Turturici, rimarcando che «il 46% dei bambini possiede il personal computer posto nella loro cameretta eludendo, quindi, il controllo dei genitori». L’iniziativa del presidente del Lions saccense, Virginia Sammarco, ha attirato una numerosa platea.
FILIPPO CARDINALE
21/01/2008 La Sicilia Pag. 50 ED. NAZIONALE

                                                                                                                                                                                                                     

RASSEGNA STAMPA
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5. UNA RICERCA AMERICANA E SVEDESE
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La notte è insonne? Colpa del cellulare
“Le radiazioni alterano il nostro riposo”
GABRIELE BECCARIA
Insonnia da cellulare: è la nuova sindrome, la prima del 2008.
Non possiamo fare a meno di usarli, ma per loro il momento è pessimo. Dopo le ricerche che aumentano i sospetti di un legame tra telefonini e tumori cerebrali e gli allarmi per le pericolose interferenze con gli strumenti di navigazione dei jet, adesso uno studio li mette sotto accusa per una serie di effetti a catena sulla salute, la psiche e l’umore, soprattutto nei bambini e negli adolescenti, il«target» più appetitoso dei produttori.
Dice una ricerca del Karolinska Institute e dell’università di Uppsala, in Svezia, insieme con la Wayne State University in Michigan, Usa, che le radiazioni dalle querule scatolette di cui siamo schiavi ritardano e riducono il sonno profondo, causando emicranie e stress. Non soltanto: possono generare anche stati di confusione e di depressione, oltre ai tanti sintomi dell’ADHD, la malattia che continua a diffondersi tra le nuove generazioni e che comprende un mix di iperattivismo, incapacità di concentrazione e mediocrissime prestazioni cognitive.
Lo studio – sembra incredibile – è stato finanziato dal «Mobile Manufacturers Forum», l’associazione internazionale che raccoglie alcuni dei maggiori marchi di cellulari, che ora minimizza le clamorose scoperte. «I risultati – ha fatto sapere dopo la pubblicazione sulla rivista del Mit di Boston “Progress in Electromagnetics Research Symposium” – sono in realtà non conclusivi». Gli scienziati, però, la pensano diversamente. Per loro i dati sono chiari e le conclusioni nette.
«Ci sono prove più che sufficienti per mostrare che viene influenzato il sonno profondo», ha dichiarato il team svedese-americano. Le «cavie» sono stati 35 uomini e 36 donne, di età tra i 18 e i 45 anni: alcuni sono stati esposti a radiazioni simili a quelle emanate da un telefonino e altri, invece, a «false» emissioni. Secondo Bengt Arnetz, che ha coordinato le analisi, «le evidenze raccolte in laboratorio sono realistiche: suggeriscono che hanno effetti misurabili sul cervello».
In particolare – ha scritto – le radiazioni possono attivare (o iperattivare) i circuiti legati allo stress, «rendendo le persone più nervose e sveglie, e quindi diminuendo la capacità di rilassarsi e addormentarsi». E’ anche significativo che metà degli individui coinvolti nei test si sia dichiarato «elettrosensitivo»: quando usa il cellulare, si sente fisicamente male, con attacchi di mal di testa e livelli di attenzione in caduta. Le lamentele hanno bisogno di approfondimenti adeguati, ma è probabile che anche l’elettro-sensitività entrerà presto nella lista delle grandi sindromi del XXI secolo.
21/01/2008 La Stampa Pag. 20 ED. NAZIONALE

                                                                                                                                                                                                                     

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6. Autismo, le famiglie chiedono il registro
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Un registro sull’autismo, per documentare i dati clinici della malattia sul territorio e verificare l’assistenza a chi ne soffre. È la richiesta che arriva dalle associazioni che si occupano di autismo in Puglia, e che è stata rilanciata in tutta Italia. L’autismo è una malattia oscura, ancora velata di misteri che la scienza sta tentando di dipanare: si naviga a vista cercando cause e cure possibili. Eppure colpisce, secondo le stime dell’Organizzazione mondiale della sanità, 6 bambini su mille, un’incidenza doppia rispetto alla Sindrome di Down. Pur avendo vari livelli di gravita e molteplici varianti, viene catalogata come Disturbo pervasivo dello sviluppo, che compromette la capacità di relazione sociale, comunicativa e di ricezione della realtà esterna e che di fatto relega in un piccolo inferno di silenzio il bambino che ne è affetto, negandogli anche una naturale vita affettiva. Riconosciuta solo di recente come patologia specifica (fino a qualche anno fa la si annoverava semplicisticamente fra i casi di ritardo mentale), oggi può contare in Italia su un netto miglioramento di strumenti e tempi diagnostici. Tuttavia a pesare su nuclei famigliari e malati resta il nodo critico che accomuna molte malattie disabilitanti: la mancanza di una rete di sostegno multidisciplinare e multi istituzionale, che possa garantire ai pazienti e alle loro famiglie una possibile riabilitazione e una qualità di vita dignitosa, soprattutto da adulti. Un grido di allarme è stato lanciato nei giorni scorsi dalle associazioni che operano in Puglia – la Cuamj, l’associazione Autismo Taranto e l’associazione Ionica Sindrome Autistica – che a gran voce chiedono un Tavolo tecnico e un registro regionali sull’autismo, con l’obiettivo di effettuare una rilevazione dei dati clinici epidemiologia. «Questi dati – spiegano nella lettera al presidente della Giunta regionale pugliese, Nichi Vendola, e ai maggiori rappresentanti politici e tecnici della sanità locale – potranno essere utilizzati anche per un’analisi di processo e di verifica dei modelli organizzativi proposti». Ciò, spiegano le associazioni, consentirebbe di assegnare particolare • Intesa Stato-Regioni per un piano di indirizzo rilevanza sanitaria e sociale al disturbo autistico, «giacché – come si sottolinea ancora nella lettera – mancano modelli d’intervento condivisi e una rete di servizi assistenziali nella nostra Regione». Problemi reali, ma che necessitano di operazioni diverse, secondo Donata Vivanti, presidente dell’associazione nazionale Autismo Italia (www.autismoitalia.org): «I tavoli regionali serviranno a poco se non si attendono le risposte del Tavolo tecnico nazionale, istituto dal ministero della Salute di recente e che mira proprio a promuovere un maggior accordo tra le Regioni attraverso con l’elaborazione di un’intesa Stato-Regioni per un piano di indirizzo volto al miglioramento delle prestazioni, del potenziamento della ricerca scientifica e della valutazione della qualità degli interventi, l’accreditamento di modelli operativi, l’attivazione di un raccordo stabile tra A pesare sui parenti è la mancanza di una griglia di interventi multi disciplinari che possa garantire una possibile riabilitazione e una qualità di vita dignitosa.
Se il fulcro di tutto – prosegue la Vivanti è nella condivisone di sforzi e soluzioni, allora appare insensato frammentare le energie. Io dico: attendiamo il responso del Tavolo tecnico nazionale e poi ci muoveremo come Regioni in base alle sue linee guida». Una delle emergenze da affrontare con sollecitudine, ha sottolineato la presidentessa di Autismo Italia, è amplificare con interventi rieducativi mirati le abilità e le potenziali residue, spesso sorprendenti, di questi pazienti, tanto da renderli autonomi, al di là di un mero intervento assistenziale. «Gli adulti autistici sono di fatto “pazienti fantasma” – conclude Donata Vivanti -. Occorre farli riemergere».
Paola Simonetti – 25/01/2008 Avvenire Pag. 18

                                                                                                                                                                                                                     

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7. Bambini iperattivi, vogliamo soluzioni di GIUSEPPINA BIANCHI
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Siamo il gruppo di genitori di Trento che il 7 gennaio scorso ha scritto la lettera al Direttore dell’Adige con il titolo «Figli iperattivi, non vergognatevi». Da quella data in poi, abbiamo monitorato i vari articoli comparsi, inerenti agli psicotest nelle scuole ed all’uso degli psicofarmaci. Sottolineiamo che i nostri figli sono stati riconosciuti e certificati ufficialmente come soggetti affetti da deficit di attenzione e iperattività . Per scrupolo abbiamo fatto ulteriori accertamenti anche fuori Regione, il risultato è stato il medesimo. Sono state raccolte firme per svariate situazioni oppositive all’argomento, gradiremmo però sapere se chi ha firmato conosce il problema e, soprattutto, lo vive in prima persona. Ci rivolgiamo all’Azienda Sanitaria, ai medici, alla Sig.ra Dalzocchio, al comitato Ccdu di Trento nonchè a tutti quelli che non riconoscono la citata sindrome come malattia, per sapere cosa si deve fare quando il proprio figlio presenta inequivocabilmente le caratteristiche evidenziate dai molteplici testi internazionali che esistono da anni e che in buona parte non sono patrocinati dalle multinazionali farmaceutiche. Il fatto di non riconoscere la malattia, i metodi curativi e tutto quanto ci sta intorno, non risolve il problema di tutti quelli come noi, che vivono quotidianamente insieme a persone che fisicamente non presentano alcuna deficienza ma per tutto il resto non possiamo considerarli come i loro coetanei. Tale affermazione trova riscontro anche nell’isolamento che nostri figli subiscono a causa del loro atteggiamento sociale, non generato certamente da cattiva educazione. Cosa rispondereste Voi di fronte alle domande di vostro figlio adolescente quando chiede: Mamma. Come mai non ho nessun amico?… Mamma, desidero iscrivermi in piscina e la risposta dell’istruttore di nuoto è: no, non vogliamo suo figlio in quanto troppo vivace e irrispettoso delle regole. Di fronte a tutti questi «no», cosa viene proposto concretamente? Soluzioni possibili non ne abbiamo lette dai vari articoli finora apparsi. Il problema c’è, esiste e lo viviamo intensamente… volete chiamarlo Adhd, volete chiamarlo deficit di attenzione, o con qualunque altro aggettivo, una o più soluzioni ci devono essere. Invece che contestare tutto ed il contrario di tutto, affrontiamo il problema e proponete soluzioni alternative che possano dare un concreto aiuto a chi soffre questa patologia ed a chi ci sta intorno.
GIUSEPPINA BIANCHI Delegata del gruppo adhd GRUPPOTRENTOADHD@YAHOO.IT
L’ADIGE il problema: 22/01/2008 L’Adige Pag. 55

                                                                                                                                                                                                                     

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* ARTICOLI NEGATIVI      :-(
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8. Insidie alimentari di GIULIANA LOMAZZI LaNuovaEcologia.it (:-(
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Uno studio pubblicato su “Lancet” attribuisce la sindrome da iperattività infantile all’uso di coloranti artificiali nei cibi. Ma tra le cause potrebbe esserci anche l’inquinamento
Il problema della sindrome da iperattività infantile, attribuita di volta in volta alle cause più disparate, è di nuovo balzato agli onori della cronaca. Questa volta le accuse ricadono sull’uso eccessivo di coloranti negli alimenti. A puntare il dito contro gli additivi artificiali è una ricerca pubblicata sulla rivista scientifica Lancet. Secondo lo studio, la sindrome da deficit di attenzione e iperattività infantile (nota con l’acronimo Adhd) sarebbe da imputare proprio ai coloranti.
L’esperimento condotto da un gruppo di ricercatori dell’università di Southampton ha rivelato che il loro consumo abituale è associato a un aumento dell’iperattività nei bambini di 3 e 8-9 anni. Ma c’è chi pensa che fermarsi alla correlazione con la presenza di sostanze chimiche nei cibi possa essere riduttivo.
Come Luciano Pecchiai, primario patologo dell’ospedale dei bambini “Vittore Buzzi” e direttore del centro di Eubiotica umana di Milano. «Non si tratta soltanto di una questione alimentare» spiega il professore, che fra le cause dell’Adhd inserisce anche l’abitudine di guardare per troppe ore al giorno la tv. I bambini si abituano a un linguaggio fatto di immagini e per loro le lezioni diventano difficili perché faticano a prestare attenzione alle parole. Ma non è tutto.
«Indubbiamente tutti i prodotti chimici, dal campo agronomico agli additivi del sistema alimentare – aggiunge Pecchiai – influiscono sulla crisi eccito-motoria e sull’incapacità di saper fissare l’attenzione nell’apprendimento. Ma su queste problematiche influiscono anche l’inquinamento ambientale e soprattutto quello da elettrosmog». Sul banco degli imputati salgono così anche lo smog e le polveri sottili, accompagnati da fili dell’alta tensione, onde dei cellulari, microonde, computer e tutto quanto è in grado di generare campi elettromagnetici. Forme di inquinamento che, secondo il professore, sono anche capaci di abbassare le difese immunitarie.
Che fare dunque per rimediare almeno in parte alle minacce che gravano sui nostri bambini? Pecchiai, antesignano dell’alimentazione e della medicina naturali (già negli anni Sessanta raccomandava l’uso di pane integrale e prodotti biologici), non ha dubbi sul valore da attribuire alla dieta: alimenti freschi, vivi e crudi, prima di tutto. Servirebbe poi un ambiente più sano, cosa non certo facile da ottenere.
Il professore consiglia di contrastare i campi elettromagnetici artificiali dotandosi di un anionizzatore.
L’apparecchio, da utilizzare nella zona notte della casa, emette ioni negativi che contrastano l’attività nociva di quelli positivi prodotti dai campi elettromagnetici. Così le difese immunitarie possono risultare rafforzate e l’organismo è in grado di reagire meglio alle minacce dell’ambiente circostante. Anche se sull’Adhd non è stata detta ancora l’ultima parola, è evidente che non è possibile cercare un unico responsabile. È perciò importante porre attenzione a tutte le potenziali minacce provenienti dall’ambiente esterno e dalla dieta, ma certamente non è auspicabile ricorrere agli psicofarmaci.
10 gennaio 2008

                                                                                                                                                                                                                     

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9.Commento del dott. Samuel Cortese neuropsichiatra infantile:
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Il Lancet e’ una delle riviste scientifiche più prestigiose e perciò lo studio riportato deve essere considerato con attenzione. Tuttavia, e’ utile precisare che si tratta di uno studio e i dati devono essere replicati da altri studi prima di poter considerare i risultati come attendibili. Inoltre, e’ utile ribadire che le cause dell’ ADHD sono molteplici e pertanto asserire che gli additivi alimentari sono la causa dell’ ADHD e’ alquanto inesatto. Circa le affermazioni del prof. Pecchiai, potenzialmente interessanti, l’articolo non riporta gli studi che suffragano queste ipotesi……..sarebbe utile conoscere su quali studi si basano queste asserzioni.

Infine, il giornalista non giustifica la frase “ma certamente non è auspicabile ricorrere agli psicofarmaci” e non si capisce bene il nesso con il resto dell’articolo.