AIFANEWS
ADHD SPECIALE ADULTI
n° 23, luglio 2015
Editoriale
di Patrizia Stacconi, Presidente AIFA Onlus
CARISSIMI SOCI, abbiamo deciso di dedicare il numero 23 di AIFANEWS all’ADHD in età adulta, perché pensiamo che in Italia ci sia un grande bisogno di informazione in questo campo.
Aifa Onlus ha cominciato fin dalla sua nascita ad occuparsi di tale argomento, perché ci rapportiamo quotidianamente con questo disturbo ed ignorarne i vari risvolti è impossibile. I ragazzi crescono e diventano adulti. A volte scopriamo che il nostro coniuge ha l’ADHD e non ha mai avuto una diagnosi.
Esistono molti preconcetti sul disturbo, ma uno di quelli più diffusi è che esso riguardi solo l’età evolutiva. Infatti, una delle frasi più usate dai professionisti è: “Non si preoccupi, crescendo passa”. Purtroppo non è così. Il risultato di questo approccio superficiale è che tanto i bambini quanto gli adulti affetti da ADHD non vengono seguiti adeguatamente. Nei paesi europei, dove il disturbo viene preso in considerazione già da tempo, si descrive così la popolazione adulta: su 100 bambini diagnosticati, circa 25 superano il disturbo con la crescita, 50 superano la compromissione con interventi multimodali (farmacologici e non), 25 mantengono i sintomi compromissivi anche in età adulta (1 su 4). In Italia ancora oggi si arriva con difficoltà alla diagnosi per l’età evolutiva e troppo spesso non sono disponibili nelle strutture pubbliche le appropriate terapie; la conseguenza di ciò è che un numero più elevato di ragazzi arriva con una significativa compromissione all’età adulta. Conosceremo con esattezza quanti sono gli adulti con ADHD in Italia tra qualche anno.
Come Associazione, già dal 2008 abbiamo promosso una raccolta firme di professionisti italiani e l’abbiamo presentata al Ministero della Salute, quando era in carica il prof. Ferruccio Fazio, con lo scopo di porre una specifica attenzione al tema dell’ADHD nelle persone adulte e sulla presa in carico del disturbo in età evolutiva. A seguito di ciò, il Ministero della Salute ha attivato un tavolo di lavoro con il compito di produrre Linee Guida per la diagnosi e cura del disturbo, che potrebbero portare l’inserimento delle giuste terapie tra i LEA (Livelli Essenziali di Assistenza). I lavori sono ancora in corso ma purtroppo sono fermi da più di un anno.
Il tema è di cruciale importanza, perché le conseguenze di un ADHD non diagnosticato e non trattato possono essere gravi a qualunque età. Le persone con ADHD:
• vanno incontro ad incidenti stradali con maggiore frequenza;
• spesso non riescono a mantenere un posto di lavoro;
• non di rado divorziano o hanno relazioni affettive fallimentari;
• hanno difficoltà a gestire correttamente il loro patrimonio;
• perdono opportunità importanti per la loro vita, non riuscendo a completare gli studi;
• trascurano la propria salute.
Vorrei soffermarmi su questo ultimo punto, sottolineando che l’adulto affetto da ADHD non presta attenzione ai segnali del proprio corpo e procrastina spesso gli appuntamenti presi per gestire la propria salute. Per questi motivi, può capitare che le persone con ADHD arrivino alla diagnosi di un tumore quando è troppo tardi, si accorgono che la vista è diminuita solo quando non ci vedono più, vanno dal dentista quando i denti ormai sono da togliere, dimenticano di prendere i farmaci prescritti.
Un adulto con ADHD sa essere un genitore comprensivo ed amorevole nei confronti del proprio figlio affetto da ADHD (lo comprende meglio), ma per i motivi descritti prima, se non è consapevole di avere a sua volta il disturbo, non riesce a seguire puntualmente la terapia ed i controlli dei propri figli. (…)
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