========= AIFAnewsletter n.144 anno V del 28/02/2007 ======================

Notiziario sul Deficit d’Attenzione con Iperattività, disturbi e problematiche ad esso correlati, diffuso dall’Associazione Italiana Famiglie ADHD Onlus.

In questo numero:
1.  8° CONFERENZA INTERNAZIONALE ADDISS (LONDRA-UK) 26-28 MARZO 2007
2.  3MASTER TRIENNALE PEDAGOGIA CLINICA FIPED 2007-2009
4.  EDITORIALE NOTIZIARIO AIFA ANNO IV N. 6 Ottobre 2006
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6. RASSEGNA STAMPA
– Servizio radiofonico RAI-Radio1     30-01-07 Gr1 “Medicina e società” – intervista dr. Vella
– Servizio radiofonico RAI-Radio3:    31-01-07 Radio3 Scienza intervista dr. Panei, dr. Zuddas, drsa. Corbo
–  Servizio radiofonico RTL102:           01-02-07 No-Stop-News – intervista dr. Bonati
– Servizio televisivo Canale5:             05-02-07 Terra – intervista referente Lombardia Aifa onlus
– 07/12/2006 The Economist:       “Casalinghe veramente disperate” versione originale “Really Desperate housewives”
– 30/01/2007 Sanihelp.it:               “ADHD: in arrivo il Registro Nazionale per gli psicofarmaci”
 30/01/2007 Marketpress.info:    “Dare voce al disagio del bambino con deficit d’attenzione e iperattività”
– 08/02/2007 Gente N. 6:               “Arriva In Italia la medicina per bambini iperattivi: è d’obbligo un controllo severo”
– 10/02/2007 Io Donna N. 6:          “Concentrazione zero”
– 11/22/2007 Unione Sarda:         “Così curo i bambini che parlano con gli angeli”
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8° CONFERENZA INTERNAZIONALE ADDISS (LONDRA-UK) 26-28 MARZO 2007
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ADHD: sindrome del 21° secolo
Ospite speciale apertura lavori
Roger Graef OBE scrittore, regista, produttore e criminologo

Al momento, non c’è nessuna cura per l’ADHD, ma c’è un grande consenso su ciò che può essere fatto per aiutare le persone con ADHD ad esprimere la loro piena  potenzialità. Ciò richiede il miglioramento della conoscenza dell’ADHD e l’individuazione di strumenti e strategie che funzionino.
Questo è il focus per la conferenza ADDISS del 2007.
La conferenza è aperta a medici, operatori sociali, genitori, insegnanti
Brochure e modulo iscrizioneRoyal National Hotel, London
ADDISS Conference, P O Box 340,
Edgware, Middlesex, HA8 9HL
Tel: (+44) (0) 208 952 1515
Fax: (+44) (0) 208 952 2909
posta elettronica:  conferences@addiss.co.uk
                                                                                                                                               
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2CONVEGNO: “I DISTURBI SPECIFICI DELL’APPRENDIMENTO”
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Associazione Italiana Dislessia – Delegazione di Lucca
Barga (Lu) 23 – 24 marzo 2007
Cinema Roma – via Roma (tel. 511312)Il convegno è rivolto a docenti, dirigenti scolastici, operatori sanitari, educatori, dislessici e loro familiari. Per le professioni sanitarie (medico, psicologo, logopedista) sono stati richiesti i crediti ECM.
L’iscrizione è gratuita ma, per motivi organizzativi, è richiesto l’invio di una scheda di iscrizione alla sede AID nazionale mediante fax (051-6393194) o e-mail 
  soci@dislessia.it

N.B. Il convegno era stato programmato per il 2-3 marzo (data che ancora compare sul database
del Ministero della Salute), ma la effettiva data di effettuazione sarà il 23-24 marzo.
www.dislessia.it
Leggi il programma completo
Altri Eventi e Manifestazioni  2007
                                                                                                                                                            
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3MASTER TRIENNALE PEDAGOGIA CLINICA FIPED 2007-2009
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Centro Studi Itard
MASTER TRIENNALE di SPECIALIZZAZIONE IN PEDAGOGIA CLINICA
ANCONA – A.A. 2007 – 2009
Centro Stella Maris – Loc. Colleameno – Ancona
Destinatari: Laurea in: Pedagogia, Scienze dell’Educazione, Scienze della Formazione Primaria o  lauree in ambito pedagogico (o previsione di laurea entro il 2007).

Il Master  è organizzato dalla Scuola di Formazione in Pedagogia Clinica  “Centro Studi Itard” che ha sede a Filottrano  (ANCONA)  e risponde ai Criteridi qualità ed ai Programmi assunti dalla FIPED
INIZIO   FEBBRAIO 2007 –  CONCLUSIONE   FEBBRAIO  2009
Informazioni:
– Dott.ssa Elisabetta Bruschi –  tel. 071.913764,  347.7061506 ,  posta elettronica:  elisabettabruschi@virgilio.it
– Dott. Catia Giaconi – Centro Studi Itard –  tel. 071.7224063,   posta elettronica:  catia.g@tiscalinet.it
– www.centrostudiitard.it
Leggi il programma completo
                                                                                                                                                                                     
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4EDITORIALE NOTIZIARIO AIFA onlus ANNO IV N. 6 Ottobre 2006
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Quando nella società accade che un determinato “status quo” pure con terribili ricadute sociali tenda a perpetuarsi, per ignavia, per ignoranza, per interesse o per ideologia o probabilmente per tutte e quattro le “i” variamente presenti ed intrecciate, inevitabilmente si verifica un fenomeno singolare: in quello stesso tessuto sociale emergono uomini e donne “speciali”, che, in altri tempi, quando le virtù umane erano chiaramente riconoscibili ed ammirate da parte di tutti, sarebbero stati chiamati “eroi”. Oggi “eroe” può apparire un termine forte se non addirittura ampolloso, retorico o comunque esagerato e forse in parte è vero: ma come altrimenti definire quegli uomini e donne di questi nostri tempi che nei più disparati ambiti della vita (famiglia, lavoro, società) lottano strenuamente per riuscire ad alzare lo sguardo verso l’alto, cercando di vivere coerentemente nella loro vita valori sostanzialmente dimenticati quando non irrisi (onestà, fedeltà, amicizia, accoglienza, etc.), trascinati verso il fondo dalla mediocrità di una società che trova ogni sistema per puntare decisamente verso il basso? Questi uomini e donne in realtà costituiscono gli anticorpi in una realtà “malata”, caratterizzata in molti ambiti principalmente, anche se non esclusivamente, dall’”eclissi della ragione”.
Numericamente sono pochi, pochissimi, ma abbastanza coraggiosi da andare avanti: quasi sempre di loro nessuno saprà mai nulla. Non a caso gli “eroi” osannati dei nostri tempi sono essenzialmente eroi “virtuali”, generati dalla società dei consumi, quindi sostanzialmente eroi di carta, di celluloide che hanno ben poco o nulla da dire di fronte ai problemi ed alla realtà della vita di ogni giorno: gli “eroi” veri, quelli di carne, non possono essere che altrove, lì dove si vive la vita reale, impegnati in un costante lavoro vissuto con competenza,
umiltà e passione. Il bello è che loro non sanno nemmeno di esserlo! L’ADHD con tutta la sua variegata galassia di comorbilità è in Italia una di quelle “realtà malate” che ha avuto e continua ad avere i suoi “eroi”: noi genitori li abbiamo conosciuti!
Li abbiamo incontrati nel padre di famiglia e pediatra che con sua moglie ha saputo dare ascolto alla sua personale sofferenza ed a quelle di tanti altri genitori generando una catena di solidarietà e amore in tutta Italia, lavorando senza tregua per anni per la diffusione delle conoscenze sull’ADHD ed il riconoscimento del disturbo; nel neuropsichiatra che senza strutture sufficienti ma con validissimi collaboratori sottopagati o per nulla pagati continua a sostenere centinaia di famiglie da tutta Italia nella diagnosi e nella terapia; nell’insegnante che si è prodigato con sacrifici ed a proprie spese nell’approfondimento dei problemi per aiutare il suo alunno; nel pediatra che ha saputo accogliere nel suo studio, anche di domenica, pazienti provenienti da varie parti d’Italia, arrivando anche in certi casi a non farsi pagare; nel neuropsichiatra che, da solo, con grande capacità e determinazione ha mosso federazioni sportive nazionali per sostenere la formazione di istruttori preparati in modo particolare a gestire le difficoltà del disturbo.Ognuno di noi genitori ha negli occhi e nel cuore qualcuno di questi “eroi”: in fondo tra “simili” è facile riconoscersi. Sì perché in questo novero di “eroi” ci siamo pure noi genitori con i nostri figli “speciali”. Le storie quotidiane di noi genitori, quelle che ci siamo raccontate in questi anni e che continuiamo quotidianamente a conoscere sono storie di profonda umanità, piene di gioie e dolori, di forza e debolezza, ma prima di tutto storie di un amore vissuto fino in fondo che illuminano davvero la storia. In prima linea, troppo spesso senza aiuto umano, sotto il fuoco incrociato dell’incomprensione, dell’emarginazione, dell’ignoranza diffuse, sono uomini e donne testimoni di un amore grande: come definirli se non “eroi”?                                                                                                                                                          

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Organo ufficiale Associazione Italiana Disturbi Attenzione Iperattività (AIDAI)
supplemento alla rivista “Disturbi di Apprendimento” – edizioni Erickson
DDAI: disturbo da deficit attenzione e iperattività

– Rapporto tra aspetti emotivi e tolleranza dell’attesa in bambini con DDAI
E. Maj, GM Marzocchi
Questa ricerca indaga il ruolo svolto dalle problematiche emotive del DDAI in un campione di 35 bambini di scuola primaria, nei quali sono state valutate la reattività emotiva e la capacità di risposta empatica. E’ stata inoltre condatta una seduta di osservazione per verificare se l’iperattività motoria sia più elevata nelle condizioni di attesa, e se sia espressa in maggior misura dai bambini con DDAI e difficoltà emotive, rispetto ai soli DDAI e soggetti di controllo. Dalle analisi effettuate, i bambini DDAI
 con difficoltà emotive presentano maggiore reattività emotiva nelle situazioni caratterizzate da fallimenti e livelli superiori di iperattività sia in senso complessivo che nelle condizioni di attesa.– Disadattamento scolastico predetto da una precoce sintomatologia DDAI
D. Mugnaini, F Favitta, C Chelazzi, C. Romagnoli
779 bambini sono stati valutati dai loro insegnanti  a fine prima e nuovamente a fine seconda elementare, tramite una scala di valutazione basata sul DSM-IV: i bambini con sintomatologia DDAI che supera il 95% percentile a fine prima, sono dalle 5 alle 16 volte più a rischio di presentare un rilevante disadattamento a fine seconda (nelle aree degli apprendimenti, della sintomatologia internalizzante e nella sfera relazionale), con un’accuratezza predittiva di 0,92. Si rendono quindi giustificati screening ad hoc per attivare un precoce approfondimento valutativo e promuovere interventi di tipo almeno preventivo.

– Strategie metocognitive per favorire l’attenzione degli alunni nella scuola dell’infanzia: un’indagine sulle preferenze degli insegnanti
G. Perticone, P. Cappagli, I. Minervini
Da alcuni anni nella scuola italiana la metacognizione è considerata un potente mezzo di ampliamento e potenziamento delle capacità del bambino. Nella scuola dell’infanzia il suo utilizzo sembra incontrare però scarsa applicazione. Con questa indagine abbiamo cercato di conoscere le idee e le preferenze degli insegnanti di scuola dell’infanzia riguardo all’opportunità e possibilità di applicare interventi metacognitivi alla didattica con bambini così piccoli, in particolare per favorire il controllo dell’attenzione a scuola. I risultati sembrano indicare una generale limitazione nell’uso di strategie metacognitive.

– Le linee guida SINPIA per il trattamento cognitivo-comportamentale del DDAI
G.A. Chiarenza, E. Bianchi, GM Marzocchi
In questo contributo si delineano le varie proposte terapeutiche di tipo cognitivo-comportamentale (definite multimodali) che coinvolgono bambini, genitori e insegnanti in base alle linee guida della Società Italiana di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’Adolescenza. Vengono riportati recenti risultati della letteratura internazionale circa l’utilità delle varie proposte terapeutiche e indicazioni sintetiche su cosa prevedono i diversi tipi di terapia. Nella discussione vengono anche messi in luce alcuni accorgimenti che il clinico deve tener presente nel momento in cui lavora sul piano terapeutico.
– Approccio pratico per la gestione dei comportamenti problematici degli studenti con DDAI
Laurel M. Garrick Duhaney
L’iperattività, disattenzione e impulsività degli studenti DDAI sono all’origine di una varietà di comportamenti problematici che incidono negativamente sia sul loro successo scolastico che sulle attività e sulla vita in classe in generale. Vengono qui presentate numerose strategie che l’insegnante può applicare agevolmente a questo riguardo – tra cui la valutazione funzionale del comportamento problematico, gli interventi basati sugli antecedenti e sulle conseguenze – che si sono dimostrate efficaci per rispondere ai bisogni educativi degli studenti con DDAI.

            

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6. RASSEGNA STAMPA
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Nasce con l’intendo di raccogliere tutti gli articoli (buoni) pubblicati sull’ADHD e usciti sui più comuni rotocalchi italiani, al fine di favorire  un aggiornamento sul tema visto dalla parte dei media. Si tratta di un servizio, molto visitato soprattutto dai giornalisti e che lascerà nel tempo anche una traccia sulla storia dell’ ADHD in Italia.  La pagina è stata rivista e organizzata in sottolivelli partendo dalla principale (http://www.aifa.it/rassegna_stampa.htm) in modo da accedere poi alle pagine singole organizzate per anni. Gli articoli sono disposti per ordine di data e per ciascuno è possibile leggerne il titolo, l’autore e il quotidiano o periodico che lo ha  pubblicato con la relativa data di emissione. La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato


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07/12/2006  The Economist: “CASALINGHE VERAMENTE DISPERATE” versione originale “Really Desperate housewives”
traduzione di Astrid Gollner – referente AIFA Lombardia

Non deve sorprendere se rientra in una nuova causa femminista in tutto il mondo: la condizione delle donne che affermano di avere problemi a focalizzare la loro attenzione e che non riescono ad attirare l’attenzione di nessuno per un tempo sufficientemente lungo per condividere i loro problemi. Una persona che crede fortemente in questa causa è Sari Solden, scrittrice americana sul (e affetta dal) Deficit di Attenzione e Iperattività: un termine familiare ai genitori dei paesi di lingua inglese, dove l’ADHD (oppure a volte  anche solo ADD) è stato diagnosticato a milioni di bambini che non riescono a stare fermi, o che non riescono a concenstrarsi a lungo, oppure non riescono a fare nessuna delle due cose. Il mercato farmaceutico americano per l’ADHD – spesso chiamato semplicemente Ritalins – ammonta ad una valore di oltre 3 miliardi di dollari, di cui i bambini sono i maggiori utilizzatori.
Sari Solden però vede un’ “epidemia nascosta” tra le donne adulte.
Per quanto riguarda la presenza del disturbo in età evolutiva, ne è stato fatto un gran parlare da persone scettiche che  affermano che viene diagnosticato troppo frequentemente. Alcuni affermano che i medici offrono troppo velocemente soluzioni chimiche per i piccolissimi che magari sono solo turbolenti o vivaci. Sam Goldstein, affermato esperto americano, afferma che il disturbo esiste, ma che persone sotto stress potrebbero essere troppo precipotose nel  confermare che si tratti di ADHD.Per quanto riguarda le donne adulte, Sari Solden afferma il contrario: milioni di persone che soffrono silenziosamente hanno bisogno di aiuto ma non ne ricevono. Citando le reazioni al suo libro “Donne con il Deficit di Attenzione” (il cui titolo più brillante in giapponese è “Donne che non riecono a fare ordine tra le loro cose” e in tedesco è  “La principessa del caos”), riferisce un forte interesse nel Medio Oriente, in Cina e in tutta l’Europa. In tutto il mondo sono nati gruppi di sostegno per le donne che soffrono di ADHD; in Australia esiste una e-community che si chiama ADDventurous Women (Donne A(DD)vventurose).Anche in paesi dove l’ADHD è una sindrome riconosciuta tra i disturbi in età evolutiva, è difficile trovare una cura  per le donne adulte. In Inghilterra, dove ai bambini viene somministrato il Ritalin quasi ai livelli americani, ci sono due cliniche del servizio sanitario nazionale che lottano per aiutare il crescente numero di adulti afflitti da ADHD.
Caroline Knight, donna inglese afflitta da ADHD che ha combattuto molto per avere un aiuto, dice che si è rovinata la vita e le sue prospettive lavorative. I farmaci l’aiutavano: “riuscivo a stare in coda senza diventare impaziente e a guardare il TG senza distrarmi”, ma molti medici del servizio sanitario non prescrivono il Ritalin agli adulti.
Judie Gade, a capo del gruppo australiano, dice che i suoi membri non riescono a trovare farmaci per l’ADHD; molti medici, non credendo in un disturbo specifico, offrono semplicemente antidepressivi. Donne cattoliche irlandesi si trovano a confronto con lo scetticismo della chiesa, afferma Diane Zaccheo, terapista ADHD. Secondo Jadis Blurton, psicologa, a Hong Kong il numero delle donne che si fanno avanti sta crescendo, ed è cresciuto negli ultimi 5 anni,  soprattutto tra immigrate, ma devono combattere per trovare medici locali che possono curarle.
E non si tratta nemmeno di ipocondria del mondo ricco, afferma Paulo Matthos, che guida un gruppo di studio all’Università federale di Rio de Janeiro. La proporzione dei bambini brasiliani con i sintomi di questo disturbo, usando una definizione americana, è del 5% – comparabile con gli Stati Uniti. Tra gli adulti la proporzione risulta essere tra 1.5 e 3.5%.
Anche se le donne soffrono tanto quanto gli uomini, vengono curate meno spesso. Matthos sospetta un “gap dei sessi” alla base di questo: in Brasile le donne non fanno frequentemente lavori difficili, e di conseguenza i loro problemi rimangono nascosti.E molte donne brasiliane non hanno la possibilità che hanno invece le donne americane – saccheggiare le medicine dei loro figli. Durante una delle puntate della serie televisiva americana del 2004 “Desperate housewives”, una tormentata Lynette Scavo faceva incursione nel bagno buttando giù il Ritalin del figlio nel tentativo di diventare una “Supermamma”.
A distanza di un anno, i risultati di una ricerca panoramica dimostrano che l’uso del Ritalin tra gli adulti era fortemente incrementato, soprattutto tra le donne. Mentre le prescrizioni per la fascia d’età dai 20 ai 44 anni sono cresciute del 139% negli ultimi 5 anni, la percentuale delle donne afflitte da ADHD è salita al 164%. E’ semplicemente
l’arte dell’imitazione o è il potere subliminale del piccolo schermo?                                                                                                                                                                                                                                      
30/01/2007 Sanihelp.it : “ADHD: in arrivo il Registro Nazionale per gli psicofarmaci”
Si parla da tempo delle modalità con cui vengono prescritti farmaci ai bambini affetti da ADHD  , un disturbo che comporta deficit d’attenzione e iperattività. Qualche giorno fa a Roma si è tenuto un importante Convegno sul tema Bambini e psicofarmaci , promosso dall’Istituto Superiore di Sanità e dall’Istituto Mario Negri di Milano, a cui sono intervenuti anche Nello Martini, direttore generale dell’Agenzia del Farmaco, e Patrizia Stacconi, presidente di AIFA onlus-Associazione Italiana Famiglie ADHD. L’incontro si è svolto per mettere a punto un Registro Nazionale ADHD che tuteli i bambini e le famiglie dai rischi di errata diagnosi e da un uso scorretto degli psicofarmaci in età infantile.
Il Registro, il cui progetto è previsto per fine febbraio, è rivolto ai genitori che spesso temono una diagnosi parziale o totalmente errata  e conseguentemente l’utilizzo di uno psicofarmaco non idoneo o i suoi effetti collaterali.
AIFA auspica che la stessa procedura, sia per la diagnosi multimodale che per la somministrazione del farmaco in ambiente controllato, sia estesa a tutti gli altri disturbi neuropsichiatrici diagnosticabili in età evolutiva. Una situazione di estrema cautela e di rigore, per la massima sicurezza del bambino: il farmaco è un mezzo, il problema sta nel corretto, saggio e responsabile uso del mezzo, non nel mezzo stesso.
È opportuno sottolineare che l’eventuale scelta farmacologica viene effettuata esclusivamente dal neuropsichiatria infantile sulla base della sua pratica clinica e di accurati protocolli diagnostici validati in tutto il mondo scientifico e sempre inserita nell’ambito di una terapia multimodale, che vede accanto alla terapia farmacologica quella comportamentale, il parent-training per i genitori e il coinvolgimento degli insegnanti.
                                                                                                                                        
30-01-2007   Marketpress.info: “Dare voce al disagio del bambino con deficit d’attenzione e iperattività”
“Guardiamo con grande fiducia l’attuazione del programma del Registro Nazionale Adhd per fine febbraio promessa ieri (24/01/2007) da Nello Martini, direttore generale dell’Agenzia del Farmaco, perché è uno strumento di tutela fondamentale sia da possibili rischi di errata diagnosi sia dal rischio di un eventuale abuso” – afferma Patrizia Stacconi, presidente dell’Associazione Italiana Famiglie Adhd, che ha partecipato a Roma al Convegno promosso dall’Istituto Superiore di Sanità e dall’Istituto Mario Negri di Milano sul tema “Bambini e psicofarmaci”. “La parola iperattività evoca l’immagine di bambini vivaci, contenti, pieni di vita e ricorda un periodo della vita, quello dell’infanzia, generalmente bello e spensierato. In realtà questo disturbo provoca una grande sofferenza nel bambino a causa dell’emarginazione a cui viene sottoposto fin da piccolo, sensi di colpa, bassa autostima, poche relazioni sociali e amicali, abbandono scolastico” – afferma Patrizia Stacconi, presidente di Aifa onlus. “Questo disturbo ha un effetto pervasivo su tutte le principali attività e impatta negativamente su ogni aspetto della vita, provocando sofferenza anche nella famiglia, che assiste impotente a questo fenomeno”. I genitori temono una diagnosi parziale o totalmente errata e conseguentemente l´utilizzo di uno psicofarmaco non idoneo o i suoi effetti collaterali; per questo viene fortemente auspicata la messa in atto del programma del Registro per L’adhd, uno strumento di tutela unico al mondo. Aifa auspica che la stessa procedura, sia per la diagnosi multimodale che per la somministrazione del farmaco in ambiente controllato, sia estesa a tutti gli altri disturbi neuropsichiatrici diagnosticabili in età evolutiva. Una situazione di estrema cautela e di rigore, per la massima sicurezza del bambino. Il farmaco è un “mezzo”: il problema sta nel corretto, saggio e responsabile uso del “mezzo”, non nel “mezzo” stesso. Numerosi genitori di bambini con Adhd sono concordi nell’affermare di aver avuto un rifiuto istintivo iniziale verso l’approccio farmacologico; dopo anni di terapie rivelatesi inefficaci, in alcuni casi hanno visto invece “rinascere” i propri figli grazie a questa risorsa, che spesso si è rivelata decisiva, e in alcuni casi fondamentale per la loro vita. E’ opportuno sottolineare che l´eventuale scelta farmacologica viene effettuata esclusivamente dal neuropsichiatria infantile sulla base della sua pratica clinica e di accurati protocolli diagnostici validati in tutto il mondo scientifico e sempre inserita nell´ambito di una terapia multimodale, che vede accanto alla terapia farmacologica quella comportamentale, il parent-training per i genitori e il coinvolgimento degli insegnanti. L’aifa è un Gruppo di mutuo-aiuto costituito soprattutto da genitori nato nell’ottobre 2002 per dare sostegno alle famiglie con bambini, ragazzi o adulti affetti da Adhd o Add (Adhd= Attention Deficit Hyperactivity Disorder, deficit di attenzione con o senza iperattività). Attualmente quasi in ogni regione sono presenti una o più coppie di genitori referenti dell’associazione che forniscono sostegno morale, consigli pratici e indicazioni sui Centri o i professionisti più vicini in grado di fare una diagnosi.
                                                                                                                                       
08/02/2007 Gente N. 6 “Arriva In Italia la medicina per bambini iperattivi: è d’obbligo un controllo severo”
Intervista a Silvio Garattini
Gli impieghi di psicofarmaci per bambini e adolescenti sono al centro di una serie di preoccupate notizie pubblicate da giornali e mass-media. La novità è che, anche in Italia, si renderanno disponibili due farmaci indicati per curare una sindrome nota come Adhd. Si tratta di una forma di iperattività che comporta nei ragazzi una ridotta capacità di concentrazione e di attenzione, quindi una vera e propria malattia, niente a che vedere con le situazioni tipiche di ragazzi che si dimostrano un po’ vivaci, disturbano a scuola, sono sempre in movimento, non hanno voglia di studiare, sono spesso distratti da altri interessi e attività. Stiamo parlando di medicinali da non usare a cuor leggero, o addirittura con il “fai da te”, ma di autentici psicofarmaci, cioè sostanze chimiche che penetrano nel cervello e interagiscono con altri prodotti chimici presenti nelle cellule del sistema nervoso centrale. E che “lavorano” in un cervello ancora in crescita, quindi con caratteristiche ben diverse da quelle di un cervello adulto. I due farmaci in questione sono un vecchissimo composto degli anni Sessanta, il metilfenidato, e un nuovo prodotto noto con il nome di atomoxetina. Sono prodotti imparentati con ramfetamina che, come è noto, è una sostanza d’abuso e presenta notevoli effetti tossici inclusa la possibilità di indurre dipendenza. Questo accostamento all’amfetamina dipende dalle caratteristiche “stimolanti” del metilfenidato e della atomoxetina.
L’efficacia, soprattutto per il metilfenidato, è dimostrata da una serie di studi clinici.
Meno noti sono gli effetti tossici. Mancano, infatti, studi mirati non soltanto a stabilire ciò che succede durante il periodo della somministrazione, ma anche gli effetti osservabili successivamente e nell’età adulta, visto che i farmaci vengono somministrati proprio in individui il cui cervello è ancora in fase di crescita. Non è escluso che studi di questo tipo possano portare sorprese.
Per ora sono noti soprattutto effetti cardiovascolari, dovuti probabilmente alla interazione di questi farmaci con mediatori che regolano il tono dei vasi e il ritmo cardiaco. Metilfenidato e atomoxetina dovrebbero avere un impiego limitato a quell’I per cento dei ragazzi fra i 7 e i 12 anni con sindrome di iperattività e ridotta attenzione, accompagnati ad altre patologie di tipo mentale. Le regole, che verranno stabilite dall’Aifa (l’Agenzia italiana per il farmaco), devono considerare il fatto che i casi sospetti siano anzitutto riferiti allo psichiatra infantile per stabilire, con l’aiuto dello psicologo, degli insegnanti e soprattutto dei familiari, le vere cause dei sintomi. È importante sottolineare che, spesso, si tratta di problemi risolvibili migliorando l’ambiente in cui il ragazzo svolge la sua attività, nella scuola o nelle organizzazioni sportive e ricreative. Solo se queste azioni non danno frutti in un ragionevole lasso di tempo potrà scattare una prescrizione farmacologica per un adeguato periodo, cioè in cicli di circa 6 mesi seguiti da periodi senza trattamento. Se il risultato è positivo, il trattamento può continuare anche con la prescrizione del medico di medicina generale, ma il farmacista, nel dispensare il medicinale, dovrà verificare che la ricetta sia sempre accompagnata dal piano terapeutico. In aggiunta a queste precauzioni, verrà stabilito un registro nazionale dove saranno raccolti tutti i dati per poterli analizzare e ottenere importanti informazioni sulla storia naturale di questa sindrome e lo sviluppo di eventuali nuove terapie. Va comunque tenuto conto che questa patologia tende a diminuire con il passare degli anni.
Medico, farmacologo e direttore dell’Istituto Mario Negri

10/02/2007  Io Donna pag 213 N. 6 “Concentrazione zero”
di Margherita De Bac  
Che fare quando un bambino ha gravi disturbi dell’attenzione? Dopo una lunga attesa (e infinite polemiche) arrivano due farmaci. Con molti paletti “anti abuso” Arrivano in Italia i farmaci per l’Adhd (Attention deficit hyperactivity disorder), la Sindrome da deficit di attenzione e iperattività che colpisce l’1,5 per cento dei bambini in età scolare. Non si parla di alunni semplicemente troppo vivaci o disobbedienti. Ma di veri e propri malati di distrazione. Iperattivi, impulsivi, incapaci di concentrarsi per più di 20 secondi su qualsiasi cosa stiano vedendo, facendo o ascoltando. Il risultato di tale condotta è il fallimento scolastico, l’isolamento da amici e fratelli, fattori che condizionano la qualità della vita nel presente e nel futuro. Il recupero da adulti è infatti molto difficile. I farmaci appena promossi sono due, metilfenidato e atomoxetina, rispettivamente un’anfetamina e un antidepressivo. Entrano in commercio nelle prossime settimane dopo l’approvazione da parte del ministero della Salute. Per la prima delle due molecole sono stati necessari quasi tre anni in attesa del via libera. La seconda, di nuova generazione, si è aggiunta strada facendo e ha già ricevuto il semaforo verde dell’Emea, l’agenzia europea per i farmaci. Per garantire che la prescrizione riguarderà solo i bambini davvero bisognosi, e che non ci sarà rischio di abuso, sono stati stabiliti precisi confini. I prodotti saranno dispensati solo nei centri di neuropediatria indicati dalle singole Regioni, i casi di Adhd trattati con queste terapie e le rispettive diagnosi dovranno essere riportati in un registro a maglie molto strette creato dall’Istituto superiore di Sanità.
Per la prima volta verrà effettuato un follow up per verificare l’efficacia delle cure dopo l’interruzione dei cicli. Secondo Stefano Vella, capo dipartimento farmaci dell’Iss, «potremo garantire grazie a questo strumento accuratezza diagnostica e appropriatezza terapeutica». La prudenza con cui i tecnici coordinati da Nello Martini hanno espresso il sì definitivo è dovuta in parte alle polemiche e ai pregiudizi che si addensano su tutti gli psicofarmaci prescritti in età pediatrica. Associazioni come Giù le mani dai bambini insistono sul pericolo di psichiatrizzazione della popolazione infantile e su un uso esagerato di pasticche. Secondo Luca Poma, il portavoce, c’è il rischio di mettere sotto trattamento scolari privi di patologie. I dati su questa fetta di mercato sono però rassicuranti. Non come in America. In Italia gli psicofarmaci ai bambini sembrano essere prescritti con moderazione: «Non esiste un’emergenza. Negli ultimi anni il consumo si è stabilizzato dopo una costante diminuzione » rassicura Maurizio Bonati, responsabile del dipartimento materno infantile all’Istituto Mario Negri. Nel 2004, lo 0,3 per cento di bambini e adolescenti ha ricevuto antidepressivi antipsicotici, secondo l’osservatorio Arno che monitora la prescrizione di farmaci nelle varie parti d’Italia. «Il vero problema è che la quasi totalità di questi farmaci sono off label: non hanno indicazioni pediatriche o sono addirittura controindicati se somministrati sotto i 18 anni. Da noi l’antidepressivo meno usato più giovane è il Prozac per il quale invece esistono maggiori evidenze scientifiche di sicurezza».
                                                                                                                                                   
11/22/2007 Unione Sarda : “Così curo i bambini che parlano con gli angeli
di PAOLO PAOLINI.
Dirige il centro per le terapie farmacologiche in neuropsichiatria dell’infanzia – Alessandro Zuddas: sbagliato demonizzare i farmaci, aiutano a guarire
A volte hanno un filo diretto con l’angelo custode. «I bambini psicotici sentono le voci. Continuamente. Durante l’infanzia è una patologia rara, ma capita», sintetizza il neuropsichiatra infantile Alessandro Zuddas. Si occupa degli ipercinetici, duecento casi all’anno solo in città: «Non sono vivaci, soffrono, qualunque cosa facciano non riescono ad applicarsi». Vivono ad un’altra velocità: «Il tempo passa molto più rapidamente, per curarli talvolta è necessario usare farmaci».
Quarantanove anni, specializzazioni negli Stati Uniti e in Canada, a Cagliari dirige il Centro per lo studio delle terapie farmacologiche in neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza. Vent’anni fa per i suoi pazienti ipercinetici la cura era una robusta dose di umiliazioni, anticamera dell’emarginazione sociale: «I familiari, gli amici, prima o poi tutti perdono la pazienza. Infastidiscono i compagni, nel giro di pochi mesi sono espulsi da tutte le relazioni sociali per come sono fatti. Un tempo si sentivano dire: vai a zappare». In che percentuale incide la malattia? «L’uno e mezzo-due per cento sono i casi di cui chiunque si accorgerebbe. In questo momento a Cagliari stiamo seguendo cento bambini».
Un caso risolto? «Un ragazzino viveva in campagna, stava per essere espulso dalla scuola. Dopo un anno e mezzo di terapia arrivò con una pagina dell’Unione Sarda, aveva vinto la Sartigliedda.Mi disse: “Vado bene a scuola, ho imparato ad andare a cavallo. Non ho più bisogno del suo aiuto». Un fallimento? «Genitori della media borghesia cagliaritana. Lui faceva il duro, l’hanno fermato con droga e mandato in comunità. Per inciso: in Sardegna non ne esiste una per minorenni. Ha messo su una piccola rete di spaccio. È finito in un carcere minorile, voleva farsi strada nella mala. Chi ha sbagliato? Tutti noi, non siamo riusciti a correggere il suo disturbo di condotta». In piazza Repubblica sventolava lo striscione no agli psicofarmaci ai bambini. «Può capitare che ci sia un uso incongruo dei farmaci. Detto questo, gli autori di quello striscione nel sito negano la psichiatria, sostengono che sia un’invenzione degli psichiatri. Tempo fa ci hanno tentato con una campagna – non riuscita – per gli adulti, adesso con i bambini. Nessuno vuole imporre uno schema comportamentale, di sicuro la psichiatria ha avuto alcune lacune, ma è innegabile che abbia restituito una vita normale a milioni di persone». Effetti collaterali dei farmaci? «Ai bambini iperattivi diminuisce l’appetito, insonnia, qualche dolore addominale, labilità affettiva. Eventi rari: convulsioni, patologie cardiache, ma sono legate a patologie già esistenti che vanno verificate con attenzione prima di prescrivere il farmaco. A dicembre il parlamento europeo ha stabilito che tutti i nuovi farmaci – anche gli antibiotici – utilizzabili in età pediatrica devono essere testati anche sui bambini, proprio per prevenire problemi». Quanto dura la terapia? «L’obiettivo è un anno scolastico, si tenta di sospendere d’estate per rimandare il bambino a scuola senza medicine. In media si protrae due anni». Si può guarire senza cure? «È possibile». La sanità pubblica è efficiente? «I Servizi di neuropsichiatria sono la vera pecca. Ogni Giunta regionale assicura il suo impegno, ma fino ad ora non si è visto molto». Capita che i genitori rifiutino la malattia? «Alcuni vanno via e dopo un po’ ritornano». L’elettrochoc ai bimbi? «Ha una pessima fama, se ne sa davvero poco. A me non è mai capitato di pensarci, ma non per una questione ideologica, perché non ho mai visto bambini che richiedessero quel tipo di trattamento. Che io sappia nessuno in Europa lo usa, perché si possono fare altre cose». La contenzione? «Mai legato nessuno, ma ho dovuto sedare per qualche ora più di un ragazzo. In questi giorni un’infermiera è in malattia perché s’è presa un morso da una ragazzina». Quanto sono frequenti gli errori? «Quando si segue un paziente che poi si butta dalla finestra, chi ha
sbagliato? Non so giudicare, è difficile». Quanti sono gli psichiatri inadeguati? «Esistono, come in ogni campo. Ma ci sono anche tante persone splendide che lavorano cinquanta ore la settimana senza chiedere nulla». Si può essere psicotici già da piccoli? «Prima dei dodici anni è una rarità, superata quella soglia è più frequente. A Cagliari c’era una ragazzina, adesso ha 20 anni, psicotica dai 13. Con i farmaci è riuscita a concludere gli studi serenamente, poi si è ammalata di diabete. Hanno pensato di sospendere la terapia farmacologica, subito ha sentito la voci che dicevano papà ti vuole violentare, scappa. Prende l’insulina e gli altri farmaci, ma vive tranquilla».
Alessandro Zuddas cura i bambini ipercinetici. E quelli che sentono la voce assordante dell’angelo custode.