“…i professori lo accusavano di pigrizia e di immaturità, la nostra frustrazione, le costanti sgridate, per non parlare delle punizioni fisiche e castighi vari!”

Sono la mamma di un ragazzo che ha appena compiuto 15 anni e al quale è stato diagnosticato solo da un anno presso l’Ospedale la sindrome ADHD, nonostante fosse costantemente da loro seguito per una forma di epilessia (Piccolo Male), risoltasi con una cura farmacologia nel giro di un anno.

In terza elementare ha dovuto cambiare scuola perché i suoi risultati scolastici erano decisamente negativi, evitando la bocciatura grazie alla mia costante presenza ed al mio instancabile aiuto nei compiti di casa… A scuola non riusciva mai a finire nulla, non sapeva mai quali compiti aveva per il giorno dopo, perdeva sempre tutto, era disattento, non stava mai fermo, i suoi quaderni erano disordinati, non stava alle regole nemmeno dei margini o delle righe dei fogli su cui scriveva, ed il rapporto con le sue insegnanti era diventato estremamente negativo. Per inciso ha iniziato le elementari sapendo già leggere speditamente dall’età di 5 anni, era interessato di argomenti scientifici, leggeva libri avidamente, conosceva tanti argomenti.

Iscritto ad una scuola privata si è trovato in una classe di 11 bambini ed ha potuto essere seguito dalla sua insegnante (che molto ha sopportato, anche le sue reazioni aggressive), con un intervento pressocché individualizzato, riuscendo così ad ottenere ottimi risultati anche se a costo di un costante controllo e logorio nervoso da parte di tutti noi che non sapevamo spiegarci il suo rifiuto ad assumersi le responsabilità nel suo lavoro scolastico e il rispetto delle regole. Ma tant’è, dicevamo che doveva ancora maturare! Ricordo che in questo periodo era già seguito all’Ospedale anche dalla psicoterapeuta che non ha riconosciuto le sue difficoltà, accontentandosi di riscontrare in lui un elevato Q.I.

Comunque, le elementari sono state superate brillantemente, gli unici problemi erano di carattere comportamentale. Con la frequenza della scuola media i problemi di rendimento scolastico si sono invece ripresentati in misura maggiore: il suo professore di matematica dichiarava che non capiva assolutamente la materia, i temi in classe mai finiti, i professori lo accusavano di pigrizia e di immaturità, gli scontri anche fisici con i compagni, la nostra frustrazione, le costanti sgridate, per non parlare delle punizioni fisiche e castighi vari. Ne parlavo con la psicologa dell’Ospedale che continuava a fargli test su test, ribadendo la sua grande intelligenza e motivando le sue difficoltà con motivi di carattere psicodinamico all’interno della classe.

Nel frattempo, su di un numero di Psicologia Contemporanea leggo un articolo che parla dell’ADHD e ci riconosco mio figlio. Ne parlo con la psicologa, la quale scarta decisamente l’ipotesi.

(Non ho detto che mia nipote, che ora ha 24 anni, residente negli Stati Uniti, dall’età di 2 è affetta da ADHD, diagnosticata prontamente all’ingresso della scuola elementare e curata subito con farmaci).

Mio figlio terminerà con grande difficoltà la scuola media, ma nonostante le sue capacità intellettive, non lo iscriviamo alla scuola che sarebbe stata ideale per i suoi interessi, il Liceo Scientifico, ma ad una scuola di ripiego a carattere sperimentale, il Liceo di Scienze Sociali, nella quale ci sembra stia sprecando il suo tempo ed il suo talento… Comunque, anche qui i risultati sono mediocri ed ha problemi con i bulli della classe che lo maltrattano (lui è piccolo rispetto ai suoi coetanei, non è ancora sviluppato) e lo deridono perché è sempre insicuro e disattento in tutto. Il nostro sconforto è sempre maggiore.

Mia cognata, viste le sue costanti difficoltà e conoscendo lo stato pessimo cui sono arrivati i nostri rapporti con nostro figlio, continua a consigliarci di cercare qualcuno in Italia che sappia diagnosticare l’ADHD. Finalmente mi metto alla ricerca partendo dal nome del Professor Cornoldi, autore dell’articolo su Psicologia Contemporanea; dopo varie ricerche arrivo a scoprire che nello stesso reparto dove mio figlio era stato seguito per anni c’è una psichiatra che si occupa dell’ADHD e che finalmente gli fa la giusta diagnosi.

Veniamo quindi all’intervento proposto: cura farmacologica con ESTO (L-alfa-glicerofosforiletanolamina monoidrata, categoria: attivatore cerebrale) in flaconi da 500 mg, da assumersi una volta al giorno per periodi di un mese, da alternare ad uno in sospensione, per l’intero periodo scolastico; è stata proposta, inoltre, terapia psicologica con una dottoressa specializzata in tecniche metacognitive e che applica il metodo studiato dal Prof. Cornoldi. Questo un anno fa: il fatto è che i risultati sono minimi… Ha lievemente migliorato il suo comportamento, nel senso che riesce ad assolvere a minime incombenze giornaliere del tipo prepararsi lo zaino, scegliersi gli abiti, non perdere il treno al mattino, senza il bisogno di un nostro costante intervento. Le sue difficoltà di organizzazione però rimangono: sbaglia i compiti di matematica perché non riporta un segno algebrico o lo inverte, prende brutti voti nei compiti scritti perché non li finisce o se li finisce sono cortissimi ed incompleti, non riesce ad ottenere buone valutazioni orali in quelle materie nelle quali i professori preferiscono affidarsi a concetti spiegati da loro che non a quelli scritti sui libri di testo… Lui non riesce a prendere appunti…non ce la fa!!!

Ecco, ho finito! Ma non ho detto tutto, ci sarebbero mille particolari da raccontare, ma ho scritto a voi perché ho bisogno di tentare ancora l’ultima possibilità: il Ritalin o quant’altro possa aiutare mio figlio a migliorare.

Le mie domande sono: chi gli può prescrivere eventualmente questa cura? Nel caso poi avessimo ottenuto la prescrizione, come procurarsi il farmaco, visto che in Italia non è commercializzato?

Lettera firmata, Albera Ligure 20/11/2001