========= AIFAnewsletter n. 163 anno VII del 16/02/2009 ===============
Notiziario sul Deficit d’Attenzione con Iperattività, disturbi e problematiche ad esso correlati, diffuso dall’Associazione Italiana Famiglie ADHD Onlus.
In questo numero:
1. CERIMONIA DI ASSEGNAZONE PREMIO FRANCO GALLUCCI x “La miglior Tesi di Laurea”
20 Febbraio 2009
Cerimonia
ASSEGNAZIONE PREMI
BANDO DI CONCORSO
Promosso dall’Istituto Banco di Napoli – Fondazione e
dall’Associazione Italiana Famiglie ADHD onlus
Con l’alto patrocinio dell’Istituto Superiore di Sanità
L’Associazione Italiana Famiglie ADHD Onlus, in collaborazione con l’Istituto Banco di Napoli – Fondazione, sponsor dell’iniziativa, consegna i premi per la migliore tesi di laurea sul Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività (DDAI).
L’iniziativa è dedicata alla memoria del dottor Franco Gallucci scomparso nel 2000, pioniere in questo campo, che è riuscito con competenza e amore a portare la speranza di una qualità di vita migliore in molte famiglie.
I premi erogati saranno tre: uno per una tesi in Medicina, uno in Scienze dell’Educazione e uno in Psicologia, ciascuno comprendente un contributo in denaro di 1.500 euro.
I premi verrano assegnati il giorno 20 Febbario 2009, presso la sede della Fondazione Banco Napoli sita Via dei Tribunali 213, Napoli
I premi sono stati assegnati dalla commissione giudicatrice composta da esperti nominati dal Consiglio Direttivo dell’Associazione Aifa Onlus per la loro grande competenza in materia e da un membro dell’associazione AIFA:
Prof. Gabriele Masi per la tesi in Medicina,Dirigente medico di 1° livello Direzione Universitaria di Psichiatria Infantile | IRCCS Fondazione Stella Maris Istituto Scientifico per la Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza | |
Dr.ssa Erica Menotti per la tesi in Psicologia,
Psicologa e Psicoterapeuta Presidente dell’AIDAI Lazio |
L’Aidai è l’Associazione Italiana Disturbi di Attenzione e Iperattività Onlus | |
Prof. Domenico Nardella per la tesi in Pedagogia Clinica Pedagogista Clinico, Membro dell’Anpec. | l’Anpec: Associazione Nazionale Pedagogisti Clinici
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L’Istituto Banco di Napoli è una Fondazione la cui origine è strettamente correlata alla storia dell’omonimo Banco.
L’Istituto persegue fini di interesse sociale e di promozione dello sviluppo economico e culturale nelle regioni meridionali; può operare anche nelle restanti regioni d’Italia e, per straordinarie esigenze, all’estero. In particolare, nel rispetto della propria tradizione svolge attività nei settori della ricerca scientifica; della istruzione e formazione nelle discipline umanistiche ed economiche; della sanità per il potenziamento di attrezzature; della tutela e valorizzazione del patrimonio e delle attività artistiche, archeologiche, museologiche ed ambientali.
L’Istituto persegue altresì fini assistenziali, di beneficenza e di sostegno ad attività di volontariato e ad iniziative socialmente utili.
L’AIFA onlus un’associazione di genitori
L’AIFA onlus (Associazione Italiana Famiglie ADHD) è un’Associazione di genitori senza scopo di lucro che nasce come gruppo di auto/mutuo-aiuto nell’opera di sostegno alle famiglie con figli affetti dal Disturbo da Deficit d’Attenzione/Iperattività attraverso una rete di genitori referenti disponibili all’ascolto e all’aiuto di altri genitori in difficoltà a causa del disturbo. congiuntamente ad un’intensa opera di diffusione e promozione delle conoscenze scientifiche attraverso il sito www.aifa.it
Dott. Massimo Micco Vicepresidente – Referente Campania Aifa Onlus Moderatore
Efficacia della terapia multimodale per l’ADHD e presentazione Tesi Vincitrice in Psicologia ADHD: Cosa pensano gli educatori 16.20 Coffee Break 16.40 Prof. Dott. Domenico Nardella Approccio globale al disturbo ADHD e presentazione Tesi Vincitrice in Pedagogia 17.10 Dott.ssa Marianna Belotti Approccio globale al disturbo da deficit di attenzione e iperattività nel bambino di oggi
17.20 Dott.ssa Sara Pezzica Psicologa e Psicoterapeuta. Presidente dell’AIDAI Toscana. Ricordo del Dr. Franco Gallucci 17.30 Dott. Carlo Gallucci Giornalista, Editore. Ricordo del Dr. Franco Gallucci
17.40 Prof. Dr. Antonio Pascotto Ordinario di neuropsichiatria infantile 2° policlinico Napoli. ADHD: La Situazione Campana: i Centri di diagnosi e cura 18.00 Dott.sa Caterina Musella ADHD: La Situazione Campana: realtà e prospettive Il ruolo del Pediatra |
Ricordo di Franco Gallucci
di Silvia Juliani referente AIFA onlus
Abbiamo avuto la fortuna, mio marito ed io, di conoscere Franco Gallucci nel febbraio del 2000, e la sfortuna di godere solo poche volte della sua presenza, volte che si contano sulle dita di una mano.
Il suo nome me lo indicò al telefono un’amica pedagogista clinica nel mese di gennaio ed ebbi subito la sensazione che a quel nome era legata la possibilità di trovare una soluzione per nostro figlio. Mi ero imbattuta per caso nei primi giorni dell’anno in una libreria di Regensburg in alcuni manuali che trattavano della sindrome da deficit di attenzione e, contro il parere di tutti gli psicologi, neurologi, pedagogisti che ci seguivano invano da anni, cominciai a credere di aver imboccato la strada giusta. L’incontro col Dott. Gallucci fu decisivo.
Quando si cerca un medico a casa occorre fare un respiro profondo prima di parlare perché si teme sempre di disturbare. Quando quella mattina feci il numero privato di Franco Gallucci, non mi immaginavo di trovare una persona che cogliesse così rapidamente il nostro problema e che senza vuoti formalismi mi desse al più presto un appuntamento. Mi disse subito che la patologia di mio figlio era complessa perché c’era già l’assunzione di farmaci antiepilettici da anni e che lui aveva un “approccio anglosassone” che – mi chiarì – dava molta importanza alla fase diagnostica. Mi disse che aveva appuntamenti con molte famiglie che venivano dal Sud, ma quando gli dissi che stavamo per iniziare un trattamento di tipo psicoanalitico classico, mi invitò ad andare a trovarlo al Salviatino il lunedì successivo. Ricordo dei particolari: un paio di scarponcelli di camoscio marrone, molto belli, che mi riportarono alla mente quelli che portavamo a diciotto anni, una camicia azzurra. Un aspetto molto piacevole. Mio marito ed io ci sentimmo subito a nostro agio. Avvertimmo un’insolita affinità, ci chiese della nostra attività di germanisti, parlammo un po’ della cultura tedesca e di quel suo amore per Leni Riefensthal. Era alla disperata ricerca di uno dei suoi film e noi possedevamo una videocassetta a casa. Fummo molto contenti di fargliela avere e lui una seconda volta, ringraziandoci, ci disse che se dopo un mese non avessimo sentito nulla, dovevamo sentirci legittimati a richiedergliela. Ma in seguito fui contenta che si trovasse lì, in quegli scaffali, accanto a quegli strani pacchetti regalo, in cui ci immaginammo una volta, ridendo insieme a lui, che ci fosse tutto Ritalin per i suoi pazienti.
Quella prima volta capii che finalmente avevo trovato qualcuno che parlava la mia stessa lingua, bevvi ciascuna delle sue parole a proposito dei bambini con ADHD e mi colpì molto l’acutezza di certe considerazioni a proposito dell’impostazione psicanalitica classica, la satira lucida e sferzante nei confronti di ambienti scientificamente arretrati e della chiusura mostrata da tanti colleghi. Mi piacque molto quel modo schietto di parlare, ironico e accorato al tempo stesso. Rimanemmo due ore nella stanzina inadeguata della ASL del Salviatino, quasi sconcertati da quella totale disponibilità, quel modo di pensare ad alta voce, cercando insieme una strada da percorrere. Ci vennero in mente le sedute con noti psicanalisti, lo sguardo fisso all’orologio che conta quei 45 minuti che ti devono bastare a rovistare un mondo, ogni minuto scatta il tassametro. Mi piaceva molto anche la sua voce e quel modo di riuscire a sorridere anche delle situazioni più complicate o inadeguate. Lontano da quella distanza gelida mantenuta di solito dai medici, lontano da quell’asetticità formale che non ha niente di umano e che cela dietro chissà quante passioni. Riusciva a scherzare sul cognome pomposo di un collega o su certe caratteristiche di nostro figlio, come il canto ossessivo che lui chiamava “filodiffusione”.
Al convegno di marzo lo vidi molto teso, e anche molto raffinato con quel completo principe di Galles sul marrone. Bastava l’incontro col suo sguardo per trovare complicità, affetto, solidarietà, tutti insieme con questi genitori su una barca a sfidare i flutti di un mare ostile.
Un paio di settimane prima della sua scomparsa trovai nella posta elettronica un suo breve messaggio in cui ci trasmetteva i dati per la ricerca di un articolo che riguardava gli esiti confortanti di uno studio su l’uso del metilfenidato nei casi di piccolo male.
Il messaggio si concludeva con un “Buona fortuna!”, in cui in seguito avvertii l’eco di un commiato. Lo incontrai l’ultima volta a casa sua, dove seduti di fronte nelle poltrone di pelle, mi dettò la posologia del farmaco. Avrei avuto un sacco di domande da fargli, ma mi resi conto questa volta che poteva dedicarmi solo poco tempo. Aveva una sciarpa al collo, mi salutò con un sorriso e io gli augurai di riprendersi velocemente. Era la fine di aprile. I primi di maggio ci fu comunicata la sua morte.