========= AIFAnewsletter n.151 anno VI del 20/01/2008 =====================
Notiziario sul Deficit d’Attenzione con Iperattività, disturbi e problematiche ad esso correlati, diffuso dall’Associazione Italiana Famiglie ADHD Onlus.

 

1. PROIEZIONE VIDEO AIFA ONLUS A MESSINA
2. CONVEGNO REGIONALE AIFA ONLUS NELLE MARCHE
3. CORSO DI FORMAZIONE PER DOCENTI BELLUNO
4. 2° INCONTRO AUTO MUTUO AIUTO A MERANO
5. GRUPPO DI AUTO MUTUO AIUTO DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO (MARCHE)
6. AGEVOLAZIONE FISCALE PER GLI INSEGNANTI

 

RASSEGNA STAMPA
7. IO, CATTIVO IO, RIBELLE IO, DISTRATTO  VANITY FAIR DI MARIANGELA MIANITI :-)
8. UDIRE MEGLIO AIUTA A CAPIRE ECCO IL METODO ARENA DI VERONA :-)
9. DEDICATO A CHI DICE: DISTRAZIONE NON È MALATTIA  VANITY FAIR :-)
10.FARMACI ANCHE IN ITALIA SI DIFFONDONO TRA I PIÙ GIOVANI IL RIFORMISTA MARCO MALAGUTTI :-(

 


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1. PROIEZIONE VIDEO AIFA ONLUS A MESSINA
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Il 24/01/2008 ore 16 sarà proiettato il video Aifa Onlus:
“QUANDO GLI AEROPLANINI SONO ARANCIONI” Istituto Comprensivo Venetico – Scuola di Fondachello
Via Nazionale 239
Parteciperà:
La dr.ssa Antonella Gagliano
Neuropsichiatra infantile
Policlinico di Messina
Enza Mangano
Referente Aifa Onlus Messina  cell 338 4039840

 

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2. CONVEGNO REGIONALE AIFA ONLUS NELLE MARCHE
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BOZZA PROGRAMMA CONVEGNO ADHD: SABATO  9 FEBBRAIO 2008 –14.30/19.30
PRESSO SALA CONVEGNI CENTRO DIURNO BIANCAZZURRO – VIALE DELLO SPORT 110, SAN BENEDETTO DEL TRONTO (AP)
ORGANIZZAZIONE SCIENTIFICA: DOTT. PINCHERLE MAURIZIO DIRIGENTE RESPONSABILE NPI U.O. MACERATA

 

14.30 Introduzione Referente AIFA onlus Regione Marche-Sig.ra Stefania Stazi (genitore)- Saluti di benvenuto – Visione del dvd: “Quando gli aeroplanini sono arancioni…”

 

14.45 Assessore alla Sanità Regione Marche: Dott. Almirino Mezzolani
L’ISTITUZIONE DEI 4 CENTRI REGIONALI ACCREDITATI ADHD

 

15.00 Prima Parte – Moderatore: Dott.Massimo Burroni – Direttore U.O. NPI. – Fano
L’APPROCCIO AL BAMBINO CON ADHD

 

15.00 Dott.ssa Maria AntoniettaTavoni – Dir.Med. NPI U.O.di Alta Spec. Materno Infantile Salesi (AN)
CARATTERISTICHE CLINICHE, PROTOCOLLO DIAGNOSTICO E TRATTAMENTO FARMACOLOGICO NELL’ADHD

 

15.30 Dott. Cesare Cardinali – Direttore U.O. NPI di Alta Specializzazione Ospedale Materno Infantile “Salesi” (AN)
IL REGISTRO NAZIONALE ADHD

 

16.00 Dott.ssa Vera Stoppioni – Dir.Med. U.O. NPI di Fano
INQUADRAMENTO NEI DISTURBI DEL COMPORTAMENTO E RAPPORTI CON LA SINDROME AUTISTICA

 

16.30 Dott.ssa Manuela Germani Dirigente Scolastico Scuola Media “Manzoni-Sacconi” SBT
IL BAMBINO ADHD A SCUOLA

 

17.00  PAUSA

 

17.15 Seconda parte – Moderatore:  Dott . Rosolino Tasca – Dir.Med. NPI U.O. “Mazzoni” Ascoli Piceno
LA PRESA IN CARICO TERAPEUTICA

 

17.45 Dott.ssa Marzia Firmani – Psicologa dell’Età Evolutiva-U.O. NPI Ospedale “Mazzoni” Ascoli Piceno
IL TRATTAMENTO MULTIMODALE

 

18.15 Dott.ssa Barbara Pirri – Dir.Med., Dott.ssa Federica Fini – Psicologa dell’Età Evolutiva, esperta in ADHD, U.O. NPI Ospedale di Macerata
TERAPIA COGNITIVO-COMPORTAMENTALE E PARENT–TRAINING: ESEMPI CLINICI
18.45 Tavola Rotonda – Moderatore: Dott. Maurizio Pincherle-Dir. Responsabile U.O. NPI Ospedale di Macerata
IL BAMBINO ADHD CHE CRESCE: LE DIFFERENTI EVOLUZIONI ED I RAPPORTI CON DOP E DC
Per info contattare il referente AIFA delle Marche Sign.ra Stefania Stazi ( ).

 

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3. CORSO DI FORMAZIONE PER DOCENTI BELLUNO
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CORSO DI FORMAZIONE INDIRIZZATO AI DOCENTI DI SCUOLA MEDIA DI PRIMO E SECONDO GRADO“LA TESTA ALTROVE” STRATEGIE PER IL SUCCESSO FORMATIVO DI ALUNNI CON DISTURBI D’ATTENZIONE
Organizzato Da AIFA Onlus con formatori AIDAI Onlus
Secondo corso presso l’I.T.I.S. “Segato” di Belluno il 18 febbraio 2008  dalle ore 14,30 alle 18,30
4 ore per docenti scuola secondaria di I e II grado.
I formatori coordinati dalla dott.ssa Menazza psicologa dell’AIDAI Veneto
Termine per l’iscrizione lunedì 21 gennaio 2008
Inviare ai seguenti indirizzi:

Associazione A.I.F.A. presso Comitato d’intesa Via Piave, 5 – 32100 Belluno.

 


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4. 2° INCONTRO AUTO MUTUO AIUTO A MERANO
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VERBALE 2° INCONTRO MUTUO AIUTO – Merano
Il 18 gennaio 2008 si è svolto a Merano il secondo incontro di auto mutuo aiuto per genitori di bambini/ragazzi con disturbo d’apprendimento e/o disturbo di attenzione/iperattività. E’ stata l’occasione per esprimere le comuni aspettative, riguardo ai supporti utili e consigliati dagli specialisti, per il recupero dei deficit dei nostri figli.
In particolare è emersa la necessità (e quindi la speranza) di poter usufruire di  corsi di parent-training, nonchè l’introduzione di corsi di teacher-training nelle scuole, operati da psicologi esperti.

 

Due risorse attualmente inesistenti sul nostro territorio locale.

 

CORSI DI PARENT-TRAINING: la formazione dei genitori è principalmente finalizzata all’incremento delle abilità genitoriali nel gestire i problemi che quotidianamente possono insorgere nell’educazione di figli particolarmente “difficili”, sviluppando  competenze di gestione dei problemi (relazionalità e problem solving) che possono aiutare a convivere e interagire proficuamente con i bambini con disturbi d’apprendimento e/o ADHD. Nei corsi si  forniscono  indicazioni e strategie di gestione del comportamento inadeguato del bambino, orientati alla comprensione delle sue difficoltà e al suo positivo  cambiamento;

 

CORSI DI TEACHER-TRAINING: intendono mettere gli insegnati nella condizione di gestire il comportamento sociale e di apprendimento negativo come si presenta nella realtà, con l’acquisizione di diverse strategie psicoeducative da utilizzare in classe per rafforzare i comportamenti positivi e ridurre quelli problematici dell’alunno con disturbo d’apprendimento e/o ADHD. L’obiettivo è quello di far conseguire agli alunni un maggior senso di autoefficacia e migliori risultati scolastici, adattando lo stile pedagogico alle caratteristiche speciali del soggetto.

 

E’ emersa inoltre la preoccupazione per l’attuale controinformazione in atto in Italia che  presenta in modo fuorviante il tema delicato del disturbo di attenzione/iperattività, arrecando gravi danni alla verità scientifica, ai bambini con tale problematica e alle loro famiglie, sia sul piano morale che quello medico-sanitario.
Il prossimo incontro si terrà il 15 febbraio 2008.
Laura Arcari Referente AIFA Trentino Alto Adige
 

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5. GRUPPO DI AUTO MUTUO AIUTO DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO (MARCHE)
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E’ iniziato a Novembre 2007 il gruppo di AMA a San Benedetto del Tronto (AP), gli incontri hanno una cadenza mensile, sono pomeridiani (ore 16.30) e durano circa un’ora e mezza.
Il prossimo incontro si terrà il 15 Febbraio  2008. Per info contattare Sig.ra Stefania Stazi ( ).

 

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6. AGEVOLAZIONE FISCALE PER GLI INSEGNANTI
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La legge finanziaria (art. 1 comma 207) ha stabilito che per l’anno 2008 i docenti delle scuole di ogni ordine e grado, anche non di ruolo purché con incarico annuale, potranno recuperare il 19% delle spese sostenute per l’autoag-giornamento e per la formazione, documentate ed effettivamente rimaste a carico, fino a un massimo di € 500,00 con la dichiarazione dei redditi (Mod. 730 o Mod. Unico) che verrà presentata nel 2009.
Articolo completo della finanziaria:
Articolo 1 comma 207
Per l’anno 2008 ai docenti delle scuole di ogni ordine e grado, anche non di ruolo con incarico annuale, ai fini dell’imposta sul reddito delle persone fisiche, spetta una detrazione dall’imposta lorda e fino a capienza della stessa nella misura del 19% delle spese documentate sostenute ed effettivamente rimaste a carico, fino a un massimo delle stesse di € 500,00, per l’autoaggiornamento e per la formazione.

 

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* ARTICOLI POSITIVI    :-)                     *
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7. IO, CATTIVO IO, RIBELLE IO, DISTRATTO  DI MARIANGELA MIANITI
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SI CHIAMA ADHD ED E UN DISTURBO M. CHE COLPISCE 3 BAMBINI SU 100. SONO INCAPACI DI «STARE ATTENTI» E PIÙ CHE VIVACI SONO «INCONTENIBILI». MA IN ETÀ ADULTA POSSONO ANDARE INCONTRO A CONSEGUENZE GRAVI. CURARLO È POSSIBILE, A PATTO DI RICONOSCERLO E NON SOTTOVALUTARLO. COME QUELLA MAESTRA CHE DICEVA: «HO IN CLASSE 19 ALUNNI E UN MAIALINO».

 

Francesco ha 5 anni e gli occhi grandi, di uno scuro vivido. Siede a un tavolo e quando entriamo nella stanza smette di tracciare una linea dentro il disegno di un labirinto, ci guarda. «Forse è meglio uscire, si distrae facilmente», dice il professor Paolo Curatolo, chiudendo la porta. Già, Francesco si distrae facilmente ed è meglio non disturbarlo: sta facendo un test per capire se nelle ultime settimane la sua capacità di attenzione è migliorata. Francesco ha una malattia che si chiama ADHD, disturbo da deficit di attenzione e iperattività. Chi ne soffre non è semplicemente un bambino vivace come molti, ma inconteni-bile, di quelli che non riescono mai a star fermi, provocano, disturbano a scuola, litigano, si cacciano sempre in qualche guaio o pericolo, non riescono a tenere in ordine le proprie cose, le perdono; oppure sono svogliati, distratti, disattenti, poco partecipi e dimenticano tutto. A causa di ciò sono emarginati dai compagni, non hanno amici. Fino a non molti anni fa, poco si sapeva e si faceva per questa malattia, che è il disturbo mentale più frequente in età evolutiva e colpisce 3 bambini su cento; se non è curata tempestivamente e nel modo corretto, può emarginare un individuo e aumentare il rischio di dipendenze da alcol e stupefacenti. Ma la ricerca ha fatto grandi progressi, tanto che in Italia, unico caso in Europa e nel mondo, è operativo dallo scorso settembre un Registro nazionale che controlla i casi di ADHD, garantisce precisione nella diagnosi e una terapia appropriata. Al Registro fanno riferimento 114 centri di cura sparsi nel Paese. Quello dove incontriamo Francesco è la Clinica Sant’Alessandro, un’unità operativa di neuropsichiatria collegata al Policlinico Tor Vergata di Roma e diretta dal professor Paolo Curatolo, professore ordinario di Neuropsichiatria infantile. Appena fuori dalla città, immerso nel verde, tranquillo, allegro, con stanze luminose che si affacciano su un parco, il centro romano è un day hospital dove i bambini, accompagnati dai genitori, incontrano neuropsichiatri infantili, psicologi e terapeuti che verificano le loro necessità e i progressi, in un complesso programma di cura che coinvolge anche i genitori: «Senza il loro prezioso lavoro a casa, e senza la collaborazione degli insegnanti, non si possono ottenere miglioramenti», dice il professor Curatolo. Un terzo dei casi, quelli meno gravi, guarisce spontaneamente, un altro terzo sta meglio grazie alla terapia. Se questo centro sembra un’oasi non è un caso. «I bambini che curiamo hanno bisogno di spazio per muoversi perché la loro capacità di attenzione è limitata, dopo mezz’ora di un’attività si stufano, così li lasciamo liberi: escono, fanno una passeggiata, corrono, giocano nella ludoteca, disegnano. Osservarli anche in questi momenti è importante per capire che relazione hanno con i genitori, come giocano da soli e se i sintomi si sono attenuati». Ber stimolare la concentrazione si usano attività precise come completare una figura, colorarla restando nei bordi, tracciare un percorso in un labirinto, copiare un oggetto. Ai genitori viene spiegato come continuare la terapia a casa e tornano regolarmente insieme con i figli per verificare i progressi attraverso test e colloqui. L’ADHD è un disturbo complesso e per molti aspetti misconosciuto. Può manifestarsi in tre modi: disattenzione eccessiva, iperattività incontrollabile e, nei casi più gravi, la combinazione delle due cose assieme. «Le prime ad accorgersi che qualcosa non va sono le madri», dice Curatolo, «perché vivono più da vicino le crisi di rabbia, di pianto, la irrefrenabilità, l’agitazione continua, la mancanza di sonno. È più difficile accorgersi del deficit di attenzione perché diventa evidente quando cominciano a frequentare la scuola: dimenticano gli oggetti, le cose che si dicono loro, i compiti e quello che studiano. La iperattività colpisce più i maschi, la disattenzione le femmine. Tutti e due i casi, se curati in tempo, possono avere grandi miglioramenti». Curare in tempo significa fare la diagnosi prima possibile: il problema è che in Italia troppi medici, pediatri o neuropsichiatri infantili scambiano i sintomi di ADHD con una semplice vivacità superiore al normale o con un ritardo mentale, oppure la riconoscono ma dicono che non c’è nulla da fare, o ancora indirizzano i genitori verso cure inefficaci. L’ADHD non si riscontra con test di laboratorio, ma osservando sintomi e comportamenti che «devono essere più gravi rispetto alla norma, essere presenti in almeno due contesti, casa e scuola, e da oltre sei mesi», dice Curatolo. «Ci sono casi più o meno gravi, e quelli che associano altri disturbi come la dislessia». «Sulle origini del disturbo non c’è certezza, però la ricerca prosegue e ha permesso di osservare che nei bambini con sintomi da ADHD ci sono alterazioni cerebrali identiche che diminuiscono se stimolate. La causa della malattia è per il 75 per cento genetica: nelle aree del cervello predisposte all’attenzione non tutte le connessioni neurologiche funzionano come dovrebbero; per il restante 25 per cento la causa è ambientale (l’utero in gravidanza più esposto a fumo e alcol, il parto prematuro)». «Io però non fuma-vo, non bevevo e ho partorito a termine», dice Patrizia Stacconi, presidente dell’AIFA Onlus (Associazione Italiana Famiglie ADHD Onlus, www.aifa.it), tre figli di cui il più grande, 22 anni, soffre di disturbi dell’attenzione. «È malato da sempre, ce ne siamo accorti quando è andato a scuola, ma la diagnosi è stata fatta soltanto a 15 anni, perdendo molto tempo. Ci eravamo rivolti a diversi specialisti e in terza elementare gli avevano diagnosticato un disturbo dell’apprendimento. Lui è sempre stato bravo in matematica e nelle materie scientifiche e il suo quoziente intellettivo è superiore alla media, ma se doveva mettere in fila quattro numeri si perdeva, studiava quattro ore e il giorno dopo non ricordava nulla. Ha subito moltissime frustrazioni, è stato emarginato dai compagni, umiliato: lo consideravano un ritardato mentale, evitavano di farlo leggere a voce alta. Io ignoravo che esistesse questo disturbo, finché me ne ha parlato il genitore di un suo compagno in prima liceo. Sono arrivata qui e ora mio figlio frequenta il secondo anno di università, facoltà di Chimica. Il suo rendimento scolastico è cambiato grazie agli psicofarmaci che lo aiutano a concentrarsi». Si tratta di due principi attivi, il metilfenidato, più conosciuto come Ritalin, e la atomoxetina; sul loro uso c’è chi nutre forti riserve e in sostanza nega l’esistenza della malattia o l’utilità del farmaco. «La verità», dice Curatolo, «è che grazie al Registro la malattia è monitorata e controllata dai medici, la prescrizione del farmaco è ammessa solo nei casi in cui serve: nel nostro centro ne ha bisogno un bambino su sei, per gli altri basta la terapia comportamentale.» Cioè? «Usiamo la tecnica della gratificazione per aumentare l’autostima del bambino. Quando si comporta bene è lodato Più determinate a seguire le cure sono le madri. Angela ha creduto fin dall’inizio ai metodi che le insegnavano al centro, suo marito Paolo era più scettico, come molti altri padri diceva: «Migliorerà da solo crescendo, è l’età, imparerà». «Matteo ora ha sei anni», dice Angela, «siamo arrivati qui tre anni fa dopo un calvario iniziato con la nascita: piangeva, era sempre nervoso, agitato, tirava giocattoli, non accettava le regole, era stato isolato. Un neuropsichiatra ci disse che stava bene, ma io non mi sono arresa finché non ho trovato questo centro. Finalmente sapevamo che cosa aveva e che cosa si poteva fare: abbiamo cominciato a premiarlo per cose precise ed è diventato più sicuro di sé, in pochi mesi gli altri bambini lo hanno accettato. Ora lo stiamo accompagnando nella scolarizzazione, perché quando questi bambini cambiano ambiente sono più fragili e devono riadattarsi. Se si incontrano insegnanti disponibili tutto è più facile». Davide, 12 anni, ha invece trovato molta ostilità nella scuola elementare. Suo padre Giancarlo racconta: «Le maestre dicevano di lui: “In classe abbiamo 19 alunni e un maialino”, oppure: “Non andiamo in aula di informatica per colpa tua”. Se non portava i compiti gli davano una nota, si rifiutavano di compilare i test dati dal centro di cura. Sapevano del disturbo di mio figlio, ma lo hanno trattato con leggerezza. È stato un incubo da cui siamo usciti quando è arrivato alle medie e ha incontrato insegnanti sensibili e attenti». L’ignoranza che si crogiola nel non voler sapere o conoscere può fare danni inimmaginabili, per questo sì chiama ignoranza colpevole. Per guardare a questa malattia con occhi più aperti, basterebbe ascoltare certe testimonianze di genitori. Una mamma: «Mio figlio era quello che nessuno voleva come amico, quello che alle elementari si svegliava alle 5 del mattino per non andare impreparato a scuola, ma poi i risultati erano disastrosi; era così distratto che una volta in una partitella a calcio cominciò ad andare dietro alla palla di un’altra partita che si svolgeva nel campetto accanto: nessuno lo volle più in squadra.» Un’altra madre: «Quando era il momento di fare i compiti, leggere o scrivere, si disperava a tal punto che picchiava la testa sulla scrivania e piangendo mi chiedeva perché fosse nato “fatto male”». Una terza: «La madre di un suo compagno di classe mi ha detto che io e mio marito non sappiamo fare i genitori». Ancora una testimonianza: «Una psicoioga sosteneva che era a causa mia se mio figlio era così, mi disse: “Signora, è come se lei avesse abbandonato suo figlio in un deserto”. Ho pensato: “E io che faccio ora, mi butto da una finestra?”. Almeno adesso so che cos’ha e che non è colpa mia, so che si può fare qualcosa e che cosa». Chi pensa che i bambini malati di ADHD non si rendano conto di quello che succede dovrebbe leggere la poesia scritta da uno di loro: «Io sono cattivo perché disobbedisco ai miei genitori, io sono irrequieto perché non riesco a stare fermo, io sono svogliato perché quando devo fare i compiti sento una grande fatica che mi impedisce di farlo, io sono confusionario, io sono trasandato perché indosso i vestiti nel modo sbagliato, io sono ribelle, io sono cialtrone perché perdo tutto nonostante mi ripeta di stare più attento, io sono sconclusionato, io sono distratto, io sono un sognatore perché uso la fantasia per non sentire la mia ansia, io sono infelice perché non so perché sono diverso dagli altri, io sono triste perché sento un gran vuoto, io sono disperato perché a volte neanche il babbo e la mamma riescono a capirmi, io tento di mostrarvi chi sono, ma voi lo capite?».
FOTO LUIGI BALDELLI

 

La Clinica Sant’Alessandro, collegata al Policlinico Tor Vergata di Roma, dove è stato realizzato questo servizio, è uno dei 114 centri di cura dell’ADHD presenti in Italia. Nella «stanza dell’osservazione» si svolge il gioco libero. Al centro di Tor Vergata sono attualmente in trattamento 300 bambini affetti da sindrome ADHD. La capacità di portare a termine un disegno è un indicatore del percorso di cura. A destra, il momento dell’incontro con la terapeuta.
09/01/2008 Vanity Fair Pag. 109

 

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8. UDIRE MEGLIO AIUTA A CAPIRE ECCO IL METODO
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Riabilitare i ragazzi autistici non è cosa da poco considerato che chi è colpito da questa malattia non interagisce con le persone. La Fondazione Autismo insieme di Verona organizza un incontro con il direttore degli istituti Fay di Lucca Manuel Dominguez sul ruolo di una corretta stimolazione uditiva nei processi di organizzazione neurologica. Il convegno si svolgerà il 2 febbraio, dalle 8.30 alle 13, in sala Marani, vicino all’ospedale di Borgo Trento. Per partecipare al corso è necessario iscriversi inviando un fax allo 045/574881 o una mail a . Si possono iscrivere familiari, psicologi, medici, insegnanti, riabilitatori. Nel convegno verrà presentato l’allenamento all’integrazione uditiva che è una tecnica di stimolazione non invasiva da attuare in una decina di giorni. «L’intervento riabilitativo è estremamente interessante», dice Tilde Amore, presidente della Fondazione, «lo scopo di tutti è il miglioramento della qualità della vita e per realizzarlo occorrono interventi multipli la buona volontà non basta se non si passa ai fatti. Ringraziamo la Regione Veneto che per questo tipo di riabilitazione copre parzialmente i costi, mostrando disponibilità e solidarietà concreta alle famiglie dei disabili, che sono già così profondamente provate», ha concluso Amore, sottolineando che il metodo è già stato sperimentato a livello internazionale e serve per problemi di apprendimento, dislessia, deficit di attenzione e sindrome di Down. A.V.
14/01/2008 L’Arena di Verona Pag. 15

 

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9.DEDICATO A CHI DICE: DISTRAZIONE NON È MALATTIA
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DOPO L’ARTICOLO SUI BAMBINI CON DEFICIT DI ATTENZIONE: LO SCETTICISMO DI UNA MADRE, LA STORIA DI UN’ALTRA CARO DIRETTORE,
Sono la mamma di un bambino che non sta mai fermo e che non riesce a dedicarsi a un’attività per più di 10 minuti. Per fortuna! Tutti  i bambini sono per natura vivaci e distratti.
Certo, alcuni episodi sono al limite, ma quelle di cui parla la giornalista nell’articolo sull’ADHD, o disturbo da deficit di attenzione e iperattività (n. 2), sono scene di vita vissuta da qualsiasi genitore. Da anni ormai in America «promuovono» questa «malattia», convincendo i genitori che i loro figli, assolutamente normali ma forse un po’ irrequieti, sono malati.

 

Ma ditemi voi: non è assurdo dare ai minorenni una droga che crea dipendenza (è risaputo che il Ritalin la crea) nel  timore che un giorno possano cadere nella dipendenza da alcol e stupefacenti? E abbiamo veramente bisogno di 114 centri in tutta Italia per insegnarci che i nostri figli devono essere «premiati» e «lodati»? Chi ha pensato di puntare sull’ADHD anche da noi ha fatto i suoi calcoli: sarà un «successo», come lo è in America. Del resto, come dice una mamma nell’articolo, l’importante è che sappiamo finalmente che i nostri figli sono malati, e che soprattutto non è colpa nostra.

 

Valerie ” Gli eccessi americani sono un fatto, come è un fatto (e l’articolo su questo è molto chiaro) che il farmaco va usato in un numero assai ristretto di casi. Ma come fa, Valerie, a dire che la malattia non esiste solo perché lei ha la fortuna di non conoscerla? ADHD non vuol dire essere «vivaci e distratti». Non ascolti me: ascolti questa mamma: Sono la mamma di uno splendido quattordicenne affetto dalla sindrome ADHD. Quando ho letto il vostro articolo ho pensato: c’è ancora speranza di aprire gli occhi a chi non crede al problema dei nostri ragazzi. Da 11 anni io e mio marito (all’inizio scettico e ora impegnatissimo) combattiamo per nostro figlio. Il più grande ostacolo è la scuola, dove è più facile negare l’esistenza della malattia che collaborare con i genitori. I ragazzi con l’ADHD non hanno qualcosa in meno dei cosiddetti «normali»; anzi, in genere hanno molto di più, ed è qui che nasce la loro difficoltà.
Vi lascio con una poesia scritta da mio figlio all’età di 10 anni.
Giudicate voi.
Arnia
Come dentro un labirinto mi sento perso,
come un vulcano in eruzione mi sento furioso,
come una talpa sotto terra mi sento al buio.
Ma come un lampo dal cielo sono scattante ed energico,
come un prato fiorito ritorno allegro.

 

17/01/2008 Vanity Fair Pag. 8

 

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* ARTICOLI NEGATIVI      :-(
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10. FARMACI. ANCHE IN ITALIA SI DIFFONDONO TRA I PIÙ GIOVANI
DI MARCO MALAGUTTI
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Bambini indaco o succhiapollici da Ritalin?
Secondo buona parte della psichiatria americana, fin dagli anni ’60 e ’70 si sarebbe osservato, nel mondo occidentale, l’insorgere di tipologie infantili ipercinetiche, aggressive, con patologici problemi di attenzione e concentrazione. Curiosamente, stando invece ad alcune dottrine new age, oltre alle fate, gli gnomi e gli angeli, tra gli effetti dello sconfinamento del pianeta nell’era dell’acquario, ci sarebbe anche la comparsa dei cosiddetti bambini indaco, così chiamati per via del colore dell’aura. I bambini indaco, si dice, sono i più straordinari fra i loro coetanei. Sempre in movimento, più sviluppati nell’emisfero sinistro, e quindi: empatici, creativi, democratici, precocemente ribelli a pedagogie di tipo tradizionale. Artisti in erba, filosofi e scienziati, che abitano la società globale un po’ come gli elfi abitavano la Terra di Mezzo dei libri di Tolkien. Anche se, come vasi cinesi, bisognosi di grande cura e attenzione. I bambini indaco, che alcuni chiamano «i bambini della vibrazione di cristallo», si troverebbero oggi mimetizzati, sempre più numerosi, fra i banchi di scuola e negli asili. Eppure il fiabesco identikit di questa sorta di nuovo tipo umano, sospeso tra il fantasy e forse le creature del villaggio dei dannati, viene giudicato in modo completamente opposto, e certamente più prosaico, in alcuni ambienti dell’accademia medica, soprattutto di matrice anglosassone. Nessun bambino indaco, quindi, ma piuttosto soggetti caratteriali, pestiferi e ingestibili, che presenterebbero quei disturbi della personalità diagnosticati nella sindrome Adhd, cioè la sindrome da «disturbo di  attenzione e/o iperattività». Negli Stati Uniti ai bambini colpiti da tale disturbo viene prescritto un farmaco, il Metilfenidato. Si tratta di un’anfetamina conosciuta in commercio col nome di Ritalin, prodotta dalla multinazionale Novartis e classificata, in posizione non lontana dalla cocaina, nella  Tabella II della «Convention on Psychotropic Substances». Non a caso il Ritalin venne largamente usato, nei primi anni ’70, tra i figli dei fiori, quando dopo gli allucinogeni e le droghe leggere s’imboccò la china scura degli oppiacei e delle anfetamine. In America, nel 2007, la diffusione del Ritalin appare semplicemente sconvolgente. Si calcolano milioni di bambini impasticcati. Su internet si trovano anche delle strazianti folk songs in cui si racconta del sorriso del proprio figlio prima che si deformasse in una smorfia fiacca e apatica. Nel succhiapollice, recente successo del cinema  indipendente americano, si narra invece la storia di un ragazzo disadattato, col vizio di succhiarsi il pollice, che grazie al Ritalin diventa un oratore instancabile, il migliore della classe durante le lezioni di «dibattito sociale». Ma la notizia, ora, è che il Ritalin sarebbe da poco entrato, non senza polemiche, nel nostro prontuario farmaceutico. È stato infatti bocciato, nel giugno scorso, il ricorso al Tar del Lazio presentato dall’associazione «Giù le mani dai bambini», che ha tra i propri testimonial anche Beppe Grillo, mentre la Regione Piemonte, con voto bipartisan, lo scorso 30 ottobre ha varato la Legge 405, con cui si vieta la somministrazione di questionari Adhd nelle scuole. Negli Usa l’Adhd viene considerato uno dei principali problemi della dimensione infantile moderna, o forse sarebbe  meglio dire post, moderna. Si dice che la malattia potrebbe avere origini genetiche, a causa del ricorrere di alcune irregolarità morfologiche cerebrali, sebbene non siano stati individuati specifici marker biologici, cioè nessuna reattività di sostanze enzimi, anticorpi – che provino l’esistenza dell’Adhd. Ma ciò che genera inquietudine, come se davvero ci trovassimo in un romanzo di Ballard, non è soltanto, secondo le associazioni contrarie al Ritalin, l’incertezza della diagnosi e le numerose controindicazioni del farmaco, quanto l’abdicazione della funzione genitoriale, psicoterapica e scolastica, di fronte al presunto potere della tecnica, e in questo caso della tecnica farmaceutica. Lasciando stare l’aspetto, altrettanto tenebroso, della penetrazione del marketing farmaceutico e della cultura dell’antidepressivo dentro il recinto dell’infanzia, la questione riguarda, ancora di più, il rischio che anche lungo questa frontiera l’umano possa abdicare di fronte alla tecnica. La questione riguarda la nozione di cura e terapia, se si voglia ancora, o meno, nutrire fiducia in noi stessi in quanto genitori, educatori, terapeuti. Riguarda, volendo, il caso di quella maestra che qualche tempo fa, dopo aver perso la testa, pensò di applicare un pezzo di nastro adesivo sulla bocca di un bimbo.
Ecco come anche il poetico mondo dell’infanzia, un tempo tutto cavallucci di legno e storie dei nonni, potrebbe scivolare tra i flutti gelatinosi della mucillagine italiana.
15/12/2007 Il Riformista Pag. 6