Il bambino aveva comportamenti agitati già dall’asilo e il padre aveva avvisato la suora di questi comportamenti, ma nessuno sapeva cosa diavolo avesse, se fosse semplicemente vivace o avesse dei problemi. I genitori dei compagni oggi sono sul “piede di guerra”, perchè si sentono inermi, loro e soprattutto i figli che subiscono continue aggressioni violente da parte di questo bambino, che ne combina di tutti i colori! Le insegnanti non sanno più cosa fare e mi hanno confessato che sono sul punto di scoppiare. Ho parlato con il Preside e mi ha assicurato che arriverà un’insegnante di sostegno per coprire tre ore al mattino. Ma basteranno tre ore? Mi sa tanto di un ripiego! E poi?
Ho parlato al telefono con la madre del bimbo la quale ha lanciato pesanti accuse al Preside per aver sottovalutato la situazione, giacché era al corrente dallo scorso maggio ed avrebbe dovuto attivarsi da
tempo. Afferma che lei è serena perchè ha fatto tutti i passi che doveva fare per suo figlio ed ha la coscienza a posto, ma al telefono la sentivo molto fredda, come se leggesse un foglio già preparato. Pensa che in un’ora di conversazione avrò parlato circa cinque minuti. Sembrava un motorino!
A questo punto non capisco più niente, perchè le parti in gioco si scambiano accuse pesanti senza trovarsi ad un tavolo per discutere. Questa è la situazione al momento. Nel frattempo ho fatto ricerche in letteratura e su Internet trovando cose assai interessanti su questo disturbo…
Il problema che mi sono posto non è tanto l’aspetto medico, ma sociale e soprattutto scolastico. Fin’ora non ho trovato risposte a quesiti del tipo:
– Che tipo di sostegno ha bisogno il bambino? E per quante ore?
– Chi lo deve dare: la scuola, l’ASL, il Comune o chi altro?
– Come si devono comportare i genitori dei compagni di classe? Possono svolgere un’opera, diciamo così, terapeutica?
– E i compagni di classe hanno la loro importanza terapeutica sul bambino e in che modo? il gioco ha la sua importanza? Ma quale gioco?
Ultima domanda, che mi pongono i genitori dei compagni e che sorge spontanea: sono bambini che possono far del male ai compagni? Esempio. Un episodio raccontato da una compagna alla madre, testimone la maestra. Il bambino si è avvicinato alla bambina con una matita appuntita tenuta in mano come un pugnale ed ha cercato di pungere la testa alla bambina che fortunatamente si è difesa con il quaderno. Puoi comprendere l’agitazione della madre nel raccontarla!

Lettera firmata, Milano 14/11/2001