========= AIFAnewsletter n.97 del 15/11/2004 =============================
In questo numero:
1. FRANCESCO NARDOCCI IL NUOVO PRESIDENTE DELLA SINPIA
2. “IO SONO”… UNA POESIA PER TUTTI NOI
3. APPELLO CONTRO IL RITALIN
4. RASSEGNA STAMPA
5. “ESSERE FRATELLI DI BAMBINI ADHD” – SECONDO ATTO
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1. FRANCESCO NARDOCCI IL NUOVO PRESIDENTE DELLA SINPIA
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L’AIFA Onlus con tutto il suo direttivo e i soci, è lieta di apprendere del
nuovo Neuropsichiatra infantile che giuderà nei prossimi anni la Società
Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (SINPIA) ed
augura ad Dr. Nardocci, così come il suo precedessore, di riuscire a
coniugare sapientemente il sapere scientifico con i bisogni di un mondo che
vede coinvolte famiglie e bambini affetti da disturbi che troppo spesso
segnano pesantemente il loro destino.
Dal Corriere di Romagna – Il dottor Nardocci presidente nazionale
dell’associazione
Corriere di Romagna 12/11/2004
E’ riminese, il nuovo presidente nazionale della Società italiana di
neuropsichiatria infantile e
dell’adolescenza (Sinpia). Si tratta del dottor Francesco Nardocci, già
primario del reparto di
Neuropsichiatria infantile dell’Infermi di Rimini, attualmente responsabile
del Centro Autismo
dell’Ausl. La nomina è avvenuta a Modena, al termine del ventunesimo
congresso del Sinpia, e
Nardocci subentra al professor Carlo Cianchetti, responsabile della sezione
di Neuropsichiatria
infantile all’università di Cagliari.Il Centro Autismo riminese, diretto dal
dottor Nardocci, (fa parte del
Dipartimento di Salute mentale) opera su un bacino romagnolo e segue circa
cento pazienti,
provenienti però anche da altre regioni: Toscana, Marche, Abruzzo, Puglia e
Sicilia. Il Centro è
collegato con la neo-costituita associazione “Rimini-Autismo” che raccoglie
i familiari dei ragazzi
affetti da questa patologia.

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2. “IO SONO”… UNA POESIA PER TUTTI NOI
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Riceviamo dalla mamma e giriamo questa poesia scritta da un ragazzo ADHD.
www.aifa.it\storie_bambini.htm
Io Sono
Io sono cattivo perché disubbidisco spesso ai miei genitori e li faccio
arrabbiare.
Io sono irrequieto perché quando  mi chiedono di stare fermo io non ci
riesco.
Io sono svogliato perché quando la maestra mi dice di svolgere il compito
sento una grande fatica che mi impedisce di farlo.
Io sono geloso perché quando la mamma fa le coccole alla mia sorellina
soffro pensando che la mamma vuole più bene a lei che a me.
Io sono un confusionario perché per attirare l’attenzione dei compagni
invento sempre qualcosa di burrascoso che fa arrabbiare la maestra.
Io sono trasandato perché quando mi vesto indosso i vestiti nel modo
sbagliato.
Io sono ribelle perché trasgredisco le regole che non capisco.
Io sono cialtrone perché perdo continuamente tutto nonostante che ripeta a
me stesso di stare più attento.
Io sono sconclusionato perché quando faccio i compiti non riesco a scrivere
in modo decente e non li porto quasi mai a termine.
Io sono distratto perché a scuola quando scorgo dalla finestra il volo di
una farfalla non presto più attenzione a quel che avviene in classe.
Io sono sognatore perché uso la mia fantasia per non sentire la  mia ansia.
Io sono infelice perché non riesco a capire il motivo di essere diverso
dagli altri e di non poter vivere spensieratamente.
Io sono triste perché sento dentro di me un gran vuoto che niente e nessuno
riesce a colmare.
Io sono disperato  perché a volte neanche il babbo e la mamma riescono a
capirmi.
Io sono un bambino che tenta in tutti modi di mostrarvi chi sono, ma voi
adulti lo capite ?
Niccolò

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3. APPELLO CONTRO IL RITALIN
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Continua ed è sempre più capillarizzato l’impegno delle Associazioni
anti-psichiatriche nel negare l’esistenza dei distrubi come l’ADHD e nel
negare in assoluto l’uso di farmaci l’addove i centri esperti lo ritenessero
opportuno.
L’AIFA riporta l’appello pubblicato all’indirizzo
http://www.bloggers.it/nondroghiamoibambini/ , l’adesione della FLC CGIL
Appello di Psichiatria Democratica e del Coordinamento Genitori Democratici
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Le organizzazioni nazionali di CGD (Coordinamento Genitori Democratici) e
Psichiatria Democratica, unitamente a tutti coloro che vorranno
sottoscrivere questo appello, denunciano il rischio di abuso di “pillole
della tranquillità” per i bambini, in particolare con la reintroduzione del
Ritalin nel mercato farmacologico italiano.
Il Ritalin è passato per decreto ministeriale del marzo 2003 dalla tabella
degli stupefacenti a quella degli psicofarmaci.
Ora anche in Italia questo farmaco può essere somministrato ai bambini come
accade negli Stati Uniti, dove l’allarme della comunità scientifica conferma
la presenza di un vero e proprio esercito di piccoli dipendenti da farmaci.
Anche in Italia, su input delle case farmaceutiche che lo producono e
commercializzano, il Ritalin può divenire la “pillola della tranquillità” ad
uso ed abuso di genitori ed insegnanti, con il colpevole aiuto dei pediatri
che lo prescrivono senza fornire informazioni sugli effetti collaterali
provocati dal farmaco e sugli effetti a lungo termine.
Le risposte del Governo ad interrogazioni parlamentari (vedi quella dell’on.
Valpiana in data 19 maggio) sono assolutamente insufficienti e lasciano
aperti tutti i dubbi e le denunce fatte sull’uso di psicofarmaci sui minori.
Perché nella sanità, come nella scuola e nei servizi sociali la politica
messa in atto dal governo è quella di abbattere i costi tagliando i servizi.
E quando si parla di salute mentale il rischio gravissimo è quello di
privilegiare scelte di tipo farmacologico a fronte di interventi complessivi
che sappiano mettere al centro il bambino e le sue esigenze. Viviamo in una
società che rende difficile mantenere un equilibrio in cui i bambini abbiano
riconosciuti i loro spazi e le loro attività, per cui è molto più facile e
conveniente sedare queste richieste, prescrivendo diagnosi contestabilissime
e funzionali solo alle logiche della scuola-azienda e del conformismo
sociale. Il Ritalin è una di queste soluzioni “facili”.
La sindrome ADHD di “iperattività” né è il pretesto adottato dalla scienza
globalizzata al servizio esclusivo del mercato. Non c’è dubbio che, secondo
le logiche mistificanti della globalizzazione neoliberista, sarà molto più
semplice inibire le coscienze infantili con psicofarmaci (e più redditizio
per chi li produce), piuttosto che investire nei ruoli della sanità pubblica
e della scuola pubblica.
Alcune organizzazioni di genitori statunitensi hanno denunciato casi di
morte di una bambina di due anni e di un ragazzo di 14 anni, sottoposti ad
abuso di Ritalin. Dai quattro milioni ai sei milioni di bambini americani
ricevono, a scuola, dosi quotidiane di un potente farmaco chiamato Ritalin.
A questi vivaci ragazzini, soprattutto maschietti, è stata diagnosticato
l’ADHD (Attention Deficit Hyperactive Disorder), cioè una malattia che
provoca disturbi dell’attenzione e iperattività; una serie di “sintomi” che
vengono sempre più attaccati dalla scienza onesta per la loro vaghezza, e
per il pericolo di giustificare con essi l’abuso degli interventi sul
controllo dei comportamenti.
Anche in Italia si muovono organizzazioni che promuovono l’uso di queste
sostanze, confidando sulla disinformazione e sull’angoscia di genitori che
hanno visto diagnosticare tale “sindrome” ai loro figli. Stampa, televisione
e molti siti Internet invece denunciano da tempo i pericoli di introdurre il
Ritalin nelle scuole italiane, tramite osservazioni superficiali di poche
ore tese ad individuare i soggetti “iperattivi”. La diagnosi di ADHD si basa
su osservazioni elementari e allarmanti, test tipo: “il bambino pone una
domanda e non attende la risposta”, “si muove troppo”, “spesso interrompe o
si comporta in modo invadente verso gli altri; per es. irrompe nei giochi
degli altri bambini” e via di questo passo. La “pillola della tranquillità”
assume il sinistro significato di un mezzo di controllo sociale di massa.
Gli esperti ritengono a ragion veduta che, oltre ai casi letali registrati,
l’assunzione di Ritalin in età infantile potrebbe portare a
“tossicodipendenze” future, trattandosi di un derivato ANFETAMINICO
somministrabile fin dai primi anni di vita. Per questo le nostre
Organizzazioni sono in prima fila nel denunciare questo abuso sui bambini.
Ci appelliamo alle Autorità dello Stato Italiano affinché farmaci come il
Ritalin e assimilabili siano immediatamente ritirati dal commercio e ne sia
comunque espressamente vietata la prescrizione e somministrazione in età
minorile.
Facciamo appello ai medici pediatri affinché svolgano una corretta campagna
di informazione in merito.
Facciamo appello ai Dirigenti Scolastici, agli insegnanti e ai genitori, ai
comitati e coordinamenti della scuola, a tutti i soggetti impegnati sui
diritti civili affinché sia sbarrata la strada ad interventi nelle scuole
sollecitati dalle case farmaceutiche produttrici di queste vere e proprie
droghe per l’infanzia. Organizziamo la disobbedienza alla falsa psichiatria
di controllo sociale.
Abbattiamo le false sintomatologie come l’ADHD. Organizziamo il rifiuto
degli psicofarmaci diretti all’infanzia. Allertiamo genitori ed insegnanti:
il Ritalin è funzionale solo alla scuola-azienda!
Chiediamo a tutti i siti e a chiunque abbia possibilità di accedere ai mezzi
di informazione di accogliere, diffondere e sostenere questo appello.
Le Organizzazioni promotrici
PSICHIATRIA DEMOCRATICA
COORDINAMENTO GENITORI DEMOCRATICI
La FLC CGIL aderisce all’appello contro la somministrazione del Ritalin ai
bambini ed agli adolescenti “iperattivi”!
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Pubblichiamo di seguito l’appello di Psichiatria Democratica e del
Coordinamento Genitori Democratici sull’utilizzo del Ritalin quale farmaco
per “curare” la sindrome di iperattività di bambini e adolescenti sia a
scuola che a casa.
Sono ormai anni che, a livello mondiale, viene denunciata da parte di tanti
scienziati onesti, di tante associazioni professionali, come Proteo Fare
Sapere, e di genitori, la pericolosità di questo farmaco.
Nelle denunce è stato evidenziato come l’abuso della “pillola della
tranquillità”, non solo condiziona e controlla psicologicamente, ma crea
dipendenza nell’età adolescenziale e può essere causa di decessi fra bambini
ed adolescenti, come già avvenuto negli Stati Uniti.
Dalla scorsa primavera il Ritalin non è neanche più classificato dal nostro
ministero della sanità come stupefacente ma come psicofarmaco, cosa che,
alleggerendo le coscienze di troppi medici e di sprovveduti genitori, rende
ancora più facile somministrare il farmaco a bambini e adolescenti giudicati
“scomodi”, che mal si inseriscono, quindi, nelle logiche della
scuola-azienda, (con i relativi vantaggi di chi produce il farmaco) e del
conformismo sociale.
La FLC Cgil aderisce all’Appello di Psichiatria Democratica e del
Coordinamento Genitori Democratici ed invita tutti lavoratori della scuola,
dell’università e della ricerca a promuovere documenti per il divieto di
somministrazione del Ritalin ai minori e per l’investimento delle risorse
necessarie a garantire a tutti un buona scuola pubblica e una buona sanità
pubblica.
Roma, 2 novembre 2004

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4. RASSEGNA STAMPA
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Tempo Medico – “La chimica che aiuta il cervello”
Tempo Medico intervista Arvid Carlsson, scienziato premio Nobel per la
medicina nel 2000 che ha avuto un ruolo chiave in tutte le principali tappe
della neurofarmacologia dell’ultimo mezzo secolo. Lo scienziato risponde a
domande di grande attualità, quali la somministrazione di antidepressivi a
bambini e la nuova classe di antipsicotici, gli stabilizzatori della
dopamina.
La chimica che aiuta il cervello
Tempo Medico 09/11/2004 Nicola Nosengo
ANNO XLVI_N. 12_21 OTTOBRE 2004
Un nuovo approccio sul cervello: parla il premio Nobel Arvid Carlsson
Fino a che punto la chimica consentirà di comprendere il funzionamento del
cervello umano e di
curarne i disturbi? Difficile trovare una persona più adatta di Arvid
Carlsson a cui porre questa
domanda. Premio Nobel per la medicina nel 2000, questo ottantunenne
scienziato svedese ha
avuto un ruolo chiave in tutte le principali tappe della neurofarmacologia
dell’ultimo mezzo secolo.
Negli anni cinquanta chiarì il ruolo del neurotrasmettitore dopamina nella
regolazione delle funzioni
motorie, sviluppando in seguito il trattamento con levodopa (un sostituto
della dopamina) contro il
morbo di Parkinson. In seguito fu il primo a spiegare il meccanismo di
azione degli inibitori selettivi
della serotonina (SSRI), la classe di antidepressivi cui appartiene il
Prozac. Negli ultimi anni ha
lavorato soprattutto sulla schizofrenia, contribuendo a sviluppare una nuova
classe di antipsicotici,
gli stabilizzatori del sistema dopamina- serotonina, che in questi mesi
stanno arrivando sul mercato.
Tempo Medico lo ha intervistato. Le sue ricerche sulla dopamina
contribuirono a un vero e proprio
cambiamento di approccio negli studi sul cervello, dimostrando che a livello
neuronaie la
trasmissione chimica è più importante di quella elettrica. Ma nel suo
discorso di accettazione del
Nobel ha detto che è tempo di capire che il cervello è «qualcosa di più di
uno stabilimento chimico
». Cosa intendeva? Credo che presto assisteremo a un nuovo cambiamento di
paradigma in questo
campo, e che alcuni aspetti del funzionamento del cervello che finora sono
stati trascurati
torneranno al centro dell’interesse dei ricercatori. In particolare lo
studio dell’attività elettrica, la
neuroanatomia, e la stessa anatomia cerebrale, che era passata di moda
all’inizio del secolo
scorso. Questo non significa che le scoperte nell’area chimica non saranno
ancora fondamentali,
ma verranno integrate dalle altre conoscenze che avremo sul cervello,
soprattutto grazie alle
tecniche di imaging cerebrale come risonanza magnetica e PET. Le
neuroscienze fanno sempre più
affidamento sulle tecniche di imaging. Eppure sappiamo che esiste una grande
variabilità
individuale nelle strutture cerebrali, e questi studi sono spesso condotti
su campioni molto ristretti.
Non è rischioso usarli per trarre conclusioni generali? Questo è vero,
dobbiamo sempre tenere
presente che queste tecnologie sono ancora in una fase iniziale, ed è
indubbio che a volte siano
usate per trarre conclusioni premature. Ma il loro potenziale futuro è
immenso e sono convinto che
nel giro di dieci anni diventeranno realmente affidabili e ci permetteranno
di leggere le funzioni
cerebrali come non si era mai fatto prima. Credo anche che
l’elettroencefalografia diventerà sempre
più importante. Il cambiamento di paradigma di cui parla comprenderà anche
un maggiore sviluppo
di terapie non farmacologiche, per esempio il trapianto di cellule staminali
che si vorrebbe
sperimentare per curare il morbo di Parkinson? La mia opinione è che il
cervello non sia adatto a
interventi di questo tipo, perché è troppo complicato. Trapiantare nuove
cellule nervose in un
cervello già formato, e aspettarsi che vengano integrate in una rete così
complessa di trasmissione
e feedback di segnali senza creare problemi, mi sembra impensabile. È vero,
sono stati fatti alcuni
tentativi con neuroni dopaminergici che hanno avuto parziali successi. Ma
hanno provocato effetti
collaterali legati in particolare alla discinesia. Il che è perfettamente
prevedibile, quando si va a
stimolare la produzione di dopamina in condizioni non controllabili.
Rimaniamo ai farmaci allora. Alle
sue ricerche si devono gli antidepressivi attualmente più usati, gli
inibitori selettivi della serotonina.
Come valuta il dibattito in corso sull’uso troppo disinvolto di questi
farmaci, in particolare su bambini
e adolescenti? Il problema è descritto molto bene nel libro Listening to
Prozac di Peter Kramer.
L’autore racconta di pazienti che non rientrano nei criteri diagnostici
della depressione, ma che per
qualche motivo assumono antidepressivi e ne ricavano effetti molto positivi.
Al tempo stesso, altri
pazienti nella stessa zona grigia possono avere effetti collaterali molto
pesanti, che superano di
gran lunga i benefici. La questione è ancora più grande quando si parla di
bambini e adolescenti, il
cui umore è naturalmente instabile, esposto al rischio di grandi
oscillazioni. Occorre una grande
cautela prima di estendere ai minorenni le conclusioni di studi compiuti
sugli adulti. Ma questo non
cancella il fatto che gli antidepressivi possano rivelarsi molto utili anche
per queste categorie di
pazienti. Il suo più recente contributo è legato a una nuova classe di
antipsicotici, gli stabilizzatori
della dopamina, che derivano dalle sue ricerche sulla schizofrenia. Perché
sono innovativi rispetto
ai farmaci attuali? I farmaci antipsicotici oggi utilizzati, come
l’apomorfina o i cosiddetti antipsicotici
atipici, bloccano i recettori della dopamina e della serotonina, e in questo
modo permettono di
controllare le crisi psicotiche acute. Ma tra una crisi e l’altra i pazienti
soffrono di carenza di
dopamina, che è fondamentale per molte funzioni. Per questo gli attuali
farmaci hanno importanti
effetti collaterali, come disturbi del movimento e sessuali, sonnolenza,
aumento di peso. Alcuni anni
fa ebbi l’opportunità di formare un gruppo con medici e chimici per
sviluppare agonisti della
dopamina con migliori proprietà farmacocinetiche rispetto alTapomorfina.
Invece trovammo
casualmente un agonista parziale che si rivelò essere uno stabilizzatore.
Aveva cioè la proprietà di
mantenere la dopamina a livelli normali, bloccando i recettori solo quando
il livello di dopamina
superava una certa soglia. Quella molecola però aveva un’attività intrinseca
troppo alta, e l’effetto
antipsicotico non durava più di due o tre settimane. Con il mio gruppo
prevedemmo che con
un’attività intrinseca più bassa l’efficacia antipsicotica sarebbe stata più
prolungata. In seguito è
stata individuata una molecola, l’aripiprazolo, con un effetto più duraturo
nel tempo, che ha
confermato le nostre previsioni. Ma questo è solo il primo farmaco di questo
tipo a essere immesso
sul mercato, molti altri sono in arrivo. E la mia previsione è che avranno
anche altre applicazioni
oltre a quelle legate alla schizofrenia. Può fare qualche esempio? Non
faccio che basarmi su
principi elementari di neuroanatomia. Gli stessi circuiti di neuroni
coinvolti nel controllo della
cognizione o dell’ostilità che si trovano nella schizofrenia hanno un ruolo
anche nel controllo
dell’umore, o nei disturbi compulsivo-ossessivi. Per questo prevedo che uno
stabilizzatore della
dopamina o di altri neurotrasmettitori potrebbe essere molto utile anche in
questi casi. Inoltre c’è già
qualche indizio di un’efficacia di questi farmaci per i disturbi motori. Nei
malati di Parkinson, per
esempio, che dopo anni di trattamento con levodopa sviluppano problemi di
discinesia. Se li
trattiamo con uno stabilizzatore della dopamina riusciamo ad alleviare i
disturbi motori senza
interferire con l’effetto della levodopa. Anche nella corèa di Huntington ci
sono indizi di
miglioramenti sia per i sintomi motori che per quelli cognitivi. Non sono
ancora vere e proprie prove,
ma aprono grandi prospettive.
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Gazzetta di Modena – “Autismo, la parola d’ordine: non colpevolizzate i
genitori”
Stefano Palazzi del Michael Rutter Center di Londra è intervenuto al XXI
Congresso Nazionale della Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia
e dell’Adolescenza (Sinpia) per parlare delle ultime ricerche mediche che
mirano ad individuare l’origine dell’autismo. Importante anche l’intervento
di Harold Koplewicz, statunitense, che ha spiegato che deve finire la
colpevolizzazione dei genitori come causa di insorgenza della patologia.

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5. “ESSERE FRATELLI DI BAMBINI ADHD” – SECONDO ATTO
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L’AIDAI Lazio (Associazione Italiana per i Disturbi dell’Attenzione e
Iperattività ONLUS) in collaborazione con l’AIFA Onlus, presenterà
quest’anno durante il III Convegno AIFA (www.aifa.it\terzoconvegnoaifa.htm)
la seconda parte della ricerca dedicata ai fratelli di bambini ADHD.
L’AIFA chiede collaborazione ai genitori perchè si possa comprendere sempre
di più i bisogni anche di chi ruota attorno a questi “bambini speciali” al
fine di migliorare le terapie non farmacologiche dirette sul bambino e sulle
persone che vivono con lui, genitori, fratelli, insegnanti.
Dalla presentazione.
Gentili Genitori,
a seguito della ricerca “Essere fratelli di bambini ADHD” presentata in
collaborazione con l’AIFA al II Convegno Nazionale svoltosi a Roma nel
Novembre 2003, l’AIDAI ONLUS Regione Lazio, allo scopo di raccogliere i
bisogni delle famiglie che si rivolgono alle nostre Associazioni, ne propone
un approfondimento.
Nel precedente lavoro sono state analizzate le percezioni dei fratelli
rispetto ai sintomi dell’ADHD definiti attraverso i comportamenti
quotidiani.
Oggi il punto di partenza è la visione dei genitori.
L’obiettivo attuale è di valutare l’eventuale presenza di un disagio nei
fratelli di bambini con difficoltà specifiche, per sviluppare una visione
più estesa delle dinamiche relazionali e consentire interventi mirati nell’
ambito familiare.
Si ringrazia Voi e l’AIFA per la gentile collaborazione,
Dr.ssa Erica Menotti
Per partecipare alla nostra ricerca, chiediamo ai genitori di compilare
insieme un questionario per ogni figlio e di restituirlo, in pieno
anonimato, direttamente allo stand AIDAI  durante il convegno, o inviarlo
per posta al seguente indirizzo: AIDAI ONLUS Regione Lazio, Via Guglielmo
Ciamarra n°18, 00154 Roma.
In alternativa è possibile scaricare i questionari dal sito dell’AIFA
(www.aifa.it/documenti/ricercafratelli2.zip) e rinviarli per posta
elettronica all’indirizzo e-mail: aidai.lazio@libero.it