========= AIFAnewsletter n.188 anno IX del 10/03/2011 ============ ==========
Notiziario sul Deficit d’Attenzione con Iperattività, disturbi e problematiche ad esso correlati, diffuso dall’Associazione Italiana Famiglie ADHD Onlus.

In questo numero:

1. EVENTI:

    – 3° ADHD Workshop “Appropriatezza degli interventi terapeutici e farmacovigilanza” Cagliari, 7-9 Aprile 2011
    – Seminario informativo su ADHD per il personale docente della provincia di Varese, 30 marzo – 14 aprile 2011
– Convegno AIDAI Toscana “Attenzione e Disattenzione” 
Firenze, 16 aprile 2011
– 3° CONGRESSO INTERNAZIONALE SULL’ADHD – 
Berlino, Germania 26-29 maggio 2011

2. SPORTELLI D’ASCOLTO dell’AIFA Onlus nelle varie Regioni Italiane
3. MUTUO AIUTO: Incontri tenuti dai referenti dell’AIFA Onlus
4. RASSEGNA STAMPA
    – articoli positivi:
Perché non sta mai fermo? Bimbi Sani e Belli – N.2 – febbraio 2011
Iperattività e Dislessia: il pc può aiutare 30/01/2011 Corriere della Sera
Bambini iperattivi, basta ideologia. La terapia c’è 
18/02/2011 Avvenire
E state un po’ fermi 
17/02/2011 Famiglia Cristiana
 risposta del Dott .Michele Margheriti, (presidente AIDAI Umbria) all’articolo “Hanno persino inventato i bambini iperattivi” Corriere dell’Umbria, 24 gennaio 2011
– articoli negativi:
Menù ristretto aiuta bambini iperattivi 04/02/2011 ADN Kronos
    – articoli di interesse vario:
Dislessia, non è questo il vero problema 11/02/2011 Corriere dell’Alto Adige
Psichiatria Infantile, Assistenza inadeguata 22/02/2011 Il Sole 24 Ore
1. EVENTI:

CAGLIARI
7-9 Aprile 2011

3° ADHD Workshop “Appropriatezza degli interventi terapeutici e farmacovigilanza”
Oltre alle letture ed ai dibattiti sono previsti 3 Simposi (presentazione e discussione di dati di ricerca e casi clinici) dal titolo:
1.Comorbilità Complesse
2.Neuropsicologia e interventi psicoeducativi
3.Efficacia e sicurezza dei farmaci per l’ADHD
In ogni Simposio, dopo una breve relazione sullo stato dell’arte e sui problemi aperti svolta dal coordinatore/ facilitatore, i rappresentanti di diversi Centri presenteranno le proprie esperienze (interventi preordinati), mentre un discussant stimolerà la discussione tra tutti i partecipanti e cercherà, insieme al facilitatore, di individuare aspetti condivisi, criticità ed indicazioni per il futuro.
Sede del Workshop
Sala Congressi Centro Comunale d’Arte e Cultura Il Ghetto, Via Santa Croce 18 09124 Cagliari
Segreteria Organizzativa
Corsi & Congressi s.a.s. Via del Pozzetto, 13 I-09126 – Cagliari Tel + 39 (0)70 383373 Tel + 39 (0)70 383126 Fax + 39 (0)70 3837102
Web: www.corsiecongressi.it E-mail: corsieco [at] tin.it
Quota di iscrizione € 300 (IVA inclusa) La quota di iscrizione da diritto a:
– partecipazione ai lavori del workshop
– file delle presentazioni e dei poster
– coffe breaks
– attestato di partecipazione
E’ stato richiesto l’accreditamento ECM per neuropsichiatri infantili, psichiatri, pediatri, farmacologi clinici e psicologi.

VARESE
30 marzo – 14 aprile 2011

“L’INTEGRAZIONE SCOLASTICA DEGLI ALUNNI CON DISTURBO DA DEFICIT DI ATTENZIONE E IPERATTIVITA’ – ADHD”
Seminario informativo su ADHD per il personale docente della provincia di Varese 30 marzo – 14 aprile 2011
Aula Magna dell’Università dell’Insubria Via Ravasi 2 – Varese
organizzato dall’AIFA Onlus Lombardia in collaborazione con il Comune di Varese, l’Ufficio Scolastico Territoriale, l’Università Insubria di Varese e l’UONPIA Varese.
Argomenti trattati nei tre incontri:
– le attività del servizio UONPIA Varese
– Aspetti clinici, iter diagnostico, comorbilità
– Difficoltà degli alunni ADHD a scuola, con i coetanei e con se stessi
– Lo stress dell’insegnante di fronte a casi di difficile gestione
– ADHD in Lombardia, epidemiologia
– Tecniche specifiche di intervento psicoeducativo comportamentale, strategie e procedure
– L’importanza dell’alleanza educativa tra famiglia scuola e terapista.
Le iscrizioni sono aperte fino al 19 marzo e si fanno direttamente dal sito dell’UST : http://www3.istruzione.varese.it/integrazione

FIRENZE
16 aprile 2011

Convegno AIDAI Toscana “Attenzione e Disattenzione”
Palazzo Vecchio, Salone del 500
Argomenti trattati:
– Il ruolo dell’attenzione negli apprendimenti scolastici
– L’intervento cognitivo comportamentale tra scuola e famiglia
– Formazione, ricerca e interventi psicoeducativi a scuola
– Formare gli insegnanti e gestire la classe
– Progetto “Le Chiavi della Città”
Info e Iscrizioni: aidai-toscanascuola [at] libero.it tel 340 9950263 www.aidaiassociazione.com/toscana.Index/htm

Berlino, Germania
26-29/05/2011

3° congresso internazionale sull’ADHD: dall’infanzia all’età adulta
Organizzato dalla Federazione mondiale dell’ADHD
Info e programma vedere: http://www.adhd-congress.org
2. SPORTELLI D’ASCOLTOAIFAnellevarieRegioniItaliane
da un pò di tempo i referenti della nostra Associazione si stanno attivando con i cosidetti “sportelli d’ascolto” o “sportelli di consulenza” dove genitori, insegnanti e chi ne vuole sapere di più possono trovare persone disposte a dare tutte le informazioni sulla presenza sul territorio di Centri di Riferimento per l’ADHD per la valutazione, dove si possono ricevere informazioni sulle possibilità di terapie multimodale sul territorio, sulle strategie per la gestione dei bambini con ADHD a casa e a scuola, sulla nostra Associazione, sulle nostre attività, insomma tutto quello che gira intorno alle famiglie con bambini, adolescenti e adulti affetti da ADHD. Lo sportello è gratuito e non necessita di prenotazione. Qui sotto elenchiamo quelli già esistenti nelle varie Regioni:

BENEVENTO (Campania):
presso il “Centro Servizi del Volontariato” – Viale Mellusi (ex caserma Vigili del Fuoco), 82100 BENEVENTO
APERTO IL SABATO dalle 11.30 alle 12.30
per informazioni rivolgersi al referente per la Campania, Massimo Micco tel. 335.599.1894

MILANO (Lombardia)
presso il CAM del Comune di Milano CdZ 6 – Via San Paolino 18 – MILANO
APERTO OGNI MERCOLEDI’ dalle 15,00 alle 18,00
per informazioni rivolgersi alla referente per la Lombardia, Astrid Gollner tel 338 5921605

PERUGIA (Umbria):
presso l’Istituto di Istruzione Superiore “Giordano Bruno” di Perugia, sede del C.S.T. (Centro di Supporto Territoriale per tecnologie e disabilità)
Via Mario Angelussi 1 – 06132 PERUGIA
APERTO OGNI SECONDO GIOVEDI’ del mese fino a maggio 2011, dalle 10,30 alle 12,00
per informazioni rivolgersi al referente per l’Umbria, Paolo De Luca tel. 328 6650216

SAVIGLIANO (Cuneo)
presso il reparto di Neuropsichiatria Infantile di Savigliano ASL CN 1
APERTO OGNI ULTIMO GIOVEDI’ del mese per ora fino ad aprile 2011, dalle 17,00 alle 19,00
per informazioni rivolgersi alla referente per Cuneo, Emanuela Belloni tel. 335 7153807

3. Incontri di MUTUO AIUTO tenuti dai referenti dell’AIFA Onlus
Perchè?
Per incontrare altri genitori che vivono la stessa situazione e per potersi confrontare con loro.
Per trovare uno spazio in cui poter paralre di se e dei prorpi problemi senza sentirsi giudicati, in un clima di accettazionem ascolto, solidarietà e riservatezza.
Cos’è il gruppo di Auto Mutuo Aiuto?
Si tratta di un esperienza di gruppo che consente alle persone che vivono uno stesso problema di incontrarsi e confrontarsi in una dimensione di scambio reciproco.
Le persone partecipano secondo la propria disponibilità, raccontanto le proprie storie di vita a cui tutti possono prendere parte, ascoltando e comunicando.
Parlare dei propri problemi con altri che hanno attraversato esperienze simili può aiutare ad affrontare le difficoltà quotidiane:
I gruppi sono solitamente formati da 10-12 persone e si incontrano con cadenza mensile:
Ormai da diversi anni si svolgono degli incontri di mutuo aiuto in diverse città.
Qui trovate l’elenco degli incontri attualmente in corso:
BELLUNO: Comitato d’Intesa Via Piave 5: tutti gli ultimi sabati del mese escluso dicembre, luglio e agosto, ore 16,30
MERANO: Via E.Toti 63 presso la comunità del Cenacolo: giovedì ore 20,30 nelle date: 24 marzo – 28 aprile – 26 maggio
TRENTO: Corso 3 Novembre presso il Punto Famiglie: ogni secondo sabato del mese, ore 16,00
MALNATE: Oratorio di San Salvatore ogni secondo mercoledì del mese ore 20,30
ROMA: segreteria@aifa.it
4. RASSEGNA STAMPA

-articoli positivi:

Perché non sta mai fermo?
di Roberta Raviolo
con la consulenza della dottoressa Vera Valenti, neuropsichiatra infantile presso il reparto di neuropsichiatria dell’ospedale Fatebenefratelli di Milano
Bimbi Sani e Belli – N.2 – febbraio 2011- Pag. 84 psico & salute
Scarsa capacità di mantenere l’ attenzione e un irrefrenabile bisogno di muoversi possono indicare la presenza di un disturbo da trattare in modo adeguato.
L’essere vivaci è una caratteristica dei bambini, soprattutto di quelli di oggi: bimbi curati, seguiti, cui non mancano stimoli mentali e possibilità di fare attività fisica. Ed è una caratteristica giusta e naturale.
Altra faccenda è, invece, quando un bambino è eccessivamente vivace, al punto da non riuscire a stare seduto all’asilo o a scuola per due minuti e da non essere in grado di concentrarsi su una qualsiasi attività. In casi come questi, si parla di Adhd, sigla che sta per Attention deficit hyperactivity disorder, vale a dire Disturbo da deficit di attenzione e iperattività, un fenomeno complesso e problematico e ancora poco noto e riconosciuto in Italia. Oggi, però, si conoscono i segnali di questo disagio ed è quindi più facile fare una diagnosi corretta e intervenire nel modo giusto.

I SEGNALI DA OSSERVARE
Secondo le linee-guida perché si possa parlare di Adhd, un bambino deve manifestare:
Almeno sei dei nove sintomi di disattenzione, uno dei quattro sintomi d’impulsività e tre dei cinque sintomi di iperattività, oppure almeno sei di nove sintomi di disattenzione oltre ad almeno sei dei nove sintomi di iperattività-impulsività.
Un insieme persistente di elementi di disattenzione o iperattività e impulsività che si manifestano in modo frequente e serio.
In altri termini può essere , per esempio, classificato come iperattivo un bambino che non riesce a stare seduto senza muovere in continuazione le gambe o tamburellare con le dita sul banco.
Un bambino ha, inoltre, la tendenza a danneggiare gli oggetti e gli arredi del luogo in cui si trova.
Inoltre, i sintomi devono essere presenti per almeno sei mesi; le conseguenze si manifestano in due o più contesti, per esempio a scuola e a casa.

UNA RETE PER AFFRONTARE IL PROBLEMA
La diagnosi di adhd è lenta e complessa ma non impossibile. In Italia il corretto approccio al problema e quindi, il percorso diagnostico e terapeutico, sono garantiti dal Registro Nazionale ADHD, istituito dalle autorità regolatorie come il Ministero della Salute, l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e l’ Agenzia del farmaco. Lo scopo è fornire corrette indicazioni per la gestione, la diagnosi e la cura dell’ adhd, attraverso la rete dei neuropsichiatri e dei centri di riferimento regionali coordinati dall’ISS.
In Italia, infatti, esistono circa 110 Centri di riferimento regionali accreditati dove è possibile ricevere la diagnosi che viene eseguita da uno staff di medici esperti, composto da un neuropsichiatra infantile, un pediatra, uno psicologo, un pedagogista o un assistente sociale.
La diagnosi si basa soprattutto sull’osservazione clinica del bambino, sull’integrazione di informazioni raccolte nei vari contesti di vita e sull’esecuzione di esame necessari per escludere la presenza di altri disturbi che potrebbero causare il comportamento iperattivo, ma che non possono essere classificati come iperattività.

CHE COS’È L’IPERATTIVITA’
È uno dei più comuni disturbi psichiatrici dell’infanzia e riguarda il 3-4% dei bimbi nel nostro Paese, per un totale di circa 270.000-360.000 piccoli.
L’Adhd è un disturbo di origine neurobiologica, caratterizzato da un marcato livello di disattenzione e da una serie di comportamenti che denotano iperattività e impulsività. È dovuto ad alterazioni e disfunzioni che colpiscono i circuiti di aree specifiche del cervello dei bambini interessati.
I bambini affetti da Adhd non riescono a controllare le loro reazioni verso l’ambiente che li circonda. Hanno un elevato livello di disattenzione, sono iperattivi e impulsivi e rischiano di compromettere la loro vita di relazione e la resa scolastica.
L’Adhd non è un disturbo solo pediatrico, ma interessa anche gli adulti. Molti bambini e adolescenti con Adhd, infatti, crescendo rischiano di essere adulti iperattivi, anche se in questo caso i sintomi possono essere diversi.

QUALI CONSEGUENZE PUO’ AVERE
I bambini con Adhd sono eccessivamente vivaci, non prestano un livello minimo di attenzione a qualsiasi attività che venga loro proposta, dalle attività scolastiche al gioco con gli amici, perfino allo sport. Inoltre, spesso si comportano in modo aggressivo rispetto ai loro coetanei e non riescono a rispettare le regole di comportamento.
Un ambito difficile per i bambini iperattivi è la scuola. Questi piccoli, infatti, si alzano continuamente dal loro posto, non riescono a svolgere i compiti e finiscono con il cambiare banco, classe e talvolta anche scuola perché non riescono a essere gestiti dal personale docente.
Il loro profitto scolastico è scarso, non per mancanza di potenzialità (che sono normali o addirittura superiori alla media), ma per l’incapacità di concentrazione.
Problemi analoghi a quelli riscontrati a scuola vengono vissuti dal bambino iperattivo anche in tutte le occasioni di vita sociale, dagli allenamenti sportivi, al catechismo, alle feste con i coetanei. Da questo derivano isolamento sociale, forme di discriminazioni e sensazione di fallimento. Tale situazione favorisce lo sviluppo di tratti caratteriali oppositori e provocatori, che, crescendo, sfociano a volte in problemi seri, come l’uso di alcool o di sostanze stupefacenti.

LE RISPOSTE AI DUBBI
In Italia le conoscenze su questa sindrome sono scarse. Per questo ci sono ancora convinzioni sbagliate.
L’Adhd è causata da una cattiva educazione? No. Gli scienziati ipotizzano che il disturbo possa essere causato in parte dallo squilibrio di due neurotrasmettitori la dopamina (DA) e la noradrenalina (NA), che si pensa giochino un ruolo importante nella capacità di focalizzare e concentrare l’attenzione sui compiti da svolgere. Il fumo durante la gravidanza, nel parto o nell’infanzia possono contribuire alla comparsa di Adhd.

È una malattia tipica solo dei maschi?
No. Si ritrova, in realtà, in entrambi i sessi, anche se nei maschi è più frequente.

Tutti i bambini supereranno con l’età i loro sintomi di Adhd?
Non tutti. Sebbene molte persone tendano a credere che l’Adhd sia un disturbo dell’infanzia, secondo l’Accademia americana di psichiatria infantile (American Academy of Child and Adolescent Psychiatry, AACAP) fino al 65% dei bambini con Adhd può ancora manifestarne i sintomi nell’età adulta.

INTERVENTI SU PIÙ FRONTI
Il trattamento di un bambino con Adhd deve essere accuratamente personalizzato.
Occorre prevedere una combinazione di interventi medici,educativi,comportamentali e psicologici sul bambino e sui genitori.
Nelle forme più serie e se ritenuto necessario dagli psichiatri che seguono il bambino, può essere seguita una cura farmacologica.
Il metilfenidato è il farmaco che oggi viene utilizzato nei casi più seri per i bimbi con ADHD. Agisce ripristinando i corretti circuiti deputati all’attenzione e alla concentrazione mediante l’aumento di dopamina. Riduce inoltre anche l’iperattività.
I rischi e gli effetti collaterali sono una diminuzione dell’appetito e una riduzione della crescita in altezza. In Italia, comunque, ai bambini vengono prescritti solo in casi eccezionali.

A scuola e a casa.
Il Teacher training è la metodologia che permetterebbe agli insegnanti di affrontare le situazioni legati ali ridotti tempi di attenzione, all’agitazione motoria e alla bassa tolleranza di questi alunni.
Ma in Italia è ancora poco consociuta.
Una delle iniziative rivolte ai genitori, promossa dall’ AIFA Onlus, è il Parent training, un percorso che prevede incontri di gruppo in cui si affrontano le tematiche più complesse della gestione dei figli e si propongono strategie specifiche di comportamento per modificare gli aspetti problematici.

A chi rivolgersi.
AIFA Onlus ( Associazione Italiana famiglie ADHD) è nata nel 2002 per volontà di alcuni genitori con bambini affetti da iperattività.

In questi anni sono state realizzate diverse iniziative: dalla produzione di video didattici all’organizzazione di convegni, dagli incontri con i genitori di bambini con ADHD a corsi di formazione rivolti ai docenti.
Le finalità dell’associazione, tra cui la diffusione di conoscenza sull’ ADHD e il supporto alle famiglie, si esprimono anche attraverso il progetto “ Parents for Parents”, dove questa esperienza si trasforma in una catena di solidarietà tra genitori.
Alla base del progetto c’è la convinzione che anche una circostanza difficile da accettare e gestire, come avere un figlio “problematico”, possa trasformarsi in un avvenimento positivo, da cui imparare a condividere le esperienze e a mettersi a disposizione degli altri.
L’AIFA Onlus è presente su tutto il territorio nazionale attraverso i suoi referenti regionali. Per ulteriori informazioni: www.aifa.it

Iperattività e Dislessia: il pc può aiutare
30/01/2011 Corriere della Sera – Ed. nazionale Pag. 58
Che ruolo può avere il computer nei disturbi dell’apprendimento? Uno studio, sul Journal of Clinical Child and Adolescent Psychology, ha dimostrato che semplici esercizi al computer migliorano la memoria e le capacità di concentrazione di bambini con deficit d’attenzione e iperattività. E per chi è dislessico studiare al computer è spesso di grande aiuto. Il pc, dicono però gli esperti, è certo una risorsa importante, ma non una ricetta sempre valida: per ogni allievo va individuato ciò che può veramente aiutarlo.
Bambini iperattivi, basta ideologia. La terapia c’è
18/02/2011 Avvenire – Ed. nazionale Pag. 16
In Italia sarebbero 300mila, ma solo 2mila sono regolarmente seguiti Adesso gli esperti lanciano l’allarme: «Questi piccoli vanno sempre curati»
Alessia Guerrieri

C’ è una linea sottile che segna il confine tra l’esuberanza dei più piccoli e una patologia, rara e tuttavia curabile al meglio se riconosciuta nei primi anni di vita. Sotto-diagnosticato, spesso minimizzato e declassato a vivacità infantile, il disturbo da iperattività e deficit di attenzione (Adhd) è conclamato in realtà solo nell’1% dei bambini italiani, circa 4mila, ma altri 300mila potrebbero esserne affetti, 90mila in forma acuta.

Ma un Adhd trascurato nell’infanzia in molti casi sfocia in età adulta in tossicodipendenza, alcolismo, disturbo bipolare e disadattamento sociale. Eppure una diagnosi precoce, sostengono gli esperti della Società italiana di psicopatologia riuniti in questi giorni a Roma, ridurrebbe di molto il “cono” della co-morbosità, consentendo una vita serena da piccoli ed un’esistenza forse senza patologie psichiatriche da grandi.

Ancora troppi bimbi in Italia, infatti, non hanno diritto ad un percorso terapeutico, un gap con le altre realtà europee che si allarga sempre più. L’Adhd genera problemi di attenzione e comportamento impulsivo, difficoltà di concentrazione in età scolare ma, se è vero che con il passare degli anni la patologia persiste in forma acuta solo nel 50% dei casi, la possibilità di veder complicato in età adulta il quadro clinico è frequentissima (75%).

In 6 casi su dieci si aggiunge difatti depressione, in 4 su dieci disturbi dell’umore, nel 70% dei pazienti problemi di socialità e nel 30% l’abuso di alcol e droghe. Per evitare ciò si dovrebbe però intervenire nell’infanzia, visto che anche le terapie farmacologiche, poco utilizzate tuttavia nel nostro Paese che privilegia i percorsi psicoterapici, danno buoni risultati solo sui bambini.

«Esiste un problema culturale – spiega Gabriele Masi dell’istituto Stella Maris di Pisa – che impedisce ai clinici di collocare correttamente l’Adhd all’interno dei disturbi emotivi dell’età evolutiva e una tendenza dei genitori a tenere il problema tra le mura di casa».

Scuola e famiglia, comunque, sembrano essere gli alleati più importanti per curala. Se a casa l’iperattività dei bimbi Adhd complica le relazioni interne ed esterne della famiglia, a scuola l’incapacità di concentrazione e la difficoltà di stare seduti per molto tempo rendono ancor più complesso il lavoro degli insegnanti. «I bambini Adhd si comportano in modo più aggressivo dei loro coetanei aggiunge Claudio Mencacci del Fatebenefratelli di Milano – e non riescono a rispettare le regole di comportamento. Le loro sofferenze e l’emarginazione sociale che subiscono si riflettono inevitabilmente sulle famiglie». Ad oggi solo 2mila baby pazienti però sono seguiti nei 110 centri attrezzati lungo lo Stivale, terapie farmacologiche e psicoterapia. Alla cura del paziente si affianca sempre un percorso per la famiglia, il parent training, l’accompagnamento per i genitori che, negli incontri di gruppo, possono confrontarsi sul modo di affrontare la patologia.

E state un po’ fermi
DALLA PARTE DEI LETTORI DA FAMIGLIA A FAMIGLIA
17/02/2011 Famiglia Cristiana – N.8 – 20 febbraio 2011 Pag. 106
Avere un figlio che non sta mai fermo, non si concentra, non rispetta ìe regole, quando gli parli sembra non ascoltarti, si muove continuamente e fa quello che gli pare, non è facile. Non ha amici, è solo lui ed è sola la famiglia che non sa cosa fare

Quelli descritti non sono bambini semI I plicemente vivaci o maleducati, si tratta di bambini affetti da un disturbo di origine neurobiologica (l’Adhd), caratterizzato da marcato livello di disattenzione e da comportamenti iperattivi e impulsivi.

I bambini che ne sono affetti (all’inarca l’I,5 per cento tra quelli in età scolare) non riescono a controllare le loro reazioni verso l’ambiente che li circonda e questo spesso ne compromette la vita di relazione.

Anche a scuola si alzano continuamente dal loro posto, non riescono a svolgere i compiti, cambiano banco, classe e talvolta anche istituto, perché non riescono a essere gestiti dal personale docente. Il profitto è scarso, non per mancanza di potenzialità (che possono essere normali o addirittura superiori alla media), ma per l’incapacità di concentrazione.

In Italia il corretto approccio al problema e, quindi, il percorso diagnostico e terapeutico, sono garantiti dal Registro nazionale Adhd, ma, nei fatti, la capillarità dei centri con staff di medici esperti non è adeguata, scarseggiano i terapisti in grado di fare la presa in carico richiesta, le famiglie sono costrette a fare chilometri e chilometri per avere una diagnosi e spesso anche una terapia, considerato che il trattamento di un bambino con Adhd deve essere accuratamente personalizzato e deve intervenire su tre fronti: bambino, genitori (parent training), insegnanti (teacher training).

Ora un progetto, il “Parents for parents”, si propone di creare una rete di solidarietà tra genitori basata sulla convinzione che anche una circostanza difficile da accettare e gestire, come avere un figlio “problematico”, possa trasformarsi in un avvenimento positivo da cui imparare a condividere le esperienze e a mettersi a disposizione degli altri per dare e ricevere sostegno umano oltre a informazioni, a suffragare dubbi e a fornire risposte concrete.

Risposta del Dott. Michele Margheriti (presidente AIDAI), all’articoloQUELLE ETICHETTE PER COPRIRE LE MAGAGNE
di Roberto Grandis – Corriere dell’Umbria

Hanno persino inventato i bambini iperattivi.
Corriere dell’Umbria, 24 gennaio 2011

Egregio Direttore,
mi sono molto stupito nel leggere il contributo di Roberto Grandis dal titolo “Quelle etichette inefficaci per coprire le magagne” (!), ospitato nella rubrica Opinioni del Corriere del 24 u.s.
Stupito in realtà non descrive adeguatamente il mio stato d’animo. Forse sarebbe meglio dire rattristato e amareggiato.

Innanzi tutto la mia amarezza riguarda proprio il Suo giornale, che ho sempre considerato corretto e misurato, attento a verificare le affermazioni e le prese di posizioni prima di pubblicarle. Dall’articolo trasuda un qualunquismo ed una superficialità fuori dal comune. E sì che nel mio ruolo di Presidente dell’AIDAI mi è toccato leggere nel corso del tempo tante amenità, inesattezze e falsità intorno alle problematiche dei bambini che presentano questo tipo di disturbo (a proposito, si chiama Deficit da Disturbo di Attenzione e Iperattività). Un giornale come il Suo viene letto da genitori, insegnanti, operatori nel campo sanitario e dovrebbe fornire informazioni corrette e attendibili e questo non è proprio il caso dell’articolo di cui stiamo parlando.
La mia tristezza, la mia amarezza riguardano anche Roberto Grandis, il collega Grandis. Il fatto che sia un collega suona decisamente come un’aggravante, perché l’articolo non sembra proprio scritto da un esperto di questa materia. Infatti vengono confusi all’interno di uno stesso calderone bambini “iperattivi, “dislessici”, con “incapacità di coordinazione o di strutturazione spazio-temporale” (?), come se si trattasse di un’unica cosa, indefinita, indeterminata, frutto di una sorta di congiura “plutodemogiudaica”, per citare i tempi andati. Le cose non stanno così e le cose non si trattano, specialmente su un giornale, se non si conoscono.
Il Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività, come pure la Dislessia, esistono, sono stati descritti da moltissimi anni ed hanno prodotto una mole di studi ponderosissima, forse tra le più estese nel campo della clinica neuropsicologica dell’età evolutiva. E questi problemi esistevano anche “quando i ragazzi correvano sui prati, scavalcavano fossati, si sbucciavano le ginocchia”. ecc., ecc. Ho conosciuto nonni dislessici o con disturbi di attenzione fin dai tempi che andavano a scuola, tutti con le ginocchia sbucciate (le prime descrizioni dell’Iperattività sono apparse su Lancet nel 1902, riguardo alla Dislessia se ne sa qualcosa dal 1896).
Ma voglio fare uno sforzo, voglio cercare un’intenzione nobile nello scritto di Grandis. E’ un grande sforzo, ma forse questa intenzione esiste: forse Grandis ci vuole dire che oggi si sta esagerando a ricorrere ad “etichette” patologizzanti di fronte ad ogni piccolo problema di un bambino. In altre parole forse vuole dirci di stare attenti a non confondere un bambino un po’ vivace con un bambino con ADHD (questa è la sigla che si dà a questo Deficit), oppure un bambino che ancora non riesce a scrivere bene con un bambino dislessico. Questo è un pensiero importante, condivisibile, sul quale si può discutere e sarebbe il caso di farlo. Ma argomentare nel modo in cui fa Grandis è terrificante: sarebbe come dire che siccome oggi si fanno molte più diagnosi di Autismo, l’Autismo non esiste, oppure siccome ci sono molte più allergie nei bambini che non nel passato (quando si scavalcavano quei benedetti fossati e le ginocchia erano una poltiglia sanguinolenta), allora le allergie non esistono, sono una invenzione. Come si può ragionare in questo modo?
La mia speranza, caro Direttore, è che in seguito alla pubblicazione dell’articolo in questione, riceverà così tante lettere di protesta e di chiarimento, che sarà “costretto” ad aprire un dibattito serio su questi argomenti, così da riparare a questa inappropriata e avventata sortita. Se vorrà io sarò a Sua disposizione per dare il mio piccolo contributo.
Cordiali saluti.
Michele Margheriti
psicologo e psicoterapeuta
Presidente dell’Associazione Italiana Disturbi di Attenzione/Iperattività
Perugia www.aidaiassociazione.com
aidai [at] libero.it
Il Dott. Michele Margheriti è psicologo e psicoterapeuta, presidente dell’Associazione Italiana Disturbi di Attenzione/Iperattività

QUELLE ETICHETTE PER COPRIRE LE MAGAGNE
di Roberto Grandis – Corriere dell’Umbria

Hanno persino inventato i bambini iperattivi.
Corriere dell’Umbria, 24 gennaio 2011
Nel tentativo di negare gli effetti devastanti di una dilagante cultura diseducativa, si etichettano comportamenti che, in molti casi, denotano solamente difetti e turbe della relazione pedagogica. Così sono oggi alla ribalta gli iperattivi come pure i portatori di altre difficoltà di apprendimento scolastico, tutti bene catalogati da certi approcci che medicalizzano il problema e lo addossano al solo bambino o, al massimo, a una incapacità della scuola. Il vero “mea culpa” è distante dagli effettivi responsabili e, come sempre, è più facile assegnare ad altri la colpa che non assumersela. Se poi tutti quelle situazioni di disagio hanno una crescita esponenziale, se la nostra sta diventando una società più da recupero che non di “normalità”, è cosa di cui non preoccuparsi. I guasti di una educazione “lascia fare”, incapace di segnare limiti invalicabili, iper-permissiva, assente, anaffettiva, delegata alla televisione e alla play station, sono stati più volte indicati da cassandre sfigate e ritenute inattendibili.
Così schiere di “esperti” si sono lanciate alla ricerca di segnali idonei ad attribuire la patente di iperattivo o dislessico, indicandoli poi a spaventatissimi insegnanti che, alle prese con una scuola impotente, sempre più sguarnita e impegnata in un’azione di marketing per garantirne la sopravvivenza (“da noi è più bello, più facile, meno faticoso”), rimangono ancor più frastornati. I veri “perché” restano fuori, lontani. Cattiva tonicità, incapacità di coordinazione o di strutturazione spazio-temporale non esistevano in questa misura quando i ragazzi correvano sui prati, scavalcavano fossati, si sbucciavano le ginocchia, apprendevano a gestire la frustrazione, sviluppando anticorpi alle contrarietà. Il bombardamento acustico, l’assenza di pause per “annoiarsi gioiosamente”, il plaining giornaliero zeppo di impegni, l’annullamento del tempo del desiderio, fanno il resto. E’ facile prevedere un salto di qualità nel prossimo futuro. Occorreranno più psichiatri infantili che, inesorabilmente, spianteranno quei pochi nostalgici dell’educazione che ancora qua e là tentano di arginare un andazzo pressoché incontenibile. Ho più volte auspicato, in passato, l’istituzione di un “education-day” che desse una scossa a tutto ciò. Al di là delle solite, scontate dichiarazioni, interessa ben pochi. E’ più gradito forgiare devoti fedeli per le adunate di varia natura che non prendere strade difficili e forse impopolari. La strategia del servo sciocco e credulone è tornata prepotentemente alla ribalta, tonificata da una caduta culturale senza precedenti.
“Questo bimbo è iperattivo, questo è dislessico. Ecco i test da fare. Avanti un altro”

Ndr: e al dott. Margheriti vanno i nostri ringraziamenti per le sue parole e la nostra stima per il suo operato

-articoli negativi:

Menù ristretto aiuta bambini iperattivi
Pediatria: lo studio, menù ‘ristretto’ aiuta bimbi iperattivi
Roma, 4 feb. (Adnkronos Salute) –
Una dieta speciale, ‘a caccia’ dei cibi che possono aggravare i sintomi di Adhd (Iperattività e deficit di attenzione). Stando a un gruppo di ricercatori olandesi, infatti, restringere il range di alcuni alimenti puo’ migliorare significativamente il comportamento di questi piccoli. Secondo lo studio, pubblicato su ‘Lancet’, la dieta ‘ridotta’ funziona, anzi dovrebbe arrivare prima del ricorso ai farmaci prescritti sovente a questi bimbi iperattivi.

Ma come funziona il sistema sperimentato dagli scienziati? I cibi sospetti vengono eliminati dalla dieta del bambino, per poi essere lentamente reintrodotti e permettere così di capire quali possono acutizzare i problemi di comportamento. La ricerca, condotta su bimbi di 4-8 anni con Adhd, ha diviso il gruppo a metà: alcuni piccoli hanno seguito una dieta ‘eliminatoria’ in cui potevano mangiare, in partenza, solo pochi piatti: riso, carne, verdure, acqua e pere. Nel tempo sono stati reintrodotti vari alimenti, inclusi grano, uova, noccioline, latte, soia e pesce. Il gruppo di controllo, invece, ha seguito una dieta salutare ‘generica’. Ebbene, il team ha registrato “miglioramenti significativi” nei bimbi sotto dieta ristretta. Secondo Jan Buitelaar, del Radboud University Nijmegen Medical Center, “l’intervento dietetico dovrebbe essere preso in considerazione in tutti i bimbi con Adhd”, ma solo sotto supervisione medica e per non più di cinque settimane alla volta.
04/02/2011 ADN Kronos Sito Web
Commento del Dott .Eric WW.Dickhaus, medico e ricercatore della Fondazione Attento:
“Si tratta di uno studio limitato a determinare se la tecnica di eliminazione sia quella migliore per studiare gli effetti della dieta sulla sintomologia dell’ADHD. Il processo, fuori dal laboratorio, è molto oneroso e difficile, e i risultati sono stati osservati per un tempo troppo breve per poter trarre conclusioni. Non sembra particolarmente innovativo, e certamente per niente pratico
!
Ndr: periodicamente ritornano queste notizie, a partire dai primi anni 80 (nei vari paesi Europei), che altrettanto periodicamente vengono poi smentite….. aspetteremo …
.

– articoli di interesse vario:

Dislessia, non è questo il vero problema
11/02/2011 Corriere dell’Alto Adige – Alto adige Pag. 8
Il caso di Toni Visentini
Credo di poter parlare a nome dei tanti genitori di bambini e ragazzi dislessici/dsa, ma anche dei molti insegnanti già sensibili al tema, nel ribadire ancora una volta che il problema non sono i nostri figli dislessici e non è la dislessia.

Il problema è piuttosto l’incapacità di capire cosa essa sia, come si debba serenamente affrontare, senza pregiudizi, all’interno di un sistema didattico finalmente flessibile alle differenze. nostri figli non sono malati, stupidi, pigri, svogliati. Sono invece ragazzi intelligenti, capaci e creativi che hanno semplicemente modalità di apprendimento diverse da quelle rigidamente standardizzate. Hanno pertanto bisogno di metodologie didattiche flessibili, nonché di strumenti consoni alle loro peculiarità.

Essere dislessici non è una vergogna, come non lo è essere mancini, daltonici albini. Ben lungi dall’essere un handicap o, peggio ancora, un’etichetta infamante, la dislessia è semplicemente una caratteristica individuale.

Il problema nasce infatti solo nel momento in cui questi ragazzi, spigliati e arguti, vengono a contatto con un sistema scolastico che non ne riconosce la legittimità, che ne mette in dubbio la veridicità, che rifiuta di dare loro ciò di cui hanno bisogno. In sintesi che non rispetta la loro identità personale. In tale contesto, ai nostri figli non rimane che soccombere, innanzi tutto psicologicamente, tanto più velocemente quanto meno possono contare su una famiglia capace di tutelarne caparbiamente i diritti.

Diversamente, invece, possono sviluppare tutte le loro capacità, acquisire l’autostima necessaria per raggiungere il successo formativo e costruirsi il bagaglio culturale fondamentale per realizzarsi nella vita. Basta poco, in fin dei conti: solo un pizzico di sensibilità e di rispetto. Conosco personalmente ragazzi dislessici eccezionali, che si sono laureati, che hanno scritto libri, che hanno lanciato attività imprenditoriali, che hanno mille stupendi progetti in testa. Purtroppo vedo anche tanti loro compagni più sfortunati, vittime sacrificali di una cultura prevaricante e irrispettosa delle differenze.
È vero, oggi possiamo finalmente contare su una legge che tutela i diritti degli studenti dislessici, approvata alcuni mesi or sono all’unanimità, ma sappiamo anche che si tratta di un cambiamento culturale il cui decorso non sarà così immediato e scontato.

Giocano «contro» i pregiudizi e l’abituale resistenza al cambiamento, ben supportati dall’altisonante campagna negazionista che trova spesso breccia sui media proprio per i suoi toni allarmistici (scuole come ospedali, malati anziché somari, scuole in declino, eccetera). Mascherati da una patina di buonismo egualitario, questi interventi ricalcano la feroce crociata anti-psichiatrica (e anti Adhd e Dsa) sbarcata dagli Usa assieme a una ben nota setta pseudoreligiosa.

Ora il Comitato tecnico-scientifico è al lavoro per definire i decreti attuativi della legge sulla dislessia. Ecco, come in ogni momento delicato dell’iter legislativo, far capolino nuovi attacchi. Non credo certo che gli autorevoli componenti del Comitato si lascino condizionare da argomenti poco qualificati. In ogni caso, si sappia, noi genitori di ragazzi dislessici, sostenuti dai numerosi insegnanti e tecnici che hanno a cuore il loro futuro, sorridiamo ormai nel leggere le solite accozzaglie di banalità e procediamo instancabili nel portare avanti con determinazione questa battaglia di civiltà.

Per i nostri figli e per quelli che verranno.
Per una cultura della diversità, di cui l’Italia ha così tanto bisogno.
La lettera a sostegno della nostra battaglia può essere firmata in internet su http://www. facebook. com/topic.Php?topic=20909&post=167398&uid=456803020023&ref=mf#post167398
Laura Ceccon e numerosi altri genitori e insegnanti
Risposta:
Gentile signora Ceccon, la sua lettera e le sue affermazioni sono tutte da condividere e sottoscrivere. Come lei stessa dice, in questo campo abbiamo nel complesso un sistema scolastico preparato a riconoscere il problema, ad affrontarlo e risolverlo. L’atteggiamento di fondo, insomma, è positivo. L’importante è che siano disponibili la necessaria preparazione scientifica e strutture adeguate.

Psichiatria Infantile, Assistenza inadeguata
22/02/2011 Il Sole 24 Ore Sanita’ – N.7 – 22 febbraio 2011 Pag. 20
L’OFFERTA TERAPEUTICA SUL TERRITORIO Psichiatria infantile, assistenza inadeguata
Troppi pregiudizi sull’uso dei farmaci
L’Oms ha documentato che in una percentuale variabile tra il 7 e il 10% tutti i bambini e adolescenti sono esposti al rischio di una malattia psichiatrica; è solo per pregiudizio o semplicemente per ignoranza, quindi, se la malattia mentale è ritenuta esclusiva dell’età adulta. Le cronache, del resto, ci sommergono di notizie sul disagio giovanile, spesso nelle sue forme più estreme come il suicidio o l’abuso di sostanze tossiche.

La depressione, l’ansia, l’anoressia e la bulimia, i disturbi della condotta, le psicosi a insorgenza anche precocissima sono patologie molto frequenti il cui esordio può essere improvviso quanto imprevisto. Alcune condizioni di sofferenza psichica nei ragazzi possono poi produrre quadri talmente pronunciati sul piano comportamentale da far considerare il ricorso urgente al ricovero.

In alcuni casi, infatti, la condizione clinica presentata dal bambino o dall’adolescente può necessitare di un intervento medico specialistico sia per la definizione diagnostica e dei trattamenti, sia per il subentrare di condizioni di massima gravità e di emergenza non altrimenti gestibili.

In questi casi il ricovero rappresenta un fattore di cura e di protezione del minore indispensabile rispetto a un rischio attuale o evolutivo per la sua salute.

Negli ultimi anni il fenomeno ha assunto dimensioni sempre più rilevanti: i dati Istat 2006 parlano infatti di un notevole aumento a livello nazionale del numero di ricoveri di minori per disturbi psichiatrici dal 1999 al 2003. Inoltre, nella sola Regione Lazio nel 2005 il totale degli accessi al pronto soccorso di minori con diagnosi psichiatrica è stato di circa 2.500 casi. Va peraltro sottolineata la ormai cronica carenza di strutture sanitarie nel nostro Paese dedicate alla cura di disturbi psichiatrici in età evolutiva e la conseguente assenza di risposte assistenziali adeguate.

Basti pensare che in tutta Italia il numero dei posti letto dedicati alla Psichiatria infantile è pari a 79 e, di questi, 12 sono nel Lazio (di cui 6 all’Ospedale Bambino Gesù), mentre ci sono intere Regioni completamente sprovviste.
La conseguenza più frequente a questo stato di cose è che il minore con disturbo psichiatrico acuto trova ricovero in strutture non specialistiche, dalla Pediatria ai servizi psichiatrici per adulti, con cure inadeguate e spesso traumatiche. Ma se quindi la malattia psichiatrica esiste anche in età evolutiva, come curarla?

Due i presidi principali: la psicoterapia e i farmaci.
Di fronte a questa verità occorre però superare il pregiudizio di psicoterapia = buono, farmaco = cattivo. È, infatti, persino troppo evidente che questi strumenti non hanno una loro natura di per sé, ma è piuttosto l’uso che ne facciamo a renderli utili, inutili o, addirittura, dannosi. Per quanto poco credibile, perché viola un pregiudizio molto diffuso, anche la psicoterapia può essere inutile o addirittura dannosa. Di certo è sempre molto costosa e quindi riservata a pochi non esistendo, di fatto, centri sul territorio nazionale capaci di erogare psicoterapia in modo gratuito e continuativo.

Allo stesso tempo l’uso dei farmaci può essere di grande aiuto, talvolta assolutamente risolutivo, rapido e di basso costo. Un altro stereotipo è che i bambini italiani siano grandi consumatori di psicofarmaci. In realtà il consumo di farmaci attivi sul sistema nervoso centrale è, nel nostro Paese, in riduzione progressiva.

Un esempio è rappresentato dal Disturbo di attenzione e iperattività, meglio noto con l’acronimo inglese di Adhd: i bambini e gli adolescenti in trattamento con farmaci per la cura dell’Adhd sono circa 2.000 in tutta Italia (dati Iss) a fronte di un bisogno, calcolato sulla base di dati epidemiologici, di almeno 50.000 casi. In altre parole, l’allarme lanciato da molte associazioni e che sembra essere raccolto persino da alcune proposte di legge in discussione in Parlamento, riguarda una esigua minoranza di bambini, tutti costantemente monitorati, giunti al trattamento farmacologico seguendo un iter codificato e controllato direttamente dall’Iss mediante un apposito Registro nazionale.

La malattia psichiatrica del bambino pone una grande sfida ai medici, ai genitori e a chi ha responsabilità di salute pubblica: per vincerla occorre una forte alleanza tra tutte queste componenti. Anche superando stereotipi consolidati quando non basati su fondamenti scientifici, si potrà consentire un miglioramento del livello delle cure e una vita migliore dei bambini e delle loro famiglie. L’alternativa è il deserto del silenzio, del fai da te e dello stigma.

Stefano Vicari
Direttore Unità Neuropsichiatria infantile, Dipartimento di Neuroscienze Irccs Ospedale pediatrico Bambino Gesú