========= AIFAnewsletter n.72 del 05/04/2004 ======================
In questo numero:
1. AL MIO CARO PAPA’
2. ERO SU QUELLA STAZIONE DI MADRID 12 ORE PRIMA!
3. RASSEGNA STAMPA
4. STORIE VERE
5. BUONA PASQUA!
6. PUBBLICATO IL NUMERO DI APRILE DI “AIFAnews”
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1. AL MIO CARO PAPA’
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Dal forum dei referenti AIFA
Oggi, 19/03/04 S. Giuseppe, i primi e doppi auguri a mio marito, poi al
mio papà e a tutti i Giuseppe e papà dell’AIFA.
Vi giro gli auguri che Roberta [la figlia ADHD n.d.r.] ha scritto al suo
adorato
papà:
AL MIO CARO PAPA’
Tu sei grande papà!
perchè mi hai pensato da sempre!
perchè mi hai scelto una mamma!
perchè mi hai dato la vita!
perchè mi vuoi bene!
perchè mi hai dato tutto!
AUGURI!
lettera firmata da un genitore referente
Commento di Enzo e Mariagrazia Aiello, referenti AIFA per Roma
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La sua poesia ci fa capire che lei come tutte le nostre creature “speciali”
sono doni particolari perchè solamente loro sanno esprimere così
direttamente al cuore quello che nessun’altro saprebbe dirci e donarci
qualcosa di veramente straordinario, incomprensibile secondo le logiche
“umane”.
Grazie, o Signore, per Roberta e per questi nostri figli.
Grazie Roberta per questo grande dono che sei e per questa poesia che ha
arricchito e dilatato non soltanto il cuore del tuo papà.
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2. ERO SU QUELLA STAZIONE DI MADRID 12 ORE PRIMA!
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Testimonianza esclusiva di Marco Brusati su Giovani.org
Mercoledì pomeriggio ero li, a Madrid, passando per il grande snodo di
Atocha, solo una notte prima che la devastazione prendesse il
sopravvento sull’ordinato caos di una città che ho imparato, negli anni,
a conoscere e ad amare, con la sua modernità intrisa di passato e la sua
capacità di aprirsi al futuro “sin olvidar”, senza dimenticarlo.
Una bomba fra la gente, che sia fatta esplodere in Piazza Fontana a
Milano, alla stazione di Bologna o sui treni di Madrid é un’azione
criminale ed uno spregiudicato atto di codardìa: una bomba così è
“peggio”.
Peggio degli attentori suicidi, che ci lasciano la pelle.
Peggio delle “bombe intelligenti”, che stanno attente a non colpire la
popolazione, o almeno ci provano.
Ma non é peggio di noi, che ieri sera abbiamo continuato a guardare le
partite di calcio, anche del calcio spagnolo, non provando rimorsi ad
esaltarci per una palla calciata in una rete.
Non é peggio di noi, che abbiamo continuato a guardare una concorrente
del “Grande Fratello” rispondere che la festa della Repubblica italiana
cade “l’8 giugno, no, il 1° maggio, no cioé il 25 aprile”.
Le bombe fra la gente, operai ed impiegati che non si possono permettere
il lusso di andare a lavorare in auto, nascono dalla lucidità di menti
perverse, ma si alimentano con il brodo dell’indifferenza di chi vuole
continuare a non vedere ciò che accade, emotivamente anestetizzato com’é
dal “finto reale massmediale”.
Ieri sera ho provato vergogna e solitudine: nessuno con cui piangere su
noi stessi e sui nostri figli.
Marco Brusati
Direttore Hope Music School
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3. RASSEGNA STAMPA
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La Gazzetta del Mezzogiorno – Roma. Sarà nuovamente disponibile tra pochi
mesi in Italia con particolari limitazioni, il Ritalin il discusso…
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La Gazzetta Del Mezzogiorno 15/03/2004
ROMA Sarà nuovamente disponibile tra pochi mesi in Italia con particolari
limitazioni, il Ritalin il
discusso farmaco per la cura dei disturbi di iperattività grave nei bambini
(Adhd). La commissione
unica del farmaco (Cuf) nella prossima riunione di aprile dovrebbe decidere
le modalità di
prescrizione del medicinale, tenendo presente alcune richieste dei
neuropsichiatri, dei pediatri e
delle associazioni di familiari.
Il decreto di registrazione dovrebbe prevedere oltre alla fissazione del
prezzo anche l’istituzione di
un sistema di cautele come il registro nazionale per il controllo delle
prescrizioni che è stato affidato
al dipartimento dei farmaci dell’Istituto superiore di sanità diretto da
Stefano Vella.
Il percorso clinico-amministrativo per la gestione del medicinale a base di
metilfenidato (uno
stupefacente) recepisce alcuni suggerimenti dell’Istituto Mario Negri di
Milano e della comunità dei
neuropsichiatri infantili: partirà dalla diagnosi della malattia del bambino
che dovrà essere effettuata
da centri specialistici individuati dalle singole Regioni; gli specialisti
dovranno poi definire un piano
terapeutico e di controllo secondo le esigenze di ciascun bambino. Il
registro nazionale, il primo al
mondo per questo problema, controllerà sia la correttezza prescrittiva sia
il mantenimento dei criteri
omogenei di approccio e gli eventuali effetti collaterali. L’ADHD è una
malattia diffusa tra bambini e
adolescenti (prevalenza stimata tra 1-4 % della popolazione in età scolare)
nota come disturbo da
deficit attenzione con iperattività.
Secondo l’Istituto Negri la diagnosi di ADHD e degli altri disturbi con
sintomi simili, deve essere
effettuata da operatori della salute mentale dell età evolutiva e deve
coinvolgere, sempre e sin
dall’inizio, oltre al bambino, i suoi genitori, gli insegnanti e il pediatra
di famiglia.
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La Sicilia – Una pillola anti-monelli Ritalin. Torna in Italia il farmaco
contro l’iperattività: sarà un registro a vigilare
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Una pillola anti-monelli Ritalin. Torna in Italia il farmaco contro
l’iperattività:
sarà un registro a vigilare
La Sicilia 15/03/2004
Roma. Sarà nuovamente disponibile tra pochi mesi in Italia con particolari
limitazioni, il Ritalin, il
discusso farmaco per la cura dei disturbi di iperattività grave nei bambini
(Adhd). La commissione
unica del farmaco (Cuf) nella prossima riunione di aprile dovrebbe decidere
le modalità di
prescrizione del medicinale, tenendo presente alcune richieste dei
neuropsichiatri, dei pediatri e
delle associazioni di familiari.
Il decreto di registrazione dovrebbe prevedere oltre alla fissazione del
prezzo anche l’istituzione di
un sistema di cautele come il registro nazionale per il controllo delle
prescrizioni che è stato affidato
al dipartimento dei farmaci dell’Istituto superiore di sanità diretto da
Stefano Vella.
Il percorso clinico-amministrativo per la gestione del medicinale a base di
metilfenidato (uno
stupefacente) recepisce alcuni suggerimenti dell’Istituto Mario Negri di
Milano e della comunità dei
neuropsichiatri infantili: partirà dalla diagnosi della malattia del bambino
che dovrà essere effettuata
da centri specialistici individuati dalle singole Regioni; gli specialisti
dovranno poi definire un piano
terapeutico e di controllo secondo le esigenze di ciascun bambino.
Il registro nazionale, il primo al mondo per questo problema, controllerà
sia la correttezza
prescrittiva sia il mantenimento dei criteri omogenei di approccio e gli
eventuali effetti collaterali.
Il disturbo di iperattività grave è una malattia diffusa tra bambini e
adolescenti (prevalenza stimata
tra 1-4 % della popolazione in età scolare) nota come disturbo da deficit
attenzione con iperattività.
Secondo l’Istituto Negri la diagnosi di ADHD e degli altri disturbi con
sintomi simili, deve essere
effettuata da operatori della salute mentale dell’età evolutiva e deve
coinvolgere, sempre e sin
dall’inizio, oltre al bambino, i suoi genitori, gli insegnanti e il pediatra
di famiglia. Il programma di
trattamento deve prevedere consigli e supporto per i genitori e gli
insegnanti, oltre a interventi
psicologici specifici.
La terapia con farmaci dovrebbe essere intrapresa solo se indicata da un
neuropsichiatra infantile,
in accordo con le evidenze riconosciute dalla comunità internazionale. Il
neuropsichiatra infantile
deve anche coordinare e monitorare con gli altri operatori e la famiglia il
percorso assistenziale del
bambino.
Queste indicazioni sono state recepite dal ministero della Salute che ha
deliberato la registrazione
e la rimborsabilità del metilfenidato e stabilito le procedure di
prescrizione. Ora si attende che nella
prossima riunione di aprile la Cuf approvi il disegno globale del
provvedimento prima che il farmaco
venga reso disponibile. Un primo via libera per il farmaco era stato dato
dalla Cuf nel 2001 poi il
medicinale era stato ritirato, ricorda Paolo Curatolo, neuropsichiatra
infantile dell’università di Roma
Tor Vergata, e nei casi di necessità le famiglie dei piccoli malati lo
acquistano all’estero.
Lo psicofarmaco, per la sua natura chimica, appartiene alla prima tabella
delle sostanze
psicotrope, come l’anfetamina. Ma da noi al contrario degli Stati Uniti,
sarà più stretta la possibilità
di prescriverlo.
Il ritalin, a base del principio attivo metilfenidato, è un farmaco
psicotropo che agisce su alcuni
neurotrasmettitori come la noradrenalila e la dopamina. Nei bambini
iperattivi è stato visto un effetto
paradosso, invece di avere un’azione stimolante aumenta la concentrazione e
diminuisce
l’iperattività. Ma i benefici della pillola non sono finora valsi a evitare
che su scatenasse un vespaio
di polemiche negli Stati Uniti e anche nel nostro Paese durante la prima fas
e di somministrazione,
R. M.
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Il Giorno – Ritirato 15 ani fa, ricompare oggi. “Non c’è cura alternativa”
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Ritirato 15 anni fa, ricompare oggi. «Non c’è cura alternativa»
Il Giorno 17/03/2004
NAZIONALE – Cronache, pagina 13
di Lorenzo Sani La sua commercializzazione in Italia venne ritirata dalla
Ciba-Geigy nel 1989. Ma il
Ritalin è diventato un caso più unico che raro qualche anno più tardi,
quando stava per scadere il
brevetto e si sarebbe potuto produrre il farmaco generico (a base di
metilfenidato), con un ritorno
ben diverso per la casa produttrice. Nell’ottobre 2000 la Commissione unica
del farmaco e il
Dipartimento del farmaco del ministero della Sanità hanno infatti invitato
Novartis a presentare
richiesta per la registrazione e la commercializzazione in Italia del
metilfenidato idrocloride, noto
appunto come Ritalin. Il metilfenidato idrocloride, che figurava tra gli
anestetici nel 1937, appartiene
agli stimolanti del sistema nervoso centrale ed è utilizzato per il suo
effetto paradosso nel
trattamento di pazienti affetti da disturbi dell’attenzione con o senza
iperattività (Adhd) e da
narcolessia. La decisione di reintrodurre in Italia questo medicinale,
classificato con le anfetamine, è
motivata dalla Cuf «dall’elevata incidenza dell’Adhd in età
pre-adolescenziale e dall’assenza di
farmaci alternativi». Il via libera definitivo, previsto tra poche
settimane, è stato preceduto da aspre
polemiche che hanno diviso la comunità scientifica, attraversato due
ministeri della Sanità e
altrettanti governi (Veronesi e Sirchia). Il primo elemento che salta
all’occhio e che dà forza ai tanti
che sostengono come questa operazione sia funzionale più all’industria che
ai pazienti, è proprio la
disomogeneità dei dati sulla diffusione della sindrome che si vorrebbe
contrastare: la Regione
Emilia Romagna, sostenendo che il 4% degli adolescenti (inclusi addirittura
i bimbi da 0-3 anni…)
sono colpiti da Adhd, ha fatto una proiezione di oltre 16mila casi in
regione, che, su scala nazionale
lieviterebbero a 350mila. Altri snocciolano un 7% di popolazione colpita.
Secondo la Società italiana
di psichiatria, i casi in Italia si conterebbero invece, non sulle dita di
una mano, ma quasi: al
massimo 250. Nella stessa Modena quelli accertati sono 5 contro gli oltre
3000 attesi nella famosa
proiezione. Negli Usa e in Inghilterra, dove si è arrivato all’abuso di
questo farmaco e degli anti
depressivi, si sta facendo marcia indietro. All’inizio di febbraio l’ente
del farmaco Usa (Fda) ha
ammesso il possibile legame tra l’uso di antidepressivi nei bambini e
l’aumento dei rischi di suicidio,
o di episodi di autolesionismo.
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Il Giorno – “Psicofarmaci ai bambini? Via libera, ma con giudizio
Anche se preceduto da aspre polemiche, il Ritalin, farmaco usato per curare
l’Adhd, sarà nuovamente disponibile tra pochi mesi nelle farmacie italiane.
Il professor Silvio Garattini, direttore dell’istituto Mario Negri di
Milano, spiega come sarà reintrodotto il farmaco in Italia.
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«Psicofarmaci ai bambini? Via libera, ma con giudizio»
Il Giorno 17/03/2004
NAZIONALE – Cronache, pagina 13 – SALUTE
Il discusso Ritalin torna in farmacia tra meno di un mese
MILANO – Torna nelle farmacie tra meno di un mese il farmaco che scotta: la
molecola cugina delle
anfetamine che cura i bambini troppo vivaci, intelligentissimi ma iperattivi
e ammalati di deficit di
attenzione, e su cui si è divisa la comunità di scienziati. Metilfenidato il
nome chimico, Ritalin quello
commerciale. Psicofarmaco di cui negli Stati Uniti si è abusato e si abusa
tanto che si è arrivato a
soprannominarlo «kiddie’s coke», la cocaina dei bimbi. La commissione unica
del farmaco (Cuf) agli
inizi di aprile deciderà le modalità di prescrizione, fisserà il prezzo ma,
soprattutto, introdurrà un
sistema di cautele a salvaguardia dei piccoli pazienti suggerite, fra gli
altri, dall’Istituto Mario Negri.
E il professor Silvio Garattini, che ne è l’ispiratore, avverte: «È un po’
eccessivo dire che è una
droga, ma non è neppure una caramella né un ricostituente. Insomma, non deve
diventare un
trattamento di routine». Professore, cosa ha permesso di togliere l’embargo
a questo psicofarmaco?
«C’è stata una tappa fondamentale, ai primi di marzo, quando si è tenuta una
consensus
conference a Cagliari che ha coinvolto specialisti, farmacologi, genitori,
insegnanti. Si è trovato un
accordo per l’impiego della controversa molecola che rispecchia le attuali
convinzioni sull’utilità del
farmaco». Ossia? «Abbiamo messo dei punti fermi. Sappiamo che è un farmaco,
che ha funzioni
psicostimolanti, come le anfetamine, ma una maggiore maneggevolezza. È una
molecola che
riduce l’iperattività ma aumenta la capacità di attenzione». Come tutelate i
piccoli un po’ agitati dagli
abusi? «Il ricorso a questa molecola deve essere considerato l’ultima
spiaggia. Non consentiremo
mai che si arrivi a utilizzarlo in modo indiscriminato, all’americana. La
prescrizione va subordinata
alla diagnosi di un neuropsichiatra infantile, di pediatri. Vanno coinvolti
in prima battuta genitori e
insegnanti. Ma prima di ricorrere alla pillola devono essere assunti,
disegnati, altri interventi. Tutti gli
interventi possibili». Negli Stati Uniti le diagnosi di iperattività grave
sono raddoppiate in pochi anni, i
consumi di Ritalin quadruplicati. «Da noi questo non sarà possibile. Ci
saranno controlli severi, sarà
istituito un registro nazionale, i pazienti dovranno essere seguiti
regolarment. E’ previsto anche un
censimento dei centri nazionali di riferimento per le diagnosi». Il
metilfenidato, il principio attivo in
questione, come agisce? «Agisce su alcuni neurotrasmettitori cerebrali. Alla
fine degli anni
Cinquanta si usava come stimolante per pazienti psichiatrici depressi. Il
boom c’è stato quando
negli Usa hanno cominciato a utilizzarlo per i bimbi iperattivi. In questi
piccoli sembra esserci una
minore disponibilità di dopamina e il farmaco la libera. E produce l’effetto
cosiddetto paradosso:
calmare un soggetto iperattivo». La dopamina a cosa serve? «È mediatore
chimico importante per
l’attività cerebrale, è alla base di funzioni motorie, emozionali, della
stessa gratificazione». Ma il
metilfenidato è classificato nella stessa tabella di cocaina, anfetamine,
oppiacei, barbiturici. Non c’è
il rischio che crei assuefazione? «Questo è un problema che dipende dai
singoli casi. Allo stato
attuale lo escludiamo. Ma per questo abbiamo previsto che le dosi dovranno
essere personalizzate.
E che non può e non deve assolutamente diventare un farmaco di routine».
Paola D’Amico
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Appunti di laboratorio – C’è individuo e individuo, c’è cervello e cervello
Le Scienze 16/03/2004
N°427 – MARZO 2004
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Non esistono due persone uguali. Ogni individuo ha le sue caratteristiche e
le sue particolarità.
Siamo tutti convinti di essere tutti diversi, ma molti lo affermano per
sentito dire, e non saprebbero
spiegare in che cosa siamo effettivamente diversi. In aggiunta alle
impressioni ricavate dalla
quotidianità e alla letteratura più varia sull’argomento, la biologia di
questi anni sta fornendo una
serie imponente di dati di fatto: guardati da vicino, nel dettaglio più
minuto, siamo effettivamente
molto diversi l’uno dall’altro. Al cuore di ciascuna delle nostre cellule si
trova il nostro patrimonio
genetico, il genoma. Si sa oggi che questo è molto più diverso da individuo
a individuo di quanto
immaginavamo. Ma queste sono differenze potenziali, che non hanno
necessariamente un effetto
sulla forma e sul funzionamento delle varie parti del nostro corpo. Accanto
a queste differenze
genomiche, importantissime ma poco appariscenti, ce ne sono altre veramente
impressionanti. Per
esempio nella struttura del cervello. Non ci sono due cervelli uguali, nel
loro dettaglio morfologico,
ma anche nella conformazione generale di vaste aree. Esiste oggi una varietà
di strumenti
diagnostici, come la TAC, la PET, ma soprattutto la cosiddetta risonanza
magnetica, che
permettono di «radiografare » il cervello con una precisione senza
precedenti. Le immagini ottenute
con queste tecniche hanno messo in risalto un fenomeno inatteso: tra un
cervello e l’altro ci sono
tante piccole e grandi differenze morfologiche, indipendentemente da ogni
patologia. Questo fatto
ha incuriosito e sorpreso prima i neuroradiologi e i neurochirurghi, poi
tutta la comunità biomedica,
anche se di questo si parla poco fuori della cerchia degli addetti ai
lavori. Il massimo
dell’immediatezza è raggiunto con quelle immagini ottenute sovrapponendo
artificialmente un certo
numero di radiografie di cervelli diversi, dopo averle ovviamente riportate
tutte alle stesse
dimensioni. Si può così osservare direttamente quali aree cerebrali, o
meglio corticali, sono più
uniformi e quali più variabili. E il risultato è straordinario. Non si
tratta, si badi bene, di dettagli
microanatomici, ma di differenze osservabili a occhio nudo. In verità, non
c’è molto da stupirsi.
L’intreccio dei meccanismi e dei processi che guidano e realizzano lo
sviluppo dei vari organi è tale
che questi non possono che dare esiti diversi, pur nell’ambito della
conservazione della funzione.
Questo vale per tutti gli organi: non ci sono due reni uguali o due pancreas
uguali, ma la cosa ci
colpisce molto meno. In realtà la cosa non è difficile da spiegare. Un
organo meccanico come una
mano o un’epiglottide, ha bisogno di avere una specifica configurazione per
poter esplicare una
funzione. Poiché buona parte del cervello, invece, altro non è per così dire
che una rete di
centraline telefoniche, come e dove ciascuna di queste è posta non ha
un’importanza decisiva.
Quello che conta è che siano connesse nel modo giusto, o qualcosa di simile.
Tutto questo ha delle
conseguenze. Non ha senso, per esempio, pretendere che si sia tutti uguali.
Nel curare, nel
consigliare, nell’educare e nell’istruire una persona si dovrebbe tenere
conto, almeno in linea di
principio, dell’esistenza di questa diversità sommersa. La diversità affiora
purtroppo talvolta
inconfondibilmente in quegli atteggiamenti e quei comportamenti infantili al
limite fra il disturbo vero
e proprio e la particolarità individuale che vengono classificati come
dislessia, ADHD, lieve ritardo o
anche autismo. Si tratta con tutta probabilità del risultato di piccoli
difetti nel processo che conduce
allo sviluppo del cervello, possibilmente riconducibili a piccoli o
piccolissimi difetti genetici. Presto
ne sapremo di più. Spiace che nel nostro paese ci sia qualcuno che invece di
studiarli o di invitare
altri a studiarli neghi l’esistenza di tali fenomeni, accusando le famiglie
e la società nel suo
complesso di non favorire l’armonico sviluppo di questi bambini. Non è
accusando qualcuno che si
risolvono i problemi. Almeno così parrebbe.
DIDASCALIA:DIVERSITÀ A COLORI. Sovrapponendo le risonanze magnetiche di 20
cervelli, si è
evidenziato il grado di diversità con differenti colori. Le variazioni
maggiori corrispondono al rosa, le
minori al blu. Grandi differenze si riscontrano nel lobo frontale [a
destra], dove risiedono i centri
della personalità, mentre le aree responsabili di funzioni più generali
variano meno.
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La Liberà – Al vaglio il farmaco per i bambini iperattivi – La Commissione
unica del farmaco (Cuf), nella prossima riunione di aprile deciderà le
modalità di prescrizione del Ritalin, farmaco usato per il trattamento
dell’Adhd. Il decreto, oltre a fissarne il prezzo, prevede l’introduzione
del registro nazionale per il controllo delle prescrizioni, che sarà
affidato al dipartimento dei farmaci dell’Istituto Superiore di Sanità
diretto da Stefano Vella.
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Al vaglio il farmaco per i bambini iperattivi
La Libertà 17/03/2004
Sarà nuovamente disponibile tra pochi mesi in Italia con particolari
limitazioni, il Ritalin il discusso
farmaco per la cura dei disturbi di iperattività grave nei bambini (Adhd).
La commissione unica del
farmaco (Cuf) nella prossima riunione di aprile dovrebbe decidere le
modalità di prescrizione del
medicinale, tenendo presente alcune richieste dei neuropsichiatri, dei
pediatri e delle associazioni di
familiari.
Il decreto di registrazione dovrebbe prevedere oltre alla fissazione del
prezzo anche l’istituzione di
un sistema di cautele come il registro nazionale per il controllo delle
prescrizioni che è stato affidato
al dipartimento dei farmaci dell’Istituto superiore di sanità diretto da
Stefano Vella. Il percorso
clinico-amministrativo per la gestione del medicinale a base di
metilfenidato (uno stupefacente)
recepisce alcuni suggerimenti dell’Istituto Mario Negri di Milano e della
cominità dei neuropsichiatri
infantili: partirà dalla diagnosi della malattia che dovrà essere effettuata
da centri specialistici
individuati dalle Regioni.
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Oggi – Una pillola per calmare i bollenti figli – Adriana Guareschi
Cazzullo, professore emerito di neuropsichiatria infantile all’Università di
Milano, parla della reintroduzione nelle farmacie italiane del Ritalin,
dell’ADHD, patologia reale ma di difficile diagnosi, di competenza del
neuropsichiatra e non del pediatra.
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Una pillola per calmare i bollenti figli
Oggi 25/03/2004 EMANUELA DINI
N°14. 31 MARZO 2004. Sta per tornare sul mercato italiano il contestato
«Ritalin»
Serve per combattere un preciso disturbo del comportamento. Ma molti usano
questo farmaco per
placare i Gianburrasca. E, in attesa dell’arrivo nelle farmacie, la
neuropsichiatra Adriana Guareschi
Cazzullo (foto) mette in guardia
Era stato ritirato dal mercato italiano nel 1989. Si temeva che fosse una
medicina pericolosa. Ma
adesso sta per tornare. Il Ritalin, stupefacente «pesante» a base di
amfetamine (le sostanze
eccitanti pericolosamente usate fin dagli anni Sessanta soprattutto dagli
studenti per star svegli e
preparare gli esami), era finito nel mirino soprattutto per l’uso massiccio
che se ne faceva negli Stati
Uniti per curare i bambini affetti da Adhd. La sigla sta per Attention
deficit hyperactivity disorder,
«disturbo da deficit di attenzione con ipercinesia »: cioè quei ragazzini
talmente agitati e in perenne
movimento da non esser capaci di ascoltare, ubbidire e imparare.
«Attenzione, però: non è una
camomilla, ma un farmaco da usare solo e unicamente nei casi certamente
diagnosticati della
malattia, che sono rari e non e entrano niente con la normale esuberanza e
vivacità di un “bambino
terremoto”», avverte Adriana Guareschi Cazzullo, professore emerito di
neuropsichiatria infantile
all’università di Milano. «La Adhd è una malattia che deriva dalla scarsa
maturazione del sistema
nervoso. Un neonato nel suo bagaglio neurologico ha una gran quantità di
sostanze “euforizzanti”,
che gli comandano il movimento e i comportamenti istintivi, poi, man mano
che cresce, queste
diminuiscono e cedono il passo ad altre, che stimolano l’attenzione e la
capacità di concentrazione.
È una sorta di “passaggio delle consegne”, che accompagna la maturazione
cerebrale e permette
le varie fasi dell’apprendimento (guardare, parlare, ascoltare ecc). Nei
bambini affetti dall’Adhd
questo passaggio funziona male: gli “euforizzanti” lavorano sempre troppo e
non danno modo alle
sostanze che favoriscono la concentrazione di trovare spazio e crescere
adeguatamente. Ecco
perché, paradossalmente, si da un farmaco eccitante a base di amfetamine a
bambini già agitati:
perché ha una doppia azione. Da un lato mette a riposo le sostanze
euforizzanti, dall’altra sveglia e
stimola quelle dell’attenzione che finalmente trovano campo libero». Ma
riconoscere l’Adhd non è
facile, perché i suoi sintomi (disattenzione, incapacità di memorizzare,
agitazione, incapacità di
stare fermi e seduti) sono molto comuni tra i bambini in età scolare e,
anche quando raggiungono
preoccupanti livelli, potrebbero essere spia di altre malattie o disturbi,
come ansia o depressione
infantile. «La diagnosi va fatta da un neuropsichiatra dopo una visita
accurata, con test
dell’attenzione (una serie di quiz, disegni e problemi logici) ed esami come
l’elettroencefalogramma.
E la prescrizione del farmaco è competenza del neuropsichiatra, non del
pediatra», sottolinea la
professoressa Guareschi Cazzullo. «La terapia va avanti qualche anno, ma il
farmaco non basta:
bisogna coinvolgere a livello psicologico ed educativo anche la famiglia e
gli insegnanti per
accompagnare il bambino verso una maturazione neurologica che gli permetta
una vita scolastica e
sociale normale».
Quando c’è da preoccuparsi Ecco i comportamenti, a casa e scuola, che devono
mettere in allarme
perché potrebbero essere una spia della malattia. . Più che un terremoto, il
bimbo si dimostra goffo
e distratto. E diventa facilmente aggressivo. . Si muove in continuazione in
maniera noiosa, si alza
dal banco per andare a chiedere ai compagni ripetutamele gomma, matita e
penne. . In casa non
sta rnai fermo e non riesce a stare seduto per più di cinque, dieci minuti.
. Quando cammina
inciampa facilmente e fa cadere le cose (sedie, sgabelli ecc). . Muove
sempre le gambe penzoloni
anche da seduto. . Giocherella o lancia oggetti; non riesce a stare attento
e a capire i comandi
(come «Mettiti in fila! », «Aspetta il tuo turno!», «Alza la mano!»). . È
precipitoso e impulsivo:
quando scrive, salta lettere, sillabe o intere parole. . Muove male le mani
per scrivere o disegnare. .
Fa fatica a concentrarsi e più è diffìcile il compito richiesto, più si
irrita e scappa.
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Le paure dell’attesa
Stefano Pallanti
da: kwsalute > Psicologia e Sessualita’ > la notizia
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“Caro Professore, siamo una giovane coppia , sposati da poco più di un anno.
Vorremmo provare ad avere un bimbo. Nelle nostre famiglie non ci sono mai
stati disturbi mentali, per cui i rischi relativamente ad una gravidanza da
questo punto di vista, pensiamo che possano essere minimi. In vista di
questo progetto “familiare” mia moglie ed io ci siamo posti una domanda: Per
prevenire disturbi mentali cosa è necessario fare in gravidanza? Ci sono
comportamenti, che comportano rischi e quindi da evitare durante l’attesa?”
.
Siamo nell’ambito della vera PREVENZIONE, e questa lettera mi offre lo
spunto per parlare di una questione che sta a cuore a molti lettori. E’
sempre più chiara l’importanza di una vita fetale “igienica”, non esposta ad
agenti tossici che possano influire sullo sviluppo della nuova vita che
nascerà. Questo comporta l’adozione di una condotta adeguatamente igienica
da parte della madre , ma anche del padre.
Tre nemici fondamentali sono l’ ALCOOL, il FUMO, l’INQUINAMENTO.
I primi due sono più facili da evitare, il terzo un po’ meno.
La maggioranza delle madri in attesa sa che l’assunzione di alcool durante
la gravidanza non è consigliata mentre c’e’ minor informazione e
consapevolezza sui rischi del fumo.
Esistono molti studi sull’assunzione di alcool in gravidanza ed e’ stato
riportato che le conseguenze sono dose dipendenti e possono variare da un
aumentato rischio di nascita pretermine fino ad una grave sindrome detta
“sindrome alcolica fetale” con danni gravi e permanenti al feto. Il problema
e’ stabilire una dose “innocua” perché il metabolismo dell’alcool e’ molto
variabile a livello individuale. In generale, le donne hanno meno fluidi
corporei e più tessuti grassi degli uomini e quindi la concentrazione di
alcool nel sangue risulta più alta in una donna che non in uomo dello stesso
peso corporeo che abbia ingerito la stessa quantità di alcool. Dal momento
che il fegato degli adulti trasforma l’alcool ad un tasso costante, quanto
più ne viene ingerito, tanto più tempo ci vorrà per eliminarlo. Nell’uomo,
il 55%-65% del peso corporeo è costituito da acqua, mentre nella donna la
percentuale varia dal 45-55%. L’alcool che è distribuito nei fluidi corporei
sarà quindi più “concentrato” nella donna che nell’uomo. Bere durante la
gravidanza, fa sì che l’alcool assunto passi anche al feto tramite il flusso
sanguigno attraversando la barriera placentare.
Recenti studi condotti sui topi hanno dimostrato che livelli di alcolemia
della futura madre paragonabili allo 0,07%, cioè piuttosto modesti, pari ad
un paio di drink, sono sufficienti a ‘uccidere’ le cellule cerebrali del
futuro bebè soprattutto durante i primi tre mesi di sviluppo. L’alcool
danneggia permanentemente i neuroni interferendo con la loro capacità di
creare le sinapsi, ovvero la “rete di comunicazione” che permette la
trasmissione delle informazioni, particolarmente importante sia per il feto
che per il bambino perché serve a “costruire” il cervello e immagazzinare le
informazioni. La capacità di creare le sinapsi e’ un presupposto
indispensabile alla vita delle cellule nervose che altrimenti sono
biologicamente destinate a morire. Se dunque un bicchiere di vino in una
donna sana non dovrebbe costituire un pericolo oggettivo perché in grado di
metabolizzarlo raggiungendo il feto in dosi molto ridotte, è anche vero che
e meglio non andare oltre. Un solo bicchiere di vino non è un problema, ma
“se un bicchiere tira un altro e poi un altro nello stesso giorno, è una
cosa diversa” perché porta la concentrazione di alcool ad un livello
sicuramente tossico.
Sebbene i rischi del fumo sulla salute in generale siano ben noti manca
invece una seria presa di coscienza dei possibili rischi per il feto esposto
al fumo materno. Le indagini statistiche, evidenziano che negli ultimi due
decenni il numero delle donne fumatrici all’inizio della gravidanza si è
praticamente raddoppiato attestandosi intorno al 25-30%. Le statistiche
inoltre riferiscono che solo una su tre riesce a smettere.
Attraverso il filtro placentare passano nicotina, monossido di carbonio e
tutte le altre sostanze cancerogene. Il monossido di carbonio si lega ai
globuli rossi al posto dell’ossigeno riducendone la disponibilità fetale. La
nicotina causa vasocostrizione placentare con aumento della frequenza
cardiaca del feto. Ancor più gravi sono le conseguenze della presenza di
benzopirene nel sangue del feto, le cui concentrazioni sono proporzionali al
numero di sigarette fumate. Il fumo di tabacco incrementa il rischio di
gravidanza extrauterina e quello di aborto spontaneo (30% nelle fumatrici
rispetto al 10% delle non fumatrici). Secondo recenti studi americani i
figli di madre fumatrici avrebbero un quoziente d’intelligenza (Q.I.)
inferiore di quattro punti circa rispetto ai figli di madri non fumatrici.
Questi dati consigliano l’astensione dal fumo almeno durante la gravidanza e
l’allattamento.
A questo punto si dovrebbe far distinzione fra effetti acuti del fumo ed
effetti cronici. I primi sono essenzialmente legati a modificazioni di
carattere cardiovascolare che si manifestano attraverso l’aumento della
frequenza cardiaca fetale che insorge immediatamente dopo che la madre ha
iniziato a fumare e che si accompagna a una riduzione della variabilità
della FCF (frequenza cardiaca fetale). In alcuni casi è stata anche
segnalata una diminuzione dei movimenti del feto. Per ciò che attiene agli
effetti cronici i figli dei fumatori presentano alla nascita un difetto di
crescita. Il rischio di partorire un bambino di peso inferiore ai 2500
grammi sembra essere dose dipendente nel senso che risulta quasi doppio
nelle fumatrici di più di 20 sigarette al giorno rispetto a quelle che ne
fumano meno di 20.
Non meno dannoso è il fumo passivo: questi rischi sono stati evidenziati già
alla fine degli anni ’50. Recenti studi hanno evidenziato che possibili
conseguenze del fumo passivo sul feto possono essere: basso peso alla
nascita; decremento della funzione polmonare; aumento dell’incidenza di
malattie acute delle basse vie respiratorie nei primi anni di vita;
predisposizione all’insorgenza di asma bronchiale.
Quindi anche chi sta vicino alla donna in attesa: il papà, è avvisato.
Probabili conseguenze possono poi essere: gravidanza protratta (oltre le 42
settimane); rallentata crescita del bimbo nei primi anni di vita;
alterazione maturazione del sistema nervoso centrale. Altre conseguenze
potrebbero poi essere: sviluppo di ipertensione polmonare primitiva;
alterazioni della pressione arteriosa alla nascita.
Le donne che in gravidanza assumono alcolici e fumano possono più che
raddoppiare il rischio nei figli di sviluppare il disturbo da deficit di
attenzione ed iperattività (ADHD). È stato dimostrato che i bambini affetti
da ADHD avevano retrospettivamente una frequenza superiore di 2,1 volte,
rispetto a quelli senza tale disturbo, di essere stati esposti al fumo di
sigarette e di 2,5 volte all’alcool nel corso della gravidanza.
Il grave abuso di alcol durante la gravidanza è stato collegato alla
sindrome del feto alcolista (FAS), una condizione che determina oltre ad un
basso peso alla nascita, deterioramento intellettuale e difetti fisici molto
importanti. Molti bambini nati con FAS hanno dimostrato la stessa
operatività, disattenzione e impulsività dei bambini con l’ADHD.
Un altro fattore di rischio di cui occorre tener conto durante la gravidanza
è quello relativo agli effetti dell’inquinamento atmosferico sul feto:
inquinamento che può essere sia atmosferico che ambientale. L’esposizione
del feto al piombo può infatti raddoppiare i rischi di sviluppare disturbi
psicotici nel corso della vita. Ricercatori della Columbia University di New
York dopo aver studiato le cartelle cliniche di 12 mila bambini nati tra
1959 e il 1966, le hanno messe a confronto con campioni di sangue prelevati
dalle loro madri. Dai dati è emerso che i figli nati da donne con elevati
livelli di piombo nel sangue hanno più del doppio delle probabilità di
diventare schizofrenici. Si tratta del primo studio che lega un agente
inquinante ambientale con questo disordine neurologico. Obiettivo degli
autori della scoperta e’ ora quello di ripetere la ricerca su un campione
più ampio di bambini, per confermare i risultati ma anche per scoprire se
esiste un momento particolare, nel corso della gravidanza, in cui il feto e’
più sensibile agli inquinanti esterni.
Che dire a commento?
Certamente dobbiamo sempre più preoccuparci dell’igiene dell’ambiente e
sviluppare una cultura di maggiore sensibilità; ne abbiamo tutti da
guadagnare.
Racconta a Kataweb Salute le tue paure.
Il professor Stefano Pallanti, docente di Psichiatria all’Università di
Firenze, direttore dell’Istituto di Neuroscienze di Firenze, e visiting
associate professor alla Mount Sinai Hospital School of Medicine di New
York, ti risponderà direttamente sul sito.
Scrivigli all’indirizzo s.pallanti@agora.stm.it
05 Marzo 2004
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4. STORIE VERE
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Dalla corrispondenza di info@aifa.it (i nomi sono di fantasia)
Oggi ho bisogno di sfogarmi un pò con voi, scusate se lo faccio, ma è un
periodo un pò delicato per me. La settimana scorsa abbiamo tenuto una
riunione alla scuola di mio figlio perchè purtroppo si era creato tra alcuni
bambini un circolo vizioso in cui i bambini si insultavano, si picchiavano e
le maestre disperate non sapevano più cosa fare. Sono stati convocati tutti
i genitori ed io ho accennato che mio figlio ha un problema, senza andare
troppo nei particolari perchè qui c’è un’ignoranza paurosa non soltanto per
quanto riguarda l’ADHD. I genitori degli altri bambini (non tutti grazie a
Dio) davano sempre la colpa a mio figlio, qualsiasi cosa succedesse, anche
se mio figlio a scuola era notevolmente migliorato. Ho passato una settimana
bruttissima perchè avrei voluto parlare apertamente dell’ADHD di mio figlio
ma sia io che mio marito eravamo molto spaventati. Ho chiesto alla riunione
a questi genitori di smetterla con le critiche di smetterla di buttarci
tutta la loro immondizia addosso. Risultato ci sono state alcune mamme che
hanno detto (naturalmente non direttamente) che se non ci piaceva stare qui
potevamo cambiare paese. Grazie a Dio ci sono anche state delle mamme che
forse hanno capito e che sono venute a parlarmi. Perchè è tutto così
difficile? A volte mi sembra di non farcela, perchè gli altri non ci vengono
incontro? Scusate ma oggi sono un pò giù di morale. Mio figlio poi è
particolarmente agitato, forse ho sbagliato io nella sua educazione. Sapete
perchè dico questo? Perchè quando Paolo non prendeva ancora il Ritalin era
ingestibile, continuavamo a ripetergli le cose ma lui niente e noi tutti
sappiamo il perchè. Con l’aiuto del farmaco Paolo è molto migliorato
soltanto che adesso ho anni da recuperare perchè in passato in alcuni
momenti lo lasciavo fare come voleva perchè non ce la facevo più ero
stremata e depressa. Avremmo veramente bisogno di qualcuno che venga a casa
per insegnarci a trattare con lui, a volte mi sento così inadeguata!
Vogliamo provare a fare domanda alla nostra ASL per avere una persona che ci
aiuti in casa e qualcuno che ci faccia il parent-traning, qualcuno di voi so
che nella sua regione lo ha fatto, ci spiegate come. Oggi pregavo e ho
chiesto a Dio perchè la gente è così cattiva? Pensate che tutte le critiche
verso nostro figlio sono partite da mia cognata la quale ha pensato bene di
creare una bella reputazione a nostro figlio e così quando siamo venuti ad
abitare a Pincopallino lui era già etichettato, che gentile vero? Dio ci
insegna a perdonare, ma come si fa a perdonare una persona del genere?
Scusate lo sfogo, anche voi dovete convivere con queste cose tutti i giorni
ed è proprio per questo che mi sfogo con voi perchè siete gli unici che ci
capite. Grazie a tutti per esistere. Vi vogliamo bene. Mi sono dilungata un
pò.
Lettera firmata
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BUONA PASQUA!
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Cari Soci e amici iscritti alle Newletter AIFA,
vi giungano i nostri più sentiti auguri di una Pasqua che rappresenti
veramente per tutti voi genitori e per i vostri bambini ADHD, un vero
“passaggio” dalla sofferenza alla serenità di una vita da giocare nell’amore
e per l’amore.
L’AIFA continuerà ad essere accanto a quelle famiglie e a quei bambini che
fino ad oggi hanno sofferto l’emarginazione e la solitudine, perchè anche la
loro inapparente disabilità possa essere riconosciuta e adeguatamente
“curata”.
Auguri di vero cuore!
Raffaele D’Errico, Presidente AIFA Onlus
e tutto il Consiglio Direttivo
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PUBBLICATO IL NUMERO DI APRILE DI “AIFAnews”
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N.2 Anno II – Aprile 2004 www.aifa.it\aifanews.htm
E’ stato distribuito gratuitamente in occasione del I Convegno Regionale
AIFA del Lazio il 3 aprile scorso e sarà inviato per posta in questi giorni
a tutti i soci AIFA, il 3° numero del Notiziario delle Attività Sociali e
divulgative dell’AIFA Onlus.
Diretto egregiamente dal Vicepresidente Enzo Aiello, AIFAnews si va sempre
più specializzando come un ottimo veicolo di informazioni, notizie,
collegamenti e testimonianze dal mondo ADHD.
In questo numero:
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Editoriale – Centri di riferimento diagnosi e terapia ADHD – Il 2° Convegno
Nazionale dell’AIFA – Le parole dei grandi – L’AIFA ringrazia l’On. Olimpia
Tarzia – L’AIFA entra nel Forum delle Associazioni Familiari –
Testimonianze… di vita vissuta – AIFA… in azione – L’edicola – Dal
convegno di Merano sull’ADHD – Nasce Agorà, il Forum per parlare di ADHD –
News dall’AIFA – News… dal mondo scientifico – Libri AIFA nuove edizioni –
Videoteca AIFA – L’AIFA: il presente e… il suo futuro
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