============= AIFAnewsletter n.3 del 12/01/2003 ===================

“Mamma, mi sembra che tutto vada troppo in fretta per me…”
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Ci giunge questa lettera molto significativa da un nostro referente regionale e la giriamo:

Carissimi amici,
finalmente possiamo darvi nuove notizie. Durante le feste abbiamo avuto il computer in tilt e non abbiamo potuto ne’ scrivere ne’ visitare il nuovo sito dell’associazione AIFA… eravamo impazienti di conoscere meglio l’ADHD ma soprattutto di vedere il dott.X che ci ha ricevuto giovedì scorso. Abbiamo parlato con lui e ci ha consigliato di far fare alla bambina una valutazione psicodiagnostica con test di 2° livello e una valutazione logopedica: secondo lui ci sono gli elementi per diagnosticare il deficit di attenzione con iperattività. Ha fatto anche il test DSM ad io mi sono permessa di farlo fare anche ad una maestra per verificare il riscontro a scuola.
Come era prevedibile nostra figlia (adottiva) a scuola si controlla e forse è per questo che lo sforzo le causa tanta fatica, tanto da soffrirne fisicamente.

Abbiamo appena avuto i risultati delle analisi fatti per capire la natura dei disturbi gastroenterici dei quali soffre da un paio di mesi.
All’inizio si pensava ad una alimentazione non corretta, siamo intervenuti con farmaci e con la dieta, ma non è servito a nulla: ora siamo certi che sono dovuti allo stress, perchè non esiste nulla di patologico.
Io cerco di farla parlare molto, soprattutto di quella strana tristezza che le prende all’improvviso e che la preoccupa.
A volte è una frase infelice detta da un compagno o dalla maestra, una battuta ironica del fratello, l’idea ricorrente di avere un fratellino piccolo, di una montagna di compiti da fare che la spaventa…..
Giorni fa mi ha detto: “Mamma, mi sembra che tutto vada troppo in fretta per me, tutti mi dicono fai presto, sei in ritardo, muoviti, non capisci niente ….ed io non ce la faccio a seguire, a capire subito! …”
Potete immaginare come mi sono sentita!….
Riguardo il medico, non so dire se mi ha convinto, forse era il suo modo di fare o per il fatto che anche la bambina era presente al colloquio per cui dovevamo dosare le parole e non ci sentivamo liberi di esprimere a pieno le nostre preoccupazioni e i nostri dubbi. Forse ci aspettavamo qualcosa in più, magari troppo, per il primo incontro…
Mio marito si è spaventato quando ha sentito che la medicina usata per curare questo disturbo è uno psicofarmaco. Confesso che ho delle riserve anch’ io: vorrei completare tutti gli accertamenti e capire bene cosa accade nel somministrarlo…

Ora siamo in attesa di sapere qualcosa dai test prescritti, spero solo di non dover aspettare troppo: sappiamo bene quali sono i tempi soprattutto in periferia.

Ho letto la vostra esperienza e quella di tanti altri genitori sul sito e ho trovato i sentimenti e le frustrazioni di sentirsi impotenti davanti ad un problema sconosciuto; ogni genitore ama suo figlio ed il vederlo soffrire nel silenzio e per colpe ingiuste è lacerante. Noi speriamo tanto di riuscire a conoscere il suo malessere per poterla aiutare e a darle un po’ di quella felicità che già una volta le è stata rubata.

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Risponde il referente AIFA:

Siete sulla strada giusta.perché accettare la possibilità che un figlio abbia un “problema” è comunque l’inizio di una possibile guarigione.

Perseverate nell’approfondire sui libri tutte le ipotesi che vi proporranno e fermatevi solo se queste troveranno reale riscontro nel veder realmente “star bene” vostra figlia!

Non arrendetevi e non fatevi condizionare se non da quest’ultima realtà.

Siate genitori scientifici “studiando”…ammettendo che noi genitori non possiamo conoscere tutto ciò che c’è da sapere per aiutare i nostri figli.e umili nel riuscire a cogliere ed accettare nuove idee o utili informazioni! Non scoraggiatevi mai! Un forte abbraccio!