“Finalmente siamo riusciti a darle l’aiuto di cui aveva bisogno!”

Cara Associazione, sono il genitore di una bambina ADHD che, dopo aver tribolato per più di tre anni, è riuscito oggi, grazie all’AIFA, a ricevere una corretta diagnosi per mia figlia di ADHD in comorbilità con un ritardo mentale moderato. Dalla consapevolezza che in Italia non abbiamo strutture atte a dare un supporto concreto ai bambini ed alle famiglie che convivono con questo disturbo, sono mosso dal desiderio di diventare referente così da poter apportare il mio modesto contributo a tutte quelle famiglie che ancora oggi cercano una speranza ma che molto spesso non sanno che strada prendere.

Sono genitore di 4 figli. La terza di 9 anni ha cominciato a parlare e camminare dopo l’età di tre anni mentre il pediatra ci diceva che non tutti i bambini parlano alla stessa età e che dunque non c’era da preoccuparsi.

Quando però ha iniziato a frequentare la scuola abbiamo capito che c’era qualcosa che non andava, per cui nel settembre del 2001 ci siamo recati al [cita noto ospedale Lombardo] dove ancora ad oggi aspettiamo una risposta.

Nel novembre dello stesso anno, tramite internet, ho trovato che [cita un noto istituto neurologico della Lombardia] era il migliore in Italia per cui ho prenotato e dopo qualche mese siamo stati ricoverati per undici giorni e dimessi con la frase “attendete il responso diagnostico”! Dopo circa un mese riceviamo una documentazione (non una diagnosi) dove veniva descritto che si riscontrava nella bambina un ritardo psicomotorio associato ad iperattività e si consigliava di avviare terapie di logopedia e psicomotricità.

Dopo più di un anno ho chiamato per prenotare un controllo ed ho dovuto tribolato per oltre un altro anno per essere richiamati… Nel frattempo non ci davamo pace perché le cose non andavano bene, per cui decidemmo di portare la nostra bambina al [cita noto ospedale ligure], poi al [cita nota Clinica Universitaria del Lazio] e infine al [cita nota Clinica Universitaria della Sicilia], ma nessuno sapeva dirci cosa avesse. Così il 21 ottobre 2003, finalmente, siamo ritornati al primo ospedale lombardo che ci accolse, in Day Hospital, dove una dottoressa ci disse che “non sapevano ancora la bambina cosa avesse” e che riguardo alla prognosi non si pronunciava… Comunque, ancora ad oggi, aspettiamo di ricevere una diagnosi ed una terapia. Non rassegnato, dopo qualche giorno sono andato in Germania a casa di parenti con l’obiettivo di far visitare nostra figlia da un neuropsichiatra infantile.

Arrivato in Germania a Colonia, questi miei parenti mi accompagnarono dal loro pediatra il quale, dopo aver visitato la bambina, mi disse che aveva una malattia molto comune nei bimbi di quell’età, ma che dovevo portarla da un neuropsichiatra che lui stesso mi indicò. Appena arrivati, quel professore mi disse che la bambina aveva una malattia che poteva essere curata con il Ritalin, farmaco che sicuramente non avremmo trovato in Italia e che loro, invece, danno dietro prescrizione di un neuropsichiatra infantile. Mi disse anche che in Germania esistevano centri specializzati per diagnosticare e seguire questa malattia.

Tornato in Italia ho cominciato a navigare su internet e dalla parola Ritalin, che non sapevo cosa fosse, sono arrivato all’AIFA. Poi ho partecipato al convegno che si è tenuto il 15 novembre a Roma dove ho conosciuto Enzo e Mariagrazia Aiello, i quali mi anno fatto capire molte cose e soprattutto mi anno incoraggiato tantissimo.

Durante il congresso quando ho ascoltato i criteri diagnostici del DSM IV mi è sembrato di vedere mia figlia. Dopo aver letto tutto il vostro sito, il libro “Vorrei scappare in un deserto e gridare…”, manuali sull’ADHD e libri dell’Erikson, mi sono fatto per così dire “una cultura” a tal punto che cominciai a pensare che avesse questo disturbo. E non mi sbagliai! Infatti, 15 dicembre abbiamo ricoverato nostra figlia a Cagliari e il professor Zuddas e la sua equipe hanno formulato la diagnosi e prescritto una terapia multimodale: due Ritalin da 10mg al giorno, terapia logopedica, consigli e continui contatti la dottoressa, il tutto coadiuvato da un pedagogista che abbiamo trovato in zona. Finalmente siamo riusciti a darle l’aiuto di cui aveva bisogno.

Oggi riesce a seguire la scuola, sta imparando a leggere e scrivere, a casa riesce a stare seduta e quando andiamo fuori tutti notano che Miriam è molto migliorata.

È proprio dalla gioia che scaturisce da questo miglioramento che nasce il desiderio di poter aiutare altri… Per volontà di Dio abbiamo conosciuto un’altra famiglia con un bambino con le stesse problematiche e, dopo averli indirizzati nel centro giusto, anche loro cominciano a vedere il figlio migliorare giorno dopo giorno.

Lettera firmata. 26/01/2004